Betaal: recensione della serie TV Netflix

Betaal è una miniserie tv horror prodotta da Blumhouse e distribuita nel catalogo streaming di Netflix.

Gli zombie di George Romero continuano ad evolversi e ad essere i protagonisti di nuove storie e soprattutto di nuove denunce. Il celebre regista scomparso nel 2017, con La notte dei morti viventi del 1967, diede vita ad una figura cinematografica unica nel suo genere, i morti viventi, con l’intento di stigmatizzare il consumismo dilagante degli anni ’60. Romero – forse – avrebbe visto con piacere Betaal, non certo per la realizzazione e per il risultato finale, quanto per l’intuizione di avvicinare il concetto dei morti che camminano a quello del colonialismo che strappa terre agli autoctoni, imponendo violenza e devastazione.

Betaal e gli zombie di fine ‘800

In questo show i protagonisti si trovano a combattere contro un’orda di morti viventi, di vecchi colonialisti inglesi colpiti da una maledizione che li ha trasformati in zombie, ma anche contro i più infidi politicanti corrotti e speculatori del cemento: da un lato il vecchio mondo conquistatore e dall’altro i nuovi usurpatori, un’amministrazione che sceglie di depredare, disboscare, abusando della propria forza contro popolazioni indigene indifese. Vi ricorda qualcosa la recente questione brasiliana?

Betaal Cinematographe.it

È grazie a questa trovata vincente, che unisce passato e attualità, che la serie TV indiana prodotta da Blumhouse e distribuita su Netflix dal 24 maggio 2020, ha raggiunto un buon grado di popolarità, rendendola un mix di genialità e trash. Di certo scegliere l’India come terra in cui far scontrare due forze oscure per far redimere le coscienze dei vivi è un buon punto di partenza, ma non basta a rendere Betaal un prodotto di alta qualità. Chapeau per il guizzo che reinventa ancora una volta la figura iconica degli zombie, ma i limiti della serie spuntano fuori già al secondo episodio.

Betaal: una trama che unisce zombie e senso di rivalsa

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Betaal è stata creata da Patrick Graham, sceneggiatore di Ghoul, altra serie horror sempre ambientata in India, e di Leila, serial ambientato in un futuro distopico e disponibile su Netflix. Graham ha diretto la miniserie a quattro mani con Nikhil Mahajan e ha diretto il cast holliwoodiano composto tra gli altri da Vineet Kumar Singh, Aahana Kumra, Suchitra Pillai, Jatin Goswami, Jitendra Joshi, Siddharth Menon.

La miniserie suddivisa in 4 puntate si apre in un villaggio remoto in India, con una piccola popolazione indigena che sta per essere cacciata dal territorio in cui vive. Il villaggio sorge a pochi passi da un tunnel e la zona deve essere sgomberata per il progresso, ovvero per la realizzazione di un’autostrada. Ma c’è un motivo ben preciso per cui il tunnel è bloccato e inaccessibile: lì dentro risiedono creature maledette, capeggiate dal bicentenario Betaal, ufficiale dell’esercito indiano britannico, che insieme al suo battaglione di zombie brama da anni vendetta. A nulla varranno le parole degli indigeni che implorano la task force militare incaricata di sgomberare il villaggio, di non aprire il tunnel. Presto i militari e gli indigeni superstiti dovranno combattere l’armata di morti viventi, in un orribile conflitto ad alta tensione.

Betaal e la denuncia del colonialismo

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L’horror e gli zombie continuano ad essere terreno fertile per storie di denuncia sociopolitica. Questo è il più grande pregio di Betaal, ovvero riuscire a raccontare gli orrori del passato costruendo un plot dalle buone premesse. Seppur di sfuggita e attraverso dei dialoghi banali, la serie tv denuncia l’invasione dell’Impero Britannico alla fine ‘800, quando l’esercito inglese conquistò il territorio poi ribattezzato Impero anglo-indiano, la cui indipendenza arriverà nel 1947 grazie alle proteste non violente di Gandhi. Eppure non basta perché oltre queste premesse lo show non procede e in più fa flop anche sul versante dell’intrattenimento horror, sviluppando la trama in modo banale. Dopo una prima puntata introduttiva si passa ad un assedio in cui i protagonisti si rifugiano all’interno di una vecchia caserma militare inglese. Fuori c’è un esercito di centinaia di morti viventi e dentro i superstiti nel caos totale: ottime premesse che lasciano però il passo ad una scrittura povera di spunti, che scade nel cliché e non riesce a mantenere la suspense.

Inquietanti effetti speciali che sanno di vintage

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Tra le poche cose che si apprezzano dello show ci sono gli effetti speciali, talmente artefatti e visibilmente “finti” che si finisce in un passato in cui gli effetti speciali artigianali erano gli unici possibili. Gli zombie, tumefatti e dagli enormi canini, sono caratterizzati anche da inquietanti occhi rossi che ricordano quelli di insetti famelici. Le scene horror degne di nota sono quelle in cui all’interno del tunnel\grotta si scoprono le creature non morte attaccate al soffitto e le scene in cui si intravede un bambino zombie che ha il ruolo di tamburino (in gergo militare è colui che rulla il tamburo e segna il ritmo dell’avanzata), che con sguardo perso e diabolico riesce a incutere timore. Per il resto il gore si spreca, mentre il piattume della scrittura dei personaggi rende la visione un puro contorno (è davvero impossibile affezionarsi a personaggi che spesso e volentieri pensano e agiscono in modo insensato).

In particolare, Betaal segue le vicende del Comandante Vikram Sirohi (interpretato da Vineet Kumar Singh) che in passato si è macchiato di crimini di guerra atroci, obbedendo   ad ordini immorali dettati dai suoi superiori. Il parallelismo è chiaro, Sirohi ha l’opportunità di non essere uno zombie e agire nel modo giusto. La sua redenzione è un’interessante metafora che legge la nostra attualità, ma purtroppo scade anch’essa nel patetismo.

Betaal è una serie TV che gli amanti dell’horror non devono perdere?

Se la sceneggiatura ha il merito di mettere al centro elementi interessanti e la scelta del formato “mini” giova alla distribuzione (chi avrebbe dato una chance a Betaal se fosse stato un film?), il risultato finale di questa serie TV “bhorriwood” raggiunge scarsi risultati, scadendo in scene banali e contraddittorie. La sceneggiatura, mentre ci si addentra nella storia, diventa sempre più debole, le interpretazioni non reggono il calibro del genere e soprattutto la presenza di alcuni momenti trash confinano lo show in quel limbo che si staglia tra “caso di streaming” e B-tv series. In particolare, a far sganciare definitivamente la mascella, lasciando frantumare la misera credibilità della serie tv, c’è una battuta che allenta completamente la tensione (“Ecco la Brexit che meritate“, dice il protagonista verso un gruppo di zombie. Completamente fuori luogo per non dire no sense).

In conclusione, Betaal è un contenuto decisamente da evitare e siamo abbastanza certi che anche George Romero alla fine la penserebbe così.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.6

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