Morto Stalin, se ne fa un altro: la travolgente black comedy dall’11 gennaio al cinema
La travolgente black comedy con Steve Buscemi sarà al cinema dall'11 gennaio con I Wonder Pictures
In Italia non è ancora uscito, dopo il suo passaggio al Toronto International Film Festival, dove è stato presentato in anteprima mondiale, ma in Russia già fa scalpore e rischia di essere censurato per “prevenire episodi di violenza”. Death of Stalin è la nuova travolgente commedia nera firmata dal regista scozzese Armando Iannucci (The Thick of It, In the Loop, Veep – Vicepresidente incompetente) incentrata sulla farsa e satira politica che hanno circondato il caos successivo alla morte di Stalin e le lotte di potere per designare il suo successore. Il film sarà distribuito nelle sale italiane a partire dall’11 gennaio 2018 da I Wonder Pictures con il titolo Morto Stalin, se ne fa un altro. Di seguito potete leggere la sinossi ufficiale:
Nella notte del 2 marzo 1953, c’è un uomo che sta morendo. Non si tratta di un uomo qualunque: è un tiranno, un sadico, un dittatore. È Joseph Stalin, il Segretario Generale dell’Unione Sovietica (che forse in questo momento si sta pentendo di aver fatto rinchiudere nei Gulag tutti i medici più capaci…). È lì lì, non ne avrà ancora per molto, sta per tirare le cuoia… e se ti giochi bene le tue carte, il suo successore potresti essere tu!
Morto Stalin, se ne fa un altro è interpretato da un grande cast internazionale: Steve Buscemi (Le iene, Fargo, Il grande Lebowski) è il pragmatico Khrushchev; Michael Palin (membro dei Monty Python, Un pesce di nome Wanda) il fedelissimo Molotov; Jeffrey Tambor (Tutti pazzi per Mary, Una notte da leoni, Arrested Development) interpreta il confusionario vice di Stalin, Malenkov; Jason Isaacs (la saga di Harry Potter, The OA, Star Trek: Discovery) l’implacabile generale Zhukov; Simon Russell Beale (Into The Woods, Penny Dreadful) è il mefistofelico capo dei servizi segreti Beria e Olga Kurylenko (007 – Quantum of Solace, La corrispondenza) la pianista dissidente Maria Yudina.