Suspiria: recensione del capolavoro di Dario Argento

Sono passati ormai 40 anni da quell’1 febbraio 1977 in cui Dario Argento lasciò l’ennesima indelebile traccia nel cinema con Suspiria, primo film della cosiddetta trilogia delle tre madri, proseguita poi con Inferno (1980) e La terza madre (2007). Con questa memorabile pellicola, il maestro del brivido italiano devia dalle atmosfere prettamente gialle dei suoi precedenti capolavori (L’uccello dalle piume di cristallo e Profondo rosso su tutti) per abbracciare tematiche decisamente più fantastiche e soprannaturali, sulle quali sarà incentrata, con fortune alterne, tutta la seconda parte della sua carriera. Dario Argento ha tratto l’ispirazione per Suspiria dalla lettura del romanzo gotico Suspiria De Profundis di Thomas de Quincey, che ha influenzato il regista e la compagna di allora Daria Nicolodi nella stesura della sceneggiatura.

Per celebrare al meglio il quarantesimo anniversario della pellicola di Dario Argento, Suspiria torna al cinema dal 30 gennaio all’1 febbraio 2017, in un’edizione completamente restaurata dalla TLEFilm Restoration & Preservation Services. Potete trovare maggiori informazioni sul restauro e sulle sale aderenti all’iniziativa sul sito ufficiale del film. La pellicola sarà rivisitata con un remake in uscita nel 2017, diretto da Luca Guadagnino e interpretato da Dakota Johnson, Chloë Grace Moretz e Tilda Swinton.
Suspiria

La giovane Susy Benner (Jessica Harper) giunge a Friburgo per cominciare a frequentare i corsi della celebre accademia di danza della città. Fin dai primi momenti dopo il suo arrivo, la ragazza comincia a percepire un’atmosfera perversa e malsana nell’istituto, esasperata dalla morte violenta di due giovani studentesse. Insieme alla compagna di corso Sarah (Stefania Casini), Susy inizia a indagare sulle numerose stranezze e sui tanti misteri della scuola, a partire dalla perpetua assenza della direttrice e dagli indecifrabili comportamenti dei suoi sottoposti. È l’inizio di un infernale incubo nell’orrore e nelle paure più ancestrali del genere umano.

Suspiria: il lavoro più raffinato e registicamente ambizioso della carriera di Dario Argento

Suspiria

Sarebbe riduttivo definire Suspiria un semplice film di genere, nello specifico l’horror fantastico. Suspiria è infatti il lavoro più raffinato e registicamente ambizioso della carriera di Dario Argento, la perfetta fusione fra il mondo delle fiabe che ha influenzato la crescita di ognuno di noi e le atmosfere torbide e inquietanti tipiche del grande cineasta italiano. La prima cosa che balza anche all’occhio dello spettatore meno attento è la sublime fotografia curata da Luciano Tovoli, che grazie allo strepitoso utilizzo di colori accesi e dominanti (in particolare, ovviamente, il rosso sangue) e a deliziosi giochi di luce e ombra riesce nel duplice intento di creare il necessario clima di costante suspense e le surreali atmosfere su cui è imperniato il racconto.

Con il dichiarato obiettivo di non inserire nel film due inquadrature uguali, Dario Argento ne realizza poco meno di 1300, dedicando a ognuna di loro un’attenzione totale e una maniacale cura del dettaglio, e riuscendo così a sopperire con la sua maestria dietro alla macchina da presa a un budget non elevato. Il risultato è una pellicola ancora oggi sbalorditiva e profondamente disturbante, che, pur contando su alcune sequenze da antologia (su tutte quella della morte di un personaggio sbranato da un cane e quella, più sottile, in cui nell’ombra si intravede un’oscura e inquietante presenza), basa la propria forza sul non detto e il non esplicitamente mostrato, puntando decisamente sull’orrore più spaventoso di tutti, ovvero quello partorito dalla nostra mente.

Suspiria: una surreale favola nera che ci mette davanti all’essenza stessa del male

La sceneggiatura di Suspiria, se presa singolarmente e decontestualizzata, può apparire sciatta e vagamente sconclusionata; con il supporto dell’arte dietro alla macchina da presa di Argento e delle mai troppo apprezzate musiche composte dallo stesso regista e dai Goblin, essa diventa invece uno strumento ideale per enfatizzare il clima irreale e fiabesco della pellicola. Lo speranzoso viaggio della protagonista Susy, della quale ci viene rivelato giustamente poco o nulla, si trasforma così in una personale e ultraterrena discesa agli inferi, durante la quale la ragazza viene progressivamente a contatto con un orrore palpabile ma inesplicabile.

La suggestiva cornice della Foresta Nera e gli spettrali e raggelanti interni dell’accademia di danza di Friburgo, in cui si dovrebbero celebrare la grazia e la gioia di vivere, diventano il teatro di una surreale favola nera, che, in un continuo gioco di cromatismi e in una crescente e opprimente tensione, ci mette davanti all’essenza stessa del male e alla necessità di mettere da parte logica e razionalità nell’approcciare le oscure forze che lo governano. Se da un lato non è difficile scorgere nella sinistra rappresentazione della scala gerarchica della stregoneria come un serpente annientabile solo con la decapitazione un’allegoria della nostra marcia e corrotta società, dall’altro risulta invece indispensabile evitare parole e ragionamenti per assaporare tutta la crudele magia di una pellicola che non cessa di affascinare e spaventare.

Suspiria è un’esperienza mistica e visiva

Dal punto di vista tecnico, oltre a quanto già citato, è doveroso un plauso per la scenografia di Giuseppe Bassan, in cui nessun singolo dettaglio è lasciato al caso, dagli ornamenti agli arredi, passando per degli ambienti dalle dimensioni volutamente esagerate per fare sembrare le protagoniste delle bambine, espediente richiesto dallo stesso Argento per sopperire all’impossibilità di girare una pellicola di questo tipo con delle minorenni, suo desiderio iniziale. Le performance delle protagoniste Jessica Harper e Stefania Casini non sono particolarmente espressive, ma risultano tuttavia perfette per conferire al film la sua straniante atmosfera. Da segnalare inoltre la presenza in piccoli ruoli di due formidabili attori come Alida Valli e Udo Kier, oltre a quella del cantante Miguel Bosé.

Suspiria

Prima di essere uno straordinario, sconvolgente e più volte malamente imitato film, Suspiria è un’esperienza mistica e visiva, capace di utilizzare il mezzo cinematografico per coniugare mirabilmente le nostre dimensioni più intime e personali, quella fanciullesca e quella dei nostri più angoscianti incubi. Un capolavoro del cinema di genere e non solo, che ogni cinefilo dovrebbe riscoprire o recuperare, magari nell’inimitabile buio della sala cinematografica, che lo accoglierà nuovamente dal 30 gennaio all’1 febbraio.

La magia è quella cosa che ovunque, sempre e da tutti è creduta.

Regia - 4.5
Fotografia - 5
Sceneggiatura - 3.5
Recitazione - 3
Sonoro - 4.5
Emozione - 4.5

4.2