The Sinner: recensione della serie tv con Jessica Biel

Trasmessa per la prima volta in America il 2 agosto 2017, The Sinner è ora (ri)proposta anche in Italia. La serie, prodotta e interpretata da Jassica Biel, è un'analisi profonda e appassionante della psiche umana e dei meccanismi che la portano alla violenza. Qui la recensione.

The Sinner, il crime drama prodotto e interpretato da Jessica Biel arriva in Italia, per la prima volta in chiaro su un canale Tv. Apprezzato da critica e pubblico (con un indice di gradimento del 94 per cento su Rotten Tomatoes), questo prodotto andato in onda su USA Network nell’agosto 2017 e tratto dal romanzo di Petra Hammesfahr è un ottimo esempio di come si confeziona un racconto di indagine poliziesca, puntando sull’analisi psichiatrica dell’assassino (o assassina, in questo caso), in maniera empatica e libera dal giudizio. La mano europea (l’autrice del romanzo da cui è tratta la serie è tedesca) è percepibile proprio da questo approccio analitico e apologetico del delitto, lontano dal ritratto del mostro sbattuto in prima pagina di molta narrativa di genere, approccio che permette allo spettatore, ormai svezzato a pane e crime show, di entrare in profondità, dritto al cuore e alla mente della protagonista.

The Sinner: la sottile linea tra normalità e follia

the sinner cinematographe

Dorchester, Stato di New York. Una famiglia come tante trascorre le sue giornate nella più usuale delle routine. Cora Lacey (Jessica Biel) si divide tra il lavoro nella ditta di famiglia del marito Mason Tannetti (Christopher Abbott) e la cura del figlio Laine. Salvo una certa rivalità con la la suocera Lorna (Patti D’Arbanville), tutto sembra procedere serenamente verso un tranquillo sabato al mare, durante il quale Cora – presa da un raptus improvviso – accoltella un ragazzo seduto sulla sabbia, poco lontano da lei e dalla sua famiglia. Intrigato dall’atipicità del caso, il detective Harry Ambrose (Bill Pullman) decide di approfondire il vissuto di Cora, arrivando a dissotterrare verità del tutto inaspettate.

Nel corso degli otto episodi, lo spettatore sarà guidato in un viaggio avvincente nei meandri della psiche di una persona fortemente traumatizzata e osserverà come la violenza e la repressione degli istinti possano provocare un irreparabile punto di rottura. Si risalirà alla causa che giace dietro un gesto apparentemente inspiegabile, rendendo sempre più sottile il muro di separazione tra la gente normale e i pazzi omicidi.

Ho dimostrato la mia tesi. Ho dimostrato che non c’è differenza tra me e chiunque altro! Basta una giornata storta per trasformare il migliore degli uomini in un folle.  (Joker – Batman: The Killing Joke, Alan Moore 1988)

Nella determinazione del detective Ambrose, che travalica il proprio ruolo pur di risalire alla reale ricostruzione delle cause dell’omicidio, è sottolineato proprio questo gioco di specchi tra carnefice e giustizieri. Da una parte all’altra del banco degli imputati, ci si ritrova ad affrontare quella gabbia simbolica con cui la società – così spietata, a volte –  circonda ogni individuo: per questo la compassione, che sopravvive nell’outsider Ambrose, è l’unico elemento in cui la protagonista può sperare per la sua riabilitazione. Dove tutto è normalizzato, dalla legge, dalla famiglia e dalla religione, chi devia dal percorso è immediatamente emarginato, il suo corpo umiliato, il suo spirito bollato come peccatore. Così, Cora Tannetti, una donna minuta e ingenua, mostra a tutti come un raptus omicida sia un estremo gesto di affermazione di sé e quanto possano essere devastanti gli effetti di una società castrante e repressiva.

The Sinner: l’istinto e il peccato

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La patina di perfezione che copre la vita della famiglia Tannetti, giovane, bella e apparentemente serena, è in realtà una coltre spessa sotto la quale la protagonista si rifugia per nascondere un passato segnato dalla violenza. Diventa presto chiaro – ed è anche annunciato nel titolo – che il tema centrale della tragica storia di Cora Tannetti è il concetto di peccato: la rigida educazione cattolica impartita al personaggio e a sua sorella Phoebe (Nadia Alexander) è descritta come la prima e più importante forma di abuso che la donna ha subito nel corso della sua vita, e una delle cause primigenie dell’improvviso scatto omicida che apre la serie. Interessante constatare come la protagonista Jessica Biel abbia mosso i primi passi nella recitazione circa vent’anni fa nello show più bigotto e perbenista di tutta la storia della tv, Settimo Cielo e che in questo interpreti proprio la figlia del reverendo Camden, educata con un rigido senso della morale e nel timor di Dio. Al di là della coincidenza di tema e attrice, The Sinner non ha nulla a che vedere (ovviamente) con la serie per famiglie degli anni Duemila e, anzi, sancisce la riabilitazione totale della Biel come attrice drammatica e la affranca dai suoi esordi.

The Sinner: un’umanità sofferente

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L’esasperazione di Cora è naturalmente l’aspetto più evidente della sofferenza raccontata in The Sinner, ma non si manca di mostrare numerose altre sfaccettature del malessere umano, ognuna di queste cristallizzata in uno dei personaggi principali. Se il detective Ambrose si divide tra il dolore del fallimento coniugale e una sessualità borderline, la sorella della protagonista, Phoebe, deve fare i conti con una salute talmente precaria da trascorrere la sua vita costretta al letto, tra le quattro mura delle sua stanza di eterna bambina. Ancora, il marito di Cora, Mason, è di colpo travolto dall’ondata mediatica che ha investito la sua famiglia dopo l’omicidio e dalla prospettiva di una paternità solitaria e complicata dalla gestione del trauma del figlio. Chi più, chi meno, anche i più insospettabili hanno un peccato da espiare, una colpa con cui fare i conti: ecco il pattern principale della serie, quel senso di colpa che impedisce alla vita di fluire, che comprime le energie per poi esplodere, in maniera assolutamente distruttiva. La vergogna verso le proprie pulsioni e quella pruderie così arretrata eppure ancora così diffusa, fanno da detonatori per una brutalità innata e latente, che travolge anche l’animo più puro e protetto dalle tentazioni.

The Sinner è una miniserie a cui difficilmente lo spettatore saprà resistere, abilmente raccontata con una sequenza incalzante di scatole cinesi, in cui ogni dettaglio – anche il tema musicale, così determinante nella storia – trova, alla fine, la sua giusta collocazione. Ben interpretato, scritto e diretto, lo show conferma la definizione di serie-rivelazione con cui è stata salutato in America: un prodotto da recuperare, per tutti gli appassionati del genere.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3.5
Emozione - 4.5

3.9