Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey: recensione finale della miniserie Apple + con Samuel L. Jackson

Tolomeo Grey, grazie alla terapia miracolosa del Dr. Rubin, scava nella sua memoria fino all'infanzia. Ma il tempo a sua disposizione sta per scadere...

Non sapremo mai che tipo di uomo è stato Tolomeo Grey. Sappiamo solo com’è ora, nel momento in cui lo conosciamo: un 90enne affetto da demenza senile e morbo di Alzheimer, che vive in un appartamento fatiscente divenuto deposito di oggetti accatastati e spazzatura. Non ricorda quasi nulla, Tolomeo, e si fida ciecamente dell’unico lontano parente che viene a prendersi cura di lui, il pronipote Reggie. Nel corso dei primi tre episodi della miniserie Apple abbiamo capito anche quale sarebbe stata la sua missione: scoprire chi ha ucciso a bruciapelo proprio Reggie, e vendicarlo.

Ma l’altra metà di Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey – con l’ultima puntata disponibile a partire dall’8 aprile – impone alla nostra attenzione anche un percorso “emotivo” di altro tipo: quello legato ai ricordi, con il recupero della memoria perduta avvenuto grazie a una terapia miracolosa e sperimentale, che avrà come facilmente immaginabile terribili effetti collaterali. Tolomeo accetterà nonostante il rischio, cercando con tutte le sue forze di far trionfare la giustizia e il buon senso in un mondo che sembra solo costruito sul cinismo e sull’opportunismo.

Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey: le cose che restano, le cose che si dimenticano

Come già anticipato nell’analisi dei primi episodi, Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey non sarebbe lo stesso senza Samuel L. Jackson, che veste i panni del protagonista interpretando di fatto una summa di tutti i suoi eroi e antieroi: alla fragilità dell’incipit si alternano il rinnovato vigore e una insospettabile sicurezza, in un processo tanto inverosimile quanto affascinante, che rimanda inevitabilmente a Il curioso caso di Benjamin Button e alla terza stagione di True Detective. Uno dei problemi della serie potrebbe essere proprio questo: c’è, paradossalmente, troppo di lui e troppo poco di chi gli sta attorno, compresa la nipote acquisita Robyn (che si stabilisce da lui sia per bisogno che per un sentimento che mescola tenerezza e compassione).

L’ideatore Walter Mosley, autore anche del romanzo di riferimento, utilizza il tempo a disposizione (50 minuti circa a episodio) perdendo qua e là mordente, equilibrio e forza narrativa: gli spunti sono molti, considerando che i temi centrali dei flashback di Tolomeo riguardano la condizione di schiavitù sua e della sua famiglia, quando era bambino, e il difficile rapporto con l’amatissima moglie Sensia, una volta divenuto adulto. A lungo andare risulta difficile tenere vivi anche i troppi sottogeneri affrontati. In Tolomeo Grey c’è spazio per il sentimentale, per la detective story, per il dramma tout court e persino per la fantascienza, con il siero che viene inoculato al personaggio principale e che gli permette di recuperare pezzi fondamentali della propria esistenza.

Gli ultimi giorni di Tolomeo Grey: dalla demenza alla lucidità (e ritorno)

Il rapporto con il Dr. Rubin, che utilizza come una cavia da laboratorio Tolomeo e viene chiamato da quest’ultimo Satana, meriterebbe un ragionamento a sé stante. Non per la sua resa efficace ma, all’opposto, per la sensazione di idea sprecata: in esso collidono sia lo spunto relativo al famigerato “patto col diavolo” faustiano che il riferimento storico alle ricerche mediche effettuate negli Usa sui soggetti afroamericani, ritenuti maggiormente sacrificabili rispetto ai bianchi. La serie decide tuttavia di restare fin troppo sulla superficie delle cose, seminando un po’ ma senza troppa convinzione.

Alla fine del suo tortuoso cammino, la mente di Tolomeo si affolla di tutte le persone che ne hanno impreziosito in qualche modo la vita (e che coincidono perlopiù con i titoli dei singoli episodi), non lasciandolo solo. Di questo che avrebbe potuto – e forse dovuto – essere un focus sul razzismo (e sul sessismo) resta bene in vista solo la riflessione sulla condizione degli anziani e sulla loro solitudine, con un ulteriore sguardo sulla necessità dei rapporti familiari. Non è ciò che il prodotto sembrava promettere all’inizio della sua corsa, ma non è comunque poco. Considerando anche il tono volutamente sospeso con cui si conclude questa piccola avventura sui limiti e le possibilità dell’essere umano.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.8