Alien: recensione del capolavoro sci-fi horror firmato Ridley Scott

Alien è il capolavoro sci-fi horror del 1979 per la regia di Ridley Scott e con protagonista Sigourney Weaver, primo capitolo della celebre saga.

Alien può essere presentato, senza alcun dubbio, come il film che ha cambiato drasticamente la storia del cinema di genere sci-fi, dando vita per la prima volta ad una commistione inedita e vincente tra storie ambientate nello spazio e horror. Sì, perché il capolavoro del 1979 firmato Ridley Scott è il frutto di una lunga gestazione, in cui sono confluite ispirazioni determinanti provenienti dalle maggiori opere di fantascienza e di terrore.

Dal design dell’astronave e delle tute spaziali dei protagonisti, ripreso dal kubrickiano 2001: Odissea nello spazio, per giungere all’influenza mai esplicitamente riconosciuta dagli autori  di Terrore nello spazio di Mario Bava, Alien è il risultato della geniale rielaborazione di piccole e grandi opere dei generi di riferimento, nell’intento di realizzare  -seguendo le stesse parole di Ridley Scott – una sorta di Non aprite quella porta fantascientifico.

Alien

Un obiettivo pienamente centrato, quello del regista britannico, che con Alien ha firmato la sua seconda opera dopo il successo de I duellanti, consacrando il proprio talento nell’Olimpo dei registi contemporanei più talentuosi e poliedrici.

Merito, in gran parte, anche di una sceneggiatura accurata ed avvincente ad opera di  Dan O’Bannon, frutto della rielaborazione di moltissime opere (da La cosa da un altro mondo, a Il pianeta proibito, fino al già citato Terrore nello spazio, al quale deve la non riconosciuta ispirazione per la scena del ritrovamento da parte di tre membri dell’equipaggio della Nostromo di una carcassa aliena, all’interno di  una nave spaziale abbandonata) che lo portò ad affermare candidamente:

 Non rubai Alien a nessuno in particolare. Lo rubai un po’ da tutti!

Un “furto” del quale non possiamo che essere grati e che -ancora oggi – appassiona gli amanti del film e degli horror sci-fi in generale, sempre prolifici nel riconoscere nuove similitudini ed affinità alla base di un’opera che si stenta a credere sia stata realizzata quasi quarant’anni fa.

Alien: una commistione perfetta di azione e tensione, sullo sfondo dell’incubo del capitalismo

Alien

Alien narra le vicissitudini dell’equipaggio del cargo spaziale Nostromo, di rientro da una missione commerciale al di fuori del sistema solare. A bordo della nave, sette ospiti: il capitano Dallas, il vice capitano Kane, l’ufficiale scientifico Ash, il capo-tecnico Parker, il braccio destro Brett, il Tenente Ellen Ripley (Sigourney Weaver) e la navigatrice Lambert; ad accompagnarli, il sornione ed affettuoso gatto rosso Jones.

Mentre l’intero equipaggio dorme in stato di ibernazione, data la lunghezza del viaggio di ritorno, il computer di bordo MOTHER (tradotto in italiano in MATER) intercetta un segnale proveniente da un pianeta limitrofo, che potrebbe rappresentare una richiesta di soccorso.

Come previsto dai dettami della Compagnia per la quale gli astronauti lavorano, l’equipaggio viene svegliato per recarsi sul posto a verificare la provenienza e la natura del segnale, pena la perdita del compenso per il lavoro quasi portato a termine. Una volta giunti sul posto, tuttavia, ciò che sembrava una semplice tappa obbligata rivela la sua natura mostruosa e terrificante.

Alien

A recarsi in perlustrazione del pianeta sconosciuto sono Dallas, Kane e Lambert, mentre i restanti colleghi rimangono sulla navicella per seguire e coordinare l’operazione di recupero.

Ma quando i tre rinvengono un’astronave abbandonata con a bordo la carcassa dilaniata di una creatura aliena, cominciano a capire di trovarsi al cospetto di qualcosa al di fuori della loro portata, che si manifesta con più chiarezza nel momento in cui l’ignaro Kane si avvicina troppo ad una distesa di uova dall’aspetto strano e minaccioso.

