Ozark: la recensione della serie tv Netflix con Jason Bateman

In uscita il 21 luglio, Ozark è il nuovo crime drama di Netflix. Jason Bateman è Marty Byrde, un personaggio complesso in un thriller a tinte cupe.

Gira tutto intorno ai personaggi. (…) Ogni cosa deve essere in funzione dei personaggi. È questo l’ingrediente segreto dello spettacolo.

Parola di Damon Lindelof. Lo showrunner di serie come Lost e The Leftovers non fa che sottolineare un aspetto centrale delle produzioni seriali degli ultimi anni: quanto, cioè, la presenza o meno di personaggi complessi, non facilmente incasellabili, sia fondamentale per dare valore aggiunto a una storia. Basti pensare a due tra i personaggi televisivi più riusciti degli ultimi dieci anni come il Walter White di Bryon Cranston e il deputato Francis Underwood interpretato da Kevin Spacey. Anche Billy Dubuque (The Judge) e Mark Williams, creatori di Ozark, che approderà su Netflix il prossimo 21 luglio, sembrano concordare con Lindelof.

Nella serie Jason Bateman è Marty Byrde, consulente finanziario di giorno, affiliato ai narcotrafficanti di notte. Immerso in una stasi famigliare, tra i tradimenti della moglie Wendy (Laura Linney) e i capricci della figlia quindicenne che mal sopporta la presenza paterna, Byrde cerca di destreggiarsi come può nella sua doppia vita, almeno finché il suo socio in affari, Bruce, non pesta i piedi al cartello messicano sbagliato, provocando una serie di devastanti ritorsioni.

Ozark

La situazione precipita fin dall’inizio: dopo appena venti minuti di puntata l’equilibrio precario del personaggio va definitivamente in pezzi. Pistola alla tempia, Marty si gioca tutte le sue carte, mentendo al narcotrafficante di turno sul fatto di poter non solo ripulire in poco tempo sette milioni di dollari in contanti, ma anche di poter garantire al cartello la triplicazione dei guadagni.

Una bugia che porterà l’intera famiglia Byrde a trasferirsi presso il lago di Ozarks, piccola cittadina del Missouri, fantomatico paradiso finanziario dove Marty potrà lavorare per il cartello fuori dalla portata della polizia. Vista la scia di cadaveri che l’apparentemente pacifico consulente finanziario lascia dietro di sé, non sarà tuttavia difficile per l’agente dell’FBI interpretato da Jason Butler Harner, mettersi sulle sue tracce per seguirlo fin nel profondo della provincia americana.

Quella di Ozark, infatti, è una piccola comunità, scossa dal suo torpore soltanto dall’avvicinarsi dell’estate e, di conseguenza, dei turisti. Lontana anni luce dalla Chicago degli affari e dei narcotrafficanti, questo villaggio vacanze non sembra per nulla interessato alle speculazioni finanziarie di Marty, che si ritrova sradicato dal proprio ambiente naturale, tra persone che giudica in qualche modo più “semplici” dei clienti a cui è abituato. Questo almeno finché non finisce per diventare il principale bersaglio di un gruppo di delinquenti locali noto come clan Langmore.

Ozark

La recitazione compassata di Bateman, che affianca al ruolo di interprete principale quello di regista di quattro sui dieci episodi totali che compongono la serie, non fa che esaltare le caratteristiche del protagonista, aderendovi al pari di un abito tagliato su misura: il consulente finanziario Byrde è una figura impenetrabile per chi lo circonda, capace di una rara imperturbabilità e di un’assenza quasi completa delle emozioni, che raramente viene scalfita dagli eventi.

Lo spettatore, a mano a mano che gli episodi di Ozark procedono, si immerge sempre di più nella mente di questo figlio della “Trump Era”, che si interroga sulla morte del sogno americano e attenta ai principi fondamentali dell’etica lavorativa americana: pazienza, frugalità, sacrificio.

Il paragone con il chimico/ spacciatore Walter White sembra quasi scontato e forse è proprio questo il rischio maggiore a cui Ozark va incontro.

Ozark

Ma oltre il marito tradito, oltre l’uomo intrappolato in una trama più grande di lui, c’è tuttavia anche l’individuo brillante e calcolatore, dotato di un pragmatismo, unito ad uno spiccato istinto alla sopravvivenza, che lo porta ad imporre le proprie decisioni alla sua stessa famiglia, simile in questo, più che a White, al Frank Underwood di House of Cards, al quale lo accomunano gli espedienti geniali e la presenza di una degna controparte femminile nella figura della moglie, non da meno in quanto a sotterfugi e patti con la realtà.

In Ozark tuttavia si percepisce più acutamente la tragicità del personaggio, beffato dal socio in affari come dalla moglie, implicato in traffici illeciti per motivi forse nobili, ma per il momento ancora non del tutto chiari. Ne esce così un protagonista complesso e affascinante, che, se non costituisce propriamente una novità rispetto ai modelli a cui sembra ispirarsi, è però calato in un crime-drama strutturato alla perfezione.

Avvolta da un’atmosfera cupa fin dal primo minuto, merito di una fotografia dai colori freddi che simbolicamente sembra riprendere la freddezza calcolatrice del suo protagonista, la narrazione procede a ritmo serrato, mentre lo spettatore assiste con il fiato sospeso al concatenarsi di eventi che affondano sempre di più la famiglia Byrde nella disperazione.

Il cast di Ozark include anche Julia Gartner nel ruolo di Ruth; Sofia Hublitz in quelli di Charlotte, mentre Skylar Gaertner interpreta Jonah Byrde.

Ozark

Regia - 3
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 3
Emozione - 3.5

3.2

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