Berlinale: il sindaco di Berlino accusa il Festival di essere “antisemita”

Il sindaco di Berlino, ha criticato aspramente la cerimonia di chiusura della Berlinale, definendola antisemita.

La 72ª edizione della Berlinale, il celebre Festival Internazionale del Cinema di Berlino, si è conclusa sabato scorso, ma le controversie politiche e le divisioni riguardanti i messaggi espressi durante l’evento continuano a tenere banco.

Le accuse di antisemitismo alla Berlinale

Berlinale - cinematographe.it

La scintilla delle polemiche è stata accesa domenica pomeriggio, quando l’account ufficiale della Berlinale sui social media ha condiviso una dichiarazione annunciando l’intenzione di presentare accuse penali contro coloro che, a suo dire, avevano condiviso “post sulla guerra in Medio Oriente”.

I post incriminati, pubblicati sull’account Instagram ufficiale del Berlinale, contenevano infografiche che esprimevano solidarietà e richiedevano un “cessate il fuoco immediato e permanente” nella regione di Gaza, oltre a riflessioni sulla storia nazista della Germania e la sua responsabilità attuale.

Tuttavia, i post sono stati successivamente ritirati dal festival della Berlinale, che ha precisato che non riflettevano la posizione ufficiale della Berlinale. Nonostante ciò, gli screenshot dei post hanno cominciato a circolare sui social media, suscitando un acceso dibattito.

Le controversie hanno toccato il punto massimo quando Kai Wegner, il sindaco di Berlino, ha criticato aspramente la cerimonia di chiusura della Berlinale, definendola una “relativizzazione intollerabile”. Wegner, del partito dell’Unione Cristiano-Democratica, ha espresso preoccupazione riguardo all’antisemitismo e ha dichiarato che Berlino è fermamente dalla parte di Israele.

Berlino ha una posizione chiara quando si tratta di libertà. Berlino è fermamente dalla parte di Israele. Non ci sono dubbi su questo. La piena responsabilità delle profonde sofferenze di Israele e della Striscia di Gaza ricade su Hamas. Solo [Hamas] ha il potere di porre fine a queste sofferenze liberando tutti gli ostaggi e deponendo le armi. Qui non c’è spazio per la relativizzazione”.

La cerimonia di chiusura della Berlinale, infatti, è stata caratterizzata da discorsi fortemente politicizzati. Registi come Eliza Hittman hanno usato la loro piattaforma per chiedere un cessate il fuoco a Gaza, mentre altri attori e registi israeliani e palestinesi hanno ribadito la necessità di una soluzione politica per porre fine al conflitto.

Leggi anche Berlinale 2024: i vincitori del Festival del Cinema di Berlino