La Casa di Carta 4 – Cosa non ci è piaciuto della serie Netflix

Nonostante il successo, questa quarta parte de La Casa di Carta 4 non viene promossa a pieni voti. Ecco alcune cose che non ci hanno convinti!

Sono ormai giorni, e cioè da quando la serie tv è stata rilasciata su Netflix, che sul web non si fa che parlare de La Casa di Carta. Complice l’obbligo di quarantena a cui gran parte del mondo è sottoposto da settimane, sono infatti moltissime le persone che hanno trascorso ore ed ore di fronte a pc, tablet o smart tv per finire quanto prima i nuovi episodi della serie spagnola, anticipando così eventuali spoiler e preparandosi al confronto con amici o contatti social.

La Casa di Carta – Parte 4: recensione finale di stagione

Ma se sono sempre più le persone che adorano in tutto e per tutto La Casa di Carta, c’è anche chi percepisce un leggero declino della serie Netflix. Effettivamente, nei nuovi episodi sono stati diversi i momenti in cui alcune cose risultavano ben poco credibili, vedi la facilità con cui Gandia raggiungeva il proprio nascondiglio senza farsi raggiungere dai suoi inseguitori. In generale, La Casa di Carta continua a confermarsi comunque come un prodotto di buon livello ma, insomma, qualche difetto bisogna pur trovarglielo. In attesa di scoprire cosa accadrà nella quinta parte dello show, abbiamo individuato cinque cose che ci hanno fatto storcere il naso durante la visione della quarta stagione.

La morte di Nairobi

La Casa di Carta - Cinematographe.it

La Casa di Carta 4 e le lacrime di Nairobi sul set [VIDEO]

Inauguriamo la lista con quello che ha rappresentato il momento più tragico dell’intera serie tv, comprese le precedenti stagioni. Nairobi (Alba Flores) era stata protagonista di un altro momento shock che aveva chiuso la terza parte della serie: vederla colpita da un proiettile sparato dall’esterno della banca, nell’ultimo episodio rilasciato lo scorso anno, non aveva fatto piacere a nessuno ed in tanti speravano che i nuovi episodi riconsegnassero una Nairobi più viva e più forte che mai. Dopo l’operazione pensavamo che il peggio fosse passato, finché gli sceneggiatori non hanno deciso di dedicare un intero episodio al suo passato, ai suoi desideri per il futuro, al suo rapporto con Bogotà (Hovik Keuchkerian) e al suo carattere da vero leader, rendendo tutto molto prevedibile, esclusa la modalità della sua morte e quindi la scena in cui viene giustiziata, che rimane però piuttosto no sense. Gandia (José Manuel Poga) non era a conoscenza di Manila (Belén Cuesta), elemento infiltrato tra gli ostaggi, a cui Palermo (Rodrigo de la Serna) aveva da poco consegnato una pistola. Allora perché la banda non ha pensato di affidarle il compito di colpire Gandia e mettere in sicurezza Nairobi una volta raggiunto l’atrio delle scale? Risposte probabilmente non ne avremo mai e purtroppo dobbiamo accettare il fatto che, per riavvicinare il pubblico alla banda, si è deciso di sacrificare il personaggio migliore. Onore a te, Nairobi!

I dialoghi de La Casa di Carta 4

La Casa di Carta - Cinematographe.it

Sicuramente la story-line alla base de La Casa di Carta è caratterizzata da una costante tensione e il fatto che Netflix decida di dividere le varie stagioni in due parti fa sì che la seconda parte sia ricca, sin dal primo episodio, di colpi di scena e momenti adrenalinici. Va da sé che gli sceneggiatori cerchino quindi in diversi modi di allentare proprio questa tensione, inserendo qualche scena più “leggera” che permetta così allo spettatore di distrarsi un attimo da sparatorie e rapine. Però, c’è un però. In questa quarta quarta parte della serie tv alcuni dialoghi, o addirittura intere scene, risultano di una banalità imbarazzante, basti pensare al discorso di Denver sulla “Maserati” Tokyo (Úrsula Corberó) o all’episodio finale in cui il capo della banda dei minatori chiede al Professore: “Ma chi è Copperfield? Il mago non era Harry Potter?“. Un aspetto da rivedere, per non rischiare di diventare troppo infantili sotto molti aspetti.