Lì trova pronta ad attaccarlo una sorta di mano aliena (successivamente identificata come Facehugger) che – riuscendo a perforare il suo casco spaziale – rischia di provocarne il soffocamento. Ai compagni non resta quindi altro da fare che farlo rientrare sulla navicella per cercare di salvarlo, scontrandosi col parere opposto di Ripley, ligia al protocollo della Compagnia che prevede la quarantena per qualunque membro dell’equipaggio contaminato da forme di vita sconosciute. Sarà la decisione illecita dell’ufficiale scientifico Ash a far sì che Kane rientri a bordo, con tutte le terribili conseguenze del caso.

Alien

Alien mostra fin dalla sue prime battute il messaggio celato dalla trama: le insidie della sete di denaro e potere, alla base delle più grandi sciagure dell’umanità. Vittima di tale brama letale non è solo la misteriosa Compagnia che guida la missione della Nostromo ma l’equipaggio stesso della nave che – appena svegliato dall’ iper sonno – non fa altro che parlare di compensi e valore economico del proprio lavoro e che, come la Compagnia ben sa, non ci pensa due volte prima di mettere a rischio la propria incolumità recandosi a verificare la fonte di un segnale che non promette nulla di buono, solo per non rischiare di perdere il meritato compenso.

Ed è proprio in tali premesse che si inizia a riconoscere il vero antagonista di questo primo film e poi dell’intera saga: non tanto lo Xenomorfo assassino determinato a parassitizzare gli umani per riprodursi, che d’altra parte risponde ad un semplice e comprensibile istinto di autoconservazione, ma proprio l’avidità di cui la compagnia Weilan – Yutani (una sorta di Grande Fratello che trae ispirazione dall’opera letteraria 1984 di George Orwell, ma il cui nome non è mai citato direttamente, a riprova del suo significato simbolico) rappresenta l’apice e l’agente principale, affascinata dal potenziale racchiuso nell’avere a propria disposizione una creatura potente e perfetta come Alien.

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La regia cupa di Ridley Scott diviene il completamento perfetto di una sceneggiatura che non perde mai di vista i suoi obiettivi, sottolineando con i movimenti persecutori della telecamera la natura di ciò che devono affrontare i protagonisti. Le connotazioni horror di questo sci-fi appaiono infatti ben chiare fin dalla sequenza esplorativa iniziale, in cui la camera si insinua strisciante ed invasiva all’interno delle varie aree della Nostromo, muovendo fogli ed aprendo porte mentre l’equipaggio dorme sereno in stato d’ibernazione, ignaro di ciò che li aspetta al suo risveglio.

Alien svela così, scandito da tempi e montaggio perfetti, l’emergente protagonismo di Ellen Ripley, mettendolo tuttavia in risalto solo nella seconda parte del film e sottolineandone le qualità superiori di lucidità, intuito e saggezza decisionale per mezzo di una colonna sonora solenne (ad opera di Jerry Goldsmith)  cucita attorno ad ogni scena, caratterizzata da una miscela innovativa di musica classica (in cui prevale la drammaticità conferita dagli archi) ed elementi elettronici che rimandano costantemente ai suoni cavernosi dei movimenti dello Xenomorfo all’interno della nave spaziale ma anche alla sua vita embrionale, lasciando irrompere la speranza solo sui titoli di coda.

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Muovendosi in un claustrofobico microcosmo in cui la vita umana sembra perdere via via valore e significato, il film di Ridley Scott mette all’angolo lo spettatore costringendolo a fare i conti con le sue paure più recondite ed inoltrandolo in una riflessione circa i risvolti metafisici di un futuro in cui il concetto di mondo non possiede più limiti e confini, spinto oltre ogni limite dello spazio-tempo conosciuto. Un Universo in cui la speranza dell’esistenza di altre forme di vita non ostili crolla miseramente al cospetto del risultato dell’eccessiva smania umana di sapere, possedere e controllare.

Alien ha avuto tre sequel (Aliens – Scontro Finale, Alien³, Alien – La clonazione), un prequel (Prometheus) e si appresta a tornare nelle sale col sequel di Prometheus, dal titolo Alien: Covenant; nel cast del film anche Yaphet Kotto (J.T. Parker), Veronica Cartwright (J.M. Lambert), Ian Holm (Ash), Tom Skerritt (A. Dallas), Harry Dean Stanton (S. E. Brett) e John Hurt (G. E. Kane).

Regia - 4.5
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4.5
Recitazione - 4
Sonoro - 4.5
Emozione - 4.5

4.3