120 battiti al minuto rappresenterà la Francia nella corsa all’Oscar

Il film di Robin Campillo, Grand Prix a Cannes 2017, rappresenterà la Francia nella corsa all'Oscar

120 battiti al minuto, il film sulla lotta contro l’ AIDS per la regia di Robin Campillo, è stato scelto per rappresentare la Francia nella categoria Miglior Film Straniero agli Oscar. 120 battiti al minuto ha avuto la sua premiere mondiale al Festival di Cannes, dove ha ottenuto grandi riconoscimenti da parte della critica e ha vinto il Gran Prix della giuria presieduta da Pedro Almodovar. Un film topico, universale e profondamente radicato nella società francese, 120 battiti al minuto è stato venduto a livello mondiale ai distributori mainstream e ha come obiettivo quello di raggiungere un pubblico ben al di là del pubblico di nicchia per i film LGBT.

La pellicola ha segnato il debutto di Campillo nella competizione di Cannes e si è dimostrato uno dei migliori film della 70esima edizione del festival. Di seguito potete leggere la nostra recensione da Cannes 70:

Senza esplicitare alcun intento di sensibilizzazione sociale o cambiamento, 120 battements par minute si presenta – sin dalle prime scene – come uno spaccato di vita reale, che descrive minuziosamente le dinamiche e le problematiche che ruotano intorno alla malattia ancora oggi ma che negli anni ’90 – picco dell’epidemia in Francia – erano ancora oscure o nebulose. Nel raccontare le storie che li hanno portati a contrarre o conoscere l’ HIV, i protagonisti lasciano emergere l’assoluta non eccezionalità delle proprie vicende personali, riportando ordine e coerenza nell’immaginario di chi ancora vede questo tipo di malati così distanti dalla gente comune.

La telecamera si insinua nei dibattiti e nelle azioni del gruppo di attivisti, seguendone fallimenti e successi senza alcun intento apologetico, semplicemente per far uscire dall’ombra la realtà di persone e di malati come tanti ma irragionevolmente discriminati.

Il film di Robin Campillo riesce così a conferire un volto ed una dignità alle tante persone morte nell’ombra, scandendone le battaglie e la vita privata a ritmo di una musica house che appare come l’unico momento in cui i protagonisti riescono a sentirsi leggeri, danzando sulla vita che hanno vissuto e che ancora li aspetta, nonostante le innumerevoli difficoltà. CONTINUA A LEGGERE LA NOSTRA RECENSIONE