Taormina Film Fest 2020 – Io lo so chi siete: recensione del documentario di Alessandro Colizzi

La storia di Vincenzo Agostino che, da oltre 30 anni, lotta per ottenere giustizia per la morte di suo figlio Nino, vittima di mafia

Il 21 marzo non è soltanto il giorno in cui si dà il benvenuto alla primavera: in questa giornata, in molte città d’Italia, viene letto un elenco di nomi che sembra, anno dopo anno, sempre, drammaticamente troppo lungo. Il 21 marzo, infatti, è anche la Giornata della Memoria e dell’Impegno di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, che legge, in questa occasione, i nomi di coloro che sono stati vittime di mafia e fenomeni mafiosi. Ogni anno, chi partecipa a questa doverosa celebrazione sente, tra gli altri, anche il nome di Antonino “Nino” Agostino. A sentir leggere questo nome, da oltre 30 anni, c’è anche suo padre, Vincenzo Agostino. A lui e alla sua strenua lotta per la ricerca della verità è dedicato Io lo so chi siete, documentario diretto da Alessandro Colizzi e scritto da Silvia Cossu, presentato con un evento speciale al Taormina Film Festival appena conclusosi.

Il 5 agosto 1989 il poliziotto Nino Agostino e sua moglie, Ida Castelluccio, sono stati uccisi con dei colpi di arma da fuoco mentre si trovavano per strada a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo. I due erano novelli sposi e in attesa del loro primo figlio. La fine delle loro vite ha portato alla nascita della battaglia serrata – condotta con fermezza e dignità – dei genitori di Nino, Vincenzo e Augusta, una battaglia tesa a scoprire la verità sulla tragica fine del loro giovane figlio. Sulla sua tomba, Vincenzo ha promesso di non tagliarsi più barba e capelli fino a quando questa maledetta battaglia non sarà da lui vinta.

Io lo so chi siete: Vincenzo Agostino e la ricerca della verità

Io lo so chi siete - Cinematographe.it

Ed è così che lo troviamo in Io lo so chi siete: vecchio canuto dalla lunga chioma e dalla lunga barba, con occhi decisi ma tristi, rimasto solo in questa lotta dopo che sua moglie, Augusta, è stata portata via da un brutto male lo scorso anno. Vincenzo continua in questo sentiero aspro e in salita per far luce su cosa e chi gli ha portato via il suo Nino, supportato dall’affetto degli altri suoi figli, degli amici e di Libera, associazione che si raccoglie attorno a lui in molteplici occasioni come una nuova, partecipe famiglia.

Come troppo spesso accade in casi del genere, la ricerca per la verità sembra scontrarsi con un muro di gomma: il silenzio di chi dovrebbe difendere la giustizia è forse quello più assordante. Le istituzioni, anche in questo caso, sembrano aver fatto troppo poco, per non dire nulla, per individuare i colpevoli della morte di Nino e Ida.

E così capita che ci si imbatta in depistaggi, false dichiarazioni, prescrizioni e ogni altro elemento che oppone ostacoli a questa marcia di vita e di verità. Vincenzo è sicuramente sfiancato, ma non sfinito: porta in giro per l’Italia, per le scuole e dove ce n’è bisogno il suo racconto, quello di un padre che ha perso il proprio figlio a causa di questa brutta cosa chiamata mafia, ma che, nonostante la corruzione con cui ha avuto a che fare, non perde la fiducia nella legalità. Un altro Stato è possibile, ed è quello composto dalle giovani anime di coloro che ascoltano con partecipazione i suoi racconti, da chi non si arrende di fronte ai soprusi della criminalità organizzata ma alza la voce per affermare con forza il desiderio di giustizia.

Un documentario senza lieto fine ma che invita a lottare

Io lo so chi siete - Cinematographe.it

Alessandro Colizzi, con Io lo so chi siete, chiama in causa, oltre allo stesso Vincenzo, giornalisti, avvocati, pm e coloro che si sono interessati alla sua storia nel corso di questi anni. Dai loro racconti emerge, come spesso è capitato di sentire in vicende simili, quell’omertà che ha avvolto per un periodo buio della nostra storia, e purtroppo a volte continua ad avvolgere, le istituzioni italiane e il loro operato “oscuro”, frutto di collaborazioni con chi lavora nell’illegalità.

La storia di Vincenzo non ha (ancora) un lieto fine, non sembra destinata ad arrivare a una conclusione facile e immediata: ma il cammino di quest’uomo invecchiato e stanco è un cammino di forza, che chiama a raccolta uomini e donne coraggiosi e uniti insieme dallo stesso obiettivo di verità. E non importa quanto esso sia lontano: l’importante è non fermarsi, l’importante è continuare a camminare. Per Nino, Ida e tutti gli altri che aspettano ancora di poter finalmente riposare davvero in pace.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 3
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.4