SalinaDocFest 2019: i vincitori della tredicesima edizione

Il SalinaDocFest 2019 si è tenuto dall'11 al 14 settembre: ecco i vincitori della tredicesima edizione.

Sono stati annunciati i vincitori della tredicesima edizione del SalinaDocFest, il Festival del Documentario Narrativo tenutosi dall’11 al 14 settembre 2019

La giuria del SalinaDocFest quest’anno era composta dai registi Claudio Giovannesi e Nicolas Philibert e dal fotografo Francesco Zizola. Il Premio Tasca D’Oro per il miglior documentario è stato assegnato a La scomparsa di mia madre, il film di Beniamino Barrese. Ecco la motivazione della scelta:

SalinaDocFest 2019: Marco Bellocchio e Letizia Battaglia ospiti

Truffaut diceva che i film respirano grazie ai loro difetti. Il film che abbiamo deciso di premiare ne è un bell’esempio, e ci ha profondamente toccato. È un film che si pone domande sulle immagini e si interroga sull’identità e sulla memoria.

Questa edizione del SDF è dedicata al tema della resistenza, e noi pensiamo  – spiegano i giurati – che il cinema dovrebbe resistere al mondo nel quale viviamo dove tutto deve essere visibile. Il cinema dovrebbe mostrare e nascondere per poter costruire il nostro sguardo.

Noi abbiamo deciso, all’unanimità, di dare il premio a La scomparsa di mia madre di Beniamino Barrese, che si interroga sull’immagine della donna nella nostra società e che ci invita ad assistere a un doppio conflitto: quello tra il cineasta e la protagonista della storia (sua madre), e allo stesso tempo l’ambiguità di una donna che vuole essere filmata e contemporaneamente vuole negare l’accesso alla propria immagine.

Il documentario si è inoltre aggiudicato la menzione speciale WIF – Women in Film, che premia il documentario che più contribuisce a una riflessione sulla condizione femminile nel cinema, attribuita dalla giuria composta da Kissy Dugan, Presidente di WIF, dall’attrice Valentina Carnelutti e dalla regista Antonietta De Lillo. La motivazione è stata la seguente:

Un film che è un corpo a corpo tra madre e figlio, tra autore e soggetto, che si denudano in un generoso e raffinato atto d’amore. È un confronto vitale, che tratteggia il ritratto di una donna non ideologica ma istintivamente emancipata, che combatte le convenzioni rinnovando l’estremo e doloroso tentativo di sottrarsi all’ambiguità imperante. Una donna, e madre, che non fa sconti né a se stessa né alla realtà, come l’autore, suo figlio, che ci conferma insieme a lei, che la bellezza non è nel valore estetico ma nel principio etico. In una battaglia tra la volontà di darsi e la necessità di separarsi, i protagonisti costruiscono un dialogo intimo e urgente sulla sopraffazione dell’immagine sulla memoria, e sulla vita stessa, in un film la cui forma, ricca di espedienti narrativi insoliti e sorprendenti, coincide in modo efficace e coraggioso con il suo contenuto più profondo.

Il Premio Signum del pubblico è andato inoltre a Freedom Fields, della regista anglo-libica Naziha Arebi.