Post Mortem – Nessuno muore a Skarnes: recensione della serie Netflix

Dalla Norvegia una serie che combina l'horror con l'umorismo nero scandinavo e cavalca gli stilemi del filone vampiresco. Diretta da Harald Zwart e Petter Holmse, interpretata dalla Kathrine Thorborg Johansen di Ragnarok, la serie è disponibile su Netflix dal 25 agosto.

La figura del vampiro è sempre stata molto popolare, fin da quel capolavoro di Friedrich Wilhelm Murnau che nel 1922 portava per la prima volta sullo schermo il succhiasangue per antonomasia. Da quel momento c’è stato un proliferare di pellicole tra pietre miliari, piccoli gioielli quasi sconosciuti ai più e altre da dimenticare che, in un secolo di Storia della Settima Arte, ha dato origine a un vero e proprio filone inscrivibile nella famiglia allargata del fanta-horror. Filone, questo, che negli ultimi anni ha accolto anche la serialità televisiva. Tra le ultime proposte in tal senso c’è Post Mortem – Nessuno muore a Skarnes, la serie Netflix in sei episodi (da 40-45 minuti cadauno) la cui prima stagione è approdata sulla piattaforma a stelle e strisce il 25 agosto.

Post Mortem – Nessuno muore a Skarnes: alla regia una collaudata coppia di registi norvegesi come Harald Zwart e Petter Holmsen

Post Mortem - Nessuno muore a Skarnes cinematographe.it

A firmare la regia il duo norvegese formato da Harald Zwart e Petter Holmsen, quest’ultimo impegnato anche nella fase di scrittura insieme a Sofia Lersol Lund e Øyvind Rune Stålen. La nutrita squadra scandinava ci porta al seguito di Live Hallangen (Kathrine Thorborg Johansen) che si risveglia in un obitorio dopo essere stata rinvenuta cadavere e dichiarata morta. La donna presenta una serie di “sintomi” riconducibili alla mutazione in vampiro, dall’amplificazione sensoriale all’insonnia, passando dalla sete di sangue. Questa sua nuova “natura” sconvolge gli equilibri del paesino di duemila anime della Norvegia meridionale nella municipalità di Sør-Odal, contea di Innlandet, in cui vive anche il fratello Odd (Elias Holmen Sørensen), che ora potrebbe riprendere gli affari dell’agenzia di pompe funebri familiare e salvarla dal fallimento. Ma quando un’agghiacciante catena di delitti scuote la placida serenità della cittadina, gli agenti della polizia locale iniziano a sospettare di lei e a indagare sul suo passato.

Post Mortem – Nessuno muore a Skarnes: niente che il vampyr-movie non abbia già offerto e portato all’attenzione degli abituali frequentatori del filone

Post Mortem - Nessuno muore a Skarnes cinematographe.it

Anche se l’idea di ambientare le tragicomiche disavventure della succhiasangue di turno in un luogo dove i decessi si contano sulle dite di una mano a causa della longevità della popolazione locale e dalla bassa percentuale di criminalità e omicidi commessi può in qualche modo risultare un punto di partenza interessante, lo show al quale assistiamo finisce con il tornare su strade narrative e drammaturgiche già ampiamente battute alle diverse latitudini. Anche in questo caso niente che il vampyr-movie non abbia già offerto e portato all’attenzione degli abituali frequentatori di un filone nel quale trovare oggigiorno degli spunti di originalità è praticamente impossibile, proprio perché soggetto a continui processi di rielaborazione, contaminazione e ibridazione.

Il mix di horror e black-comedy è la colonna portante dell’impalcatura della serie

Post Mortem - Nessuno muore a Skarnes cinematographe.it

Di fatto ne abbiamo viste di tutti i colori, compreso il mix di horror e di black-comedy che è la colonna portante dell’impalcatura della serie, ma della quale esistono già precedenti folgoranti come il What We Do in the Shadows di Taika Waititi e il suo adattamento televisivo. Dal canto suo la produzione norvegese non riesce a toccare le medesime vette della pellicola e della serie sviluppata dal cineasta e attore neozelandese. Partendo da uno humour nero tipicamente nordico, Post Mortem – Nessuno muore a Skarnes non punta su una comicità strabordante, scegliendo invece una chiave più surreale e grottesca che si va a innestare in un tessuto di base orrorifico che riporta ai lampi di violenza di Lasciami entrare. Il ché ha consegnato in dotazione a Zwart e Holmsen uno script che non trova sempre la giusta misura e l’equilibrio tra le due componenti chiamate in causa: Per favore, non mordermi sul collo! docet.   

Kathrine Thorborg Johansen nei panni della protagonista è uno dei valori aggiunti della serie

Post Mortem - Nessuno muore a Skarnes cinematographe.it

Ciò che resta della visione di Post Mortem – Nessuno muore a Skarnes sono più che altro dei picchi, riconducibili a delle scene madre che rimangono impresse nella memoria: su tutte quella della fuga di Live dal forno crematorio del primo episodio e il risveglio dalla bara dell’agente Reinert (André Sørum) con tanto di corpo a corpo nel fango che anima il quarto capitolo. E se queste scene funzionano il merito è anche della Johansen, volto noto della serie Ragnarok, che nei panni della protagonista convince dal primo all’ultimo fotogramma.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 2

2.9

Tags: Netflix