A Venezia 73 Dakota Fanning e Martin Koolhoven: ‘per molti Brimstone sarà blasfema’

Dopo la proiezione (qui la nostra recensione) ha avuto luogo la conferenza stampa di Brimstone, film in concorso di Martin Koolhoven. Oltre al regista, erano presenti in sala le protagoniste Dakota Fanning ed Emilia Jones e il produttore Els Vandevorst.

Alla domanda riguardo al motivo della scelta del western, il regista di Brimstone ha risposto di essere sempre stato un fan del genere, e di esserne stato spesso anche intimidito, visto che alcuni dei suoi film preferiti appartengono proprio a questo genere.

Secondo Koolhoven inoltre, il western era il genere migliore per la sua storia perché gli si può dare un tocco molto intimo e personale. Come gli spaghetti western di Leone e Corbucci trattavano un argomento americano con un sapore molto italiano dal punto di vista dei contenuti, allo stesso modo il regista ha voluto fare un film che avesse un sapore olandese con la sua religione calvinista.

Al cast è stato poi fatto notare che la visione con gli occhi di una donna è un elemento innovativo nel genere.

Martin Koolhoven ha sempre trovato ingiusto il fatto che il western raggiungesse solo il 50% della popolazione; la scelta della protagonista femminile l’ha presa dopo avere letto durante le ricerche per il film la frase “Una donna che scappa o si sposa o diventa una puttana”, che ha trovato molto maschilista.

“Pochi western hanno un personaggio principale femminile”,  ha proseguito il regista, “e anche se c’è ha un atteggiamento da macho. Noi invece siamo stati fedeli a com’era la donna del tempo.” Dakota Fanning ha aggiunto che è raro avere una storia che riguarda una donna, ed è stata la ragione che l’ha convinta ad accettare. Per lei un soggetto incentrato sulla forza e sul potere di una donna è sempre interessante.

Al regista sono state poi chieste informazioni sulla genesi della particolare struttura narrativa del film e su un’eventuale influenza di Clint Eastwood Il cavaliere pallido. Martin Koolhoven ha rivelato che aveva cominciato a scrivere in modo lineare, poi ha creato dei flashback, ma non riusciva a far funzionare la storia. Ha così adattato sui flashback la struttura narrativa, in modo da fare venire fuori il cuore emozionale del film. Il regista ha ammesso inoltre l’influenza su Brimstone del film citato e più in generale di tutta la filmografia di Eastwood, smentendo invece il legame con The Salvation, che Koolhoven ha addirittura evitato di vedere per non incorrere in contaminazioni volontarie o involontarie.

Alla domanda “In Brimstone si spinge la fede agli estremi. C’è qualche correlazione con quello che stiamo vivendo adesso?” Koolhoven ha risposto:

“In ogni film che si fa c’è sempre una parte che riguarda il passato e una che riguarda il quotidiano, e questo vale anche per questa pellicola. Ci ho messo anni a scrivere questa storia. Non ho cominciato con tutti i piani scritti e mi sono reso conto della storia solo strada facendo”.

A proposito della presunta blasfemia del suo film invece il regista ha risposto: “Il mio obiettivo non era essere blasfemo. Ho cercato di rispettare la verità e dove la storia mi voleva portare. Ma per molte persone questa storia sarà blasfema.”.

Dakota Fanning: ho sempre voluto interpretare una muta

Si è poi passati a parlare del ruolo e dell’interpretazione di Dakota Fanning. L’attrice ha dichiarato che ha sempre voluto fare il ruolo di una muta, perché con il corpo e con le vibrazioni si possono dire molte cose in più che con le parole. Per l’attrice è stata una dura prova, e l’ha adorata.

Martin Koolhoven ha elogiato la protagonista dicendo:

“Dakota mi ha sbalordito, non ho mai avuto un’attrice di questo tipo. Sa tutto fin dal principio. Presto secondo me diventerà regista. È assolutamente fedele al personaggio e comprende tutto quello che avviene sul set.”.

Si è infine parlato della violenza nel film, a proposito della quale la Fanning ha dichiarato:

“Sono in grado di separare finzione e il resto dell’esperienza filmica. Se una storia è scritta con violenza, io la devo affrontare”.

Martin Koolhoven ha invece sentenziato:

“Bisogna essere fedeli al materiale. Questa è la storia della rovina della vita di una persona. Non posso rendere la violenza accettabile o facile da guardare, perché farei qualcosa di sbagliato. La violenza è inaccettabile e la devo rendere in questo modo”.