La Casa di Carta – Parte 4: le frasi più belle della serie TV Netflix

La gelosia di Denver

La Casa di Carta - Cinematographe.it

Il personaggio interpretato da Jaime Lorente rientra tra quelli che si sono fatti voler bene sin dalla prima stagione de La Casa di Carta, complice la sua risata e la tenerezza dimostrata nei confronti di Monica (Esther Acebo). Eppure, in questa quarta parte, Denver si è dimostrato estremamente infantile, quasi regredito rispetto agli inizi, quando assistevamo alla crescita di un ragazzo poco istruito, cresciuto tra la gente di strada, ma comunque pronto a dispensare consigli ed interessanti spunti di riflessione ai propri compagni di banda. Nell’era in cui ci si batte tanto contro la violenza sulle donne, Denver ha rappresentato davvero un brutto esempio e bisogna sottolineare ancora una volta che non basta avere un bel visino ed essere simpatici per meritare l’amore di una donna se poi per qualsiasi futile motivo o frutto della propria immaginazione si diventa violenti e incontrollabili. Quello non è mai amore, è semplice possesso, e Monica, almeno in questo caso, sembra meritare molto di più.

Arturito

La Casa di Carta - Cinematographe.it

Ad oggi risulta difficile ricordare, nella storia delle serie tv, un personaggio odiabile quanto quello interpretato da Enrique Arce. Il problema è che, più passano gli episodi e più lui diventa irritante. Come se non bastasse, però, La Casa di Carta – Parte 4 ci fa conoscere addirittura un lato ancora peggiore dell’individuo, ovvero la sua tendenza a molestare le donne mentre queste non sono coscienti. Poteva continuare ad essere il personaggio perfetto su cui sfogare tutto il nostro odio, da tenere lì soltanto con questa specifica utilità. Ma, in questo caso, Arturito l’ha fatta davvero grossa e quindi non possiamo che sperare che la paghi davvero, stavolta, e venga definitivamente eliminato dallo show, poiché la pallottola che si è beccato nella gamba rappresenta fin troppo poco per uno come lui che ha definitivamente smesso di farci sorridere.

Il sentimentalismo esagerato

La Casa di Carta - Cinematographe.it

Dicevamo che, leggendo i pareri sul web, non sono pochi coloro a cui sembra che La Casa di Carta sia oggetto di un declino che porta gli ultimi episodi ad essere ben distanti dalla brillantezza degli inizi. Seppur si riprenda nel finale, regalandoci un paio di episodi pronti a ricordarci il genio del Professore (Alvaro Morte) ed i motivi per cui ci siamo innamorati di questa serie, bisognerebbe sottolineare quanto la storia venga farcita con un sentimentalismo esagerato. Nel corso del tempo, infatti, sono nate davvero troppe relazioni tra i protagonisti della serie e sono ormai troppi i sentimenti in ballo, che si trasformano quindi in punti deboli per ciascun elemento della banda. Molti di loro sembrano aver perso di vista l’obiettivo finale del piano, probabilmente perché adesso hanno fin troppo da perdere, a differenza di quanto accadeva nei primi episodi della serie. Di conseguenza, a mancare è la lucidità che spinge ciascuno di loro a fare errori evitabili che portano però a conseguenze irrimediabili, basta vedere, ad esempio, l’inutile confronto tra Rio (Miguel Herrán) e Denver che avviene mentre stanno ricercando un uomo (Gandia) armato fino al collo, che ha una loro amica in ostaggio e che, poco dopo, sarà libero di ammazzare Nairobi. Insomma, speriamo che tutti tornino a guardarsi meglio le spalle e a donare alla serie un po’ meno discussioni da adolescenti e più azioni da Robin Hood moderni quali sono sempre stati.