TFF34 – Sam was here: recensione del thriller metafisico di Christophe Deroo

Sam was here è il lungometraggio d’esordio del giovane direttore della fotografia e regista di cortometraggi francese Christophe Deroo, e prende spunto proprio da uno dei suoi più acclamati lavori brevi: Polaris.

Un film realizzato in soli dodici giorni di riprese, che ha dovuto spingersi fino in America per trovare un produttore ma anche l’ambientazione adatta per essere girato: il deserto californiano, alle porte di Los Angeles.

Sam was here è un vero e proprio thriller on the road che fa degli aspetti più sfuggenti la forza principale della sua resa emotiva, capace di virare dal mistery drama al vero e proprio horror psicologico.

Protagonista assoluto delle vicende un uomo sulla quarantina di nome Sam (l’ottimo Rusty Joiner), un venditore porta a porta che viene mandato dal proprio titolare fuori Los Angeles, nel mezzo del deserto californiano, per trovare nuovi possibili acquirenti. Ma i villaggi incontrati sembrano tutti disabitati, e a Sam non resta che provare a contattare (senza successo) il datore di lavoro per ottenere l’autorizzazione a tornare a casa.

Sam was here

Nel frattempo, l’uomo cerca di telefonare anche alla moglie che, nonostante si rifiuti di parlargli a causa di un conflitto tra i due non meglio specificato, lo dovrebbe attendere per il giorno successivo per accoglierlo in occasione del compleanno della figlia.

Così Sam si muove alla ricerca di ospitalità e riparo in mezzo alla desolazione che lo circonda, viaggiando con l’unica compagnia dell’enorme orso di peluche acquistato per la figlia e accompagnato da un’inquietante e misteriosa luce rossa che si staglia nel cielo sopra di lui. Alla radio un’unica trasmissione condotta da un tale “Eddy” che raccoglie segnalazioni ed indignazioni del pubblico ed in cui non si fa altro che parlare di un misterioso pedofilo assassino ancora a piede libero.

Ben presto si fa sera e, a complicare le cose, sopraggiunge un guasto alla macchina, anch’esso di natura sconosciuta. A Sam non resta che fermarsi in un Motel (privo come il resto dell’ambiente di anima viva) per trascorrere la notte, mentre inspiegabili messaggi di minaccia raggiungono il suo cerca persone ed il telefono della stanza. Sam comincia a vedere e sentire cose sempre più strane: il suo viaggio all’inferno è solo all’inizio.

Sam was here

Sam was here: il potere di una scrittura semplice e di una regia impeccabile

Sam was here è la dimostrazione di come non servano molti soldi e mezzi ma solo grande talento per realizzare opere capaci di lasciare a fine proiezione un lungo strascico di sensazioni e considerazioni. Lungi dall’aver confezionato un film dall’intepretazione univoca, il preparatissimo Christophe Deroo dà vita ad un vero e proprio incubo visivo, ricco di elementi di inquietante attualità mascherati dal pretesto di un thriller che vira potentemente verso il metafisico.

Più Sam procede nel suo sempre più impossibile tentativo di tornare a casa, più si renderà conto di essere diventato vittima di una coalizione totale che lo vuole morto, riconoscendo nel suo nome quello dell’assassino ricercato. Una scoperta sconvolgente che- rendendo gradualmente Sam davvero ciò che gli altri si aspettano che sia, ovvero un uomo capace di uccidere –  rivela tutta l’inquietudine della metafora di un mondo che necessita disperatamente di capri espiatori per giustificare la sua progressiva decadenza morale.

Sam was here

A sostegno di tale tesi, il ruolo dei media, qui rappresentati da un servizio radiofonico che – col pretesto di servire  da aiuto e sollievo per i fruitori – altro non fa che sostenere e diffondere l’odio per “l’uomo spregevole dal quale stare alla larga”, pena la morte certa.

Sam was here: raccapricciante e persecutorio one man show

In un vortice di confusione e delirio sempre più progressivi, Sam finirà allora per accontentare i propri carnefici, perdendo gradualmente il contatto con una realtà ormai priva di contorni e confini ed accettando suo malgrado un destino che ha il gusto di una perpetua pena del contrappasso, orchestrata da una sorta di sadico demone capace di godere di ogni minima declinazione del dolore provato dall’uomo, giusta e meritata vendetta per ciò che avrebbe fatto in vita. Il tutto sotto l’aura raccapricciante e costante della luce rossa.

Sam was here

Sam was here è un raccapricciante e persecutorio one man show, che vede protagonista un uomo alle prese con una condanna (ingiusta o no che sia) dalla quale non può sfuggire. Un film che si presta a numerose interpretazioni, tutte valide e significative, ponendosi e centrando l’obiettivo non facile di sollevare domande le cui risposte ne sollevano altre, in un vortice infinito degno del grande Cinema.

 

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 4
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 4

3.7