Living with yourself: recensione della serie TV Netflix con Paul Rudd

Paul Rudd è (due volte) protagonista della nuova irriverente serie tv originale Netflix in Living with yourself: la nostra recensione.

Visionata in anteprima e pronta a debuttare il prossimo 18 Ottobre su Netflix, Living with yourself è una nuova black comedy che ben si presta alla visione rapida, ma al tempo stesso capace di formulare nello spettatore tutta una serie di riflessioni. Protagonista del progetto televisivo composto da una prima stagione di otto episodi della durata di circa venticinque minuti è l’attore Paul Rudd, che molti potrebbero ricordare nel recente ruolo di Scott Lang aka Ant-Man nell’Universo Cinematografico Marvel. Rudd interpreta il doppio ruolo di Miles Elliot e del suo clone.

In Living with yourself un soggetto poco innovativo si sposa con una dinamica messa in scena

La storia è molto semplice ed apparentemente poco creativa. Il protagonista Miles Elliot è un americano medio dalla grigia routine quotidiana: al lavoro non ha più stimoli e persino la sua vita matrimoniale con Kate (Aisling Bea) vacilla sotto il peso della noia e dell’insoddisfazione personale. Quando un collega di Miles gli consiglia un modo per cambiare vita, il protagonista presto si trova a convivere con uno scomodo co-inquilino: il suo clone. Questi è la sua versione migliorata: è brillante in ufficio, è spassoso con i suoi amici, è amorevole e coinvolto con sua moglie così come non lo era da tanto tempo.

Living With Yourself, cinematographe.it

Il tema del doppio non è certamente nuovo nel mondo dell’arte in generale. Dalla letteratura al piccolo schermo, passando per il Cinema – ultimissimo il Gemini Man di Ang Lee, ad esempio –  parlare dell’io e me, della doppia personalità, ecc. ha accompagnato generazioni di lettori e spettatori in digressioni e riflessioni tutt’oggi attuali. Anche questa volta una tematica del genere non risulta particolarmente originale se non nella sua messa in scena. Il protagonista si ritrova a fronteggiare un se stesso diverso dal suo presente ed è normale che questi si ritrovi in un momento di estrema confusione e disorientamento. Immediatamente, seguendo le vicende di Miles, Living with yourself ci spinge a pensare a cosa proveremmo noi in una situazione simile. Accettereste di confrontarvi con la versione migliorata di voi stesse/i?

Paul Rudd: Dr. Jekyll e Mr. Hyde?

Citare il capolavoro letterario dello scrittore Robert Louis Stevenson potrebbe risultare alquanto azzardato e poco consono all’analisi di questa serie tv, eppure modernizzando e ponendo sotto un nuovo contesto la storia si riuscirebbe a trarne alcune semplici ma efficaci riflessioni sulla vita, sul modo di condurla, sulla psiche umana e su ciò che ci spinge a comportarci nel mondo e tra la gente che ci circonda. Paul Rudd, pilastro fondamentale di Living with yourself, è capace di caratterizzare con due interpretazioni essenziali ma ben distinte due diversi personaggi ma dal medesimo aspetto fisico. Il Miles Elliot insoddisfatto, arrabbiato ed infelice si scontra con il Miles disponibile, gentile e creativo. Se nel Dr. Jekyll e Mr. Hyde il cambiamento di personalità avveniva all’interno (ed esterno) della stessa persona, questa volta avviene uno sdoppiamento visibile e palpabile letteralmente ad di fuori. L’uomo non può sfuggire a se stesso: è chiamato a fare i conti con il suo essere. In tal senso, il personaggio di Kate, moglie di Miles risulta essere importante per capire le debolezze e la forza della persona Miles: come fosse l’elemento esterno capace di sviscerare le due parti dello stesso uomo.

Living With Yourself, cinematographe.it

Living with yourself non si propone certo essere una serie tv profondamente impegnativa, e ciò la rende sinceramente coerente: questo lo si denota sin dai primi episodi che, senza perdersi in inutili divagazioni, vanno dritti al punto. Narrativamente parlando, infatti, la semplice storia si costruisce in un rapporto di non linearità attraverso continui andare e tornare indietro, come fosse uno yo-yo, seguendo i diversi due punti di vista – ovvero quello del Miles originale e del Miles clone. Questa ritmicità registica risulta convincente e piacevole per lo spettatore che quindi si trova di fronte ad una storia con tematiche non poi così all’avanguardia, ma trattate in modo contemporaneamente essenziale e dinamico.

Living with yourself, dal 18 ottobre 2019 su Netflix

In definitiva questo progetto televisivo merita certamente visione. Non solo per tematiche già ampiamente trattate, ma al tempo stesso sempre presente, ma anche e soprattutto per l’ottima (doppia) interpretazione del protagonista Paul Rudd – che ricordiamo avere una lunga filmografia alle spalle – e per la fresca messa in scena dei registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, capaci di dare un caparbio taglio da commedia nera alla creatura ideata da Timothy Greenberg.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 3

3.3

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