Army of the Dead e l’importanza della rappresentazione nel cast

Per i produttori del film Netflix Army of the Dead era estremamente importante avere diverse etnie nel cast. Ecco cosa ha detto la produttrice Deborah Snyder.

Deborah Snyder, produttrice di Army of the Dead, parla del cast del film: “Non doveva essere tutto americano e tutto bianco”

Durante un’intervista di ScreenRant la produttrice del film Netflix Army of the Dead, Deborah Snyder, ha sottolineato l’importanza della rappresentazione nel cast. Il film, che arriverà su Netflix il 21 maggio, è diretto da Zack Snyder e vede Dave Bautista alla guida di un gruppo di mercenari che deve realizzare la rapina del secolo. L’unico intoppo? La pandemia zombi. Il film è l’atteso ritorno del regista al genere horror, dopo a L’alba dei morti viventi del 2004. Con questo film il regista spera di dare vita a un nuovo franchise horror, sono infatti già in lavorazione altri due progetti: Lost Vegas e Army of Thieves.

Army of the Dead, di cui potete vedere il trailer QUI, si svolge durante un’epidemia di zombi a Sin City. Un cuoco e una banda di disordinati ma esperti mercenari hanno il compito di rubare 200 milioni di dollari da un caveau a Las Vegas. Con elementi tipici degli heist movie e del genere horror, il film tenta di reinventare il genere, includendo anche nuove “razze” di zombi. Il film vanta anche un cast ampio e diversificato, con protagonista la star di Guardiani della Galassia Dave Bautista, Garret Dillahunt, Theo Rossi, Omari Hardwick, Tig Notaro e molti altri.

army of the dead

La produttrice Deborah Snyder (300, Watchmen) dice che, fin dall’inizio, è stato molto importante avere un cast diversificato. Ecco cosa ha detto a riguardo: “Avere un cast globale era qualcosa di molto importante per noi. Penso per il nostro pubblico e sia perché è un film che finirà su Netflix, la cui maggior parte del pubblico è internazionale, ma questa decisione ha senso anche nelle nostre vite di tutti i giorni. Anche qui ci sono molte persone rappresentate, non c’è motivo per cui il film doveva essere solo tutto americano e tutto bianco. Volevamo rappresentare molte etnie”.