Inspector Koo: recensione della serie TV coreana Netflix

La brillante e imprevedibile investigatrice assicurativa Koo deve affrontare un intricato caso di coscienza: una sua ex studentessa è diventata una pericolosa serial killer...

L’industria dell’intrattenimento coreana ha un po’ di tutto per tutti, e riesce a coprire tutti o quasi i possibili target di pubblico. Ed è indubbio che, grazie a Squid Game, lo spettatore stia prestando attenzione ad ogni nuova uscita. Si tratta spesso – ed è questo il caso – di show nel cui cast compaiono principalmente star la cui sfera di influenza ha già in qualche modo inglobato l’Occidente. Inspector Koo, disponibile su Netflix a partire dall’11 dicembre, rappresenta un caso simile a – tanto per fare un esempio recente – Hellbound, il cui autore Yeon Sang-ho aveva già raggiunto una certa fama internazionale grazie allo zombie movie Train to Busan.
Qui la protagonista è Lee Young-ae, molto conosciuta in patria ma tutto sommato arrivata anche in Europa: è stata infatti la musa di Park Chan-wook tra il 2000 e il 2005, e viene in particolar modo ricordata per il suo ruolo in Lady Vendetta, seguito “morale” del cult Oldboy. Tutto questo per dire che Inspector Koo, per quanto strutturalmente diverso rispetto ai soliti polizieschi americani a cui siamo abituati, viene facilmente incontro a qualunque platea a livello mondiale, nel segno di una omologazione culturale impensabile fino a pochi anni fa. Nulla da stupirsi quindi se la serie mescola una buona dose di brividi, azione e mistero con un sacco di commedia: in Asia, questo mix è un punto fermo.

Inspector Koo: una detective come non l’avete mai vista

La serie, suddivisa in 12 episodi extralarge da 70 minuti circa l’uno, racconta la storia di Koo Kyung-yi, una astuta ex ufficiale di polizia 40enne (diventata una specie di reclusa ossessionata dai videogame) che lavora come ispettrice per una compagnia di assicurazioni. Koo viene trascinata in un torbido caso di omicidi seriali, con la scoperta quasi immediata che una delle sue ex studentesse è diventata una criminale abilissima nel compiere delitti facendoli passare per incidenti. La domanda, per tutta la durata di Inspector Koo, è essenzialmente una: riuscirà Koo Kyung-yi a fermarla prima che sia troppo tardi?

Per quanto la donna sia affiancata da un assistente e da altri non trascurabili personaggi secondari, tutta l’attenzione è rivolta ovviamente a lei e ai suoi bizzarri metodi investigativi. Siamo di fronte ad un personaggio patetico e al contempo eroico, con alle spalle una triste storia familiare (la sua esistenza solitaria è diretta conseguenza della morte del marito) e che rompe le convezioni sociali a cui siamo abituati. Empatizzando con lei, entreremo in sintonia anche con la serie, in grado sia di affrontare casi molto legati alla contemporaneità coreana sia di porre questioni umane più universali.

Tra dramma cospirativo, rappresentazione teatrale e videogame

Inspector Koo - Cinematographe.itPer quanto la suspense investigativa sia intrecciata in modo indissolubile alla commedia, Inspector Koo tiene sempre viva la propria vena cupa e opprimente, utile più di ogni altra cosa per l’introduzione e lo sviluppo dell’antagonista Song, detta K. Lo show è strutturato in una sorta di “caso alla settimana”, ma in verità semina tra le righe grandi-piccoli indizi fondamentali per la comprensione del rapporto tra K e Koo. Eroina e villain – come spesso accade – non sono poi così diverse, rappresentano due facce di una stessa medaglia, e il tormento di Koo deriva anche dal curioso modus operandi della “cattiva”, che seleziona le sue vittime in base alla loro malvagità, se hanno maltrattato qualcuno o se hanno predato i deboli.

Tutti elementi, questi, che rendono Inspector Koo un prodotto brillante e professionale, che gioca in modo scaltro con lo spettatore sia da un punto di vista narrativo che estetico-formale (spesso Koo viene ritratta come il main character di un videogioco, che si ricarica con una moneta in stile 1Up quando beve alcolici, e i suoi ragionamenti vengono resi come una rappresentazione teatrale o come un cartone animato). Il lato negativo – ma è pur sempre un elemento soggettivo – è l’eccessiva durata degli episodi, che rallenta inevitabilmente il ritmo della vicenda. Una scelta più comprensibile se pensiamo che Inspector Koo, in patria, è stato trasmesso regolarmente in tv con cadenza settimanale: un tipo di fruizione completamente diversa rispetto a quella offerta dalle piattaforme online.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.3

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