Kohrra: recensione della serie indiana Netflix

Da Bollywood una serie poliziesca di forte impatto che tiene alta la tensione dal primo all’ultimo episodio a disposizione. Dal 15 luglio 2023 su Netflix.

Bollywood si sa essere una delle industrie cinematografiche più prolifiche e variegate al mondo, eppure c’è molta gente che pensa che il made in India si limiti e non vada oltre il caratteristico film canterino-danzeresco. Ovviamente non è così, con la produzione locale che al di là del musical homemade che spopola dentro e fuori dai confini nazionali ha allargato da decenni il proprio catalogo in termini di offerta. In tal senso non c’è genere o filone nel quale Bollywood e i suoi esponenti, indipendentemente dai risultati, non si siano avventurati, trovando nelle piattaforme un ulteriore incentivo e una spalla produttiva e distributiva sulla quale contare. Stesso discorso naturalmente lo si può estendere alla serialità, anch’essa in grado di coprire una vasta gamma di generi tra cui il poliziesco, regalando tra l’altro piacevoli sorprese come Aranyak, She, Bard of Blood, Delhi Crime, Sheel e l’ultima arrivata in casa Netflix dal titolo Kohrra, disponibile sulla piattaforma a stelle e strisce dal 15 luglio 2023.   

Kohrra è un poliziesco vecchia scuola che si va a mescolare con il dramma e il thriller dando forma e sostanza a una lunga e complessa indagine

Kohrra cinematographe.it

Nei sei episodi da 50 minuti circa cadauno diretti da Randeep Jha e scritti da Gunjit Chopra, Sudip Sharma e Diggi Sisodia, il poliziesco vecchia scuola si va a mescolare con il dramma e il thriller dando forma e sostanza a una lunga e complessa indagine che metterà a dura prova i poliziotti incaricati del caso, il più esperto Balbir Singh e il suo vice Garundi. I due dovranno fare luce sull’omicidio di un facoltoso cittadino britannico di origini indiane trovato morto nelle campagne del Punjab e sulla sparizione di un connazionale due giorni prima del matrimonio del primo. Una questione davvero spinosa dato che la vittima appartiene a una famiglia benestante e molto influente della zona. Il ché attira sul caso pressioni politiche e scatena una feroce campagna mediatica. Insomma una goccia d’acqua che farà traboccare il vaso. Man mano che l’indagine prende piede e si sviluppa infatti viene svelato un mondo di inganni, segreti e drammi di famiglie disfunzionali. Sullo sfondo storie di padri padroni, matrimoni programmati e di convenienza, identità negate, corruzione, abusi di potere, rapporti conflittuali in ambito domestico, gelosie e intrecci amorosi. Dunque è molta la carne al fuoco gettata dagli autori sin da un primo episodio che catapulta lo spettatore in media res con il ritrovamento nella scena iniziale del cadavere.

Kohrra può contare su una linea mistery stratificata e ben costruita, basata su un continuo sali e scendi di tensione che raggiunge il suo apice nell’episodio conclusivo

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L’indagine è di quelle intricate e gli interessi in ballo sono altissimi. Ostacoli, questi, con i quali dovranno fare i conti gli inquirenti per giungere a una verità scomoda e difficile da digerire. Per ottenerla dovranno sbrogliare una fitta matassa di indizi, false piste, sospetti e depistaggi, ma anche ricorrere a modi poco ortodossi per carpire informazioni utili. Il ché rende la visione via via sempre più coinvolgente e senza filtri, con una linea mistery stratificata e ben costruita grazie a un continuo sali e scendi di tensione che raggiunge il suo apice nell’episodio conclusivo dove tutti i tasselli del mosaico troveranno collocazione. Solo in quel momento si avrà una visione generale e chiarificatrice degli eventi. Il punto di forza di Kohrra sta proprio nella capacità degli sceneggiatori di creare una fitta ragnatela di intrighi e doppi giochi che sorregge un’architettura orizzontale che tiene il fruitore di turno sul filo del rasoio grazie a un buon utilizzo dei twist.

Kohrra scandaglia in profondità la sfera intima dei protagonisti, restituendoci il loro universo interiore in subbuglio

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Nel mezzo un poliziesco duro e crudo, che non fa sconti in quanto a realismo, ma anche delle forti venature drammatiche che ci portano nel privato dei due poliziotti e in quello delle famiglie delle vittime.  Questo ci permette di entrare anche nella sfera intima dei protagonisti, per esplorare più in profondità il loro universo interiore in subbuglio. Ciò consegna allo spettatore dei personaggi tridimensionali, con delle one-lines che permettono di seguirne step by step l’evoluzione e le mutazioni nell’intero arco narrativo, ma anche di capirne i comportamenti e le scelte compiute nel corso degli episodi. Caratteristica, questa, che non è facile trovare nei prodotti di genere, che vedono il più delle volte i personaggi come delle pedine di un gioco più che il motore portante. Il ché ha agevolato anche il lavoro davanti la macchina da presa di due attori di grande qualità come Suvinder Vicky e Barun Sobti, le cui interpretazioni nei panni dei due poliziotti rappresenta un altro valore aggiunto di Kohrra.

Kohrra: conclusioni e valutazioni

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Randeep Jha mette la propria firma su una serie poliziesca dura e cruda, che tiene alta la tensione dello spettatore grazie a una linea mistery fatta di twist posizionati al posto giusto. Il risultato è una fitta ragnatela di intrighi, depistaggi e interessi che tiene con il fiato sospeso. Ottimo il lavoro di scrittura che permette al regista e ai suo interpreti (Suvinder Vicky e Barun Sobti) di dare il massimo, palleggiando continuamente tra la sfera pubblica e quella privati dei protagonisti.   

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 3.5
Recitazione - 4
Sonoro - 3.5
Emozione - 4

3.8

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