Hill House: tutti gli easter eggs della serie tv Netflix

Quali sono gli Easter Egg disseminati tra gli episodi di Hill House, la nuova ghost story di Netflix? E quali sono le differenze tra la serie tv e il libro? Scopriamoli insieme

Hill House, da poco disponibile su Netflix, ha già raccolto entusiasmi e ottimi pareri della critica. Non c’è dubbio che, grazie all’equilibrismo del suo regista e creatore, Mike Flanagan (Oujia, Il gioco di Gerald), questa prima stagione di Hill House sia estremamente valida, soprattutto per la sensibilità di una scrittura che muove le fila del genere horror onorando il dolore, il trauma del lutto, che ognuno dei suoi protagonisti si porta con sé fin da bambino.

Il trailer di Hill House è spettrale!

Hill House è tratta dal romanzo di Shirley Jackson, pubblicato nel 1959, L’incubo di Hill House, e la serie, pur dichiarando con maturità la propria indipendenza (gli elementi di differenza sono numerosi), le è sicuramente debitrice, poiché Flanagan trova il modo di omaggiarla non dimenticandosi di inserirvi molti Easter Egg, come una specie di fil rouge: insomma, in ognuno dei suoi dieci episodi troverete, soprattutto se avete già amato la sua lettura, almeno diciassette Easter Egg (ma siamo certi che ce ne siano molti altri).
La difficoltà di farne un elenco completo deriva dalla raffinatezza con la quale il suo creatore è stato in grado di mescolare indizi e incorporare i riferimenti al romanzo della Jackson nella sua versione di questo racconto che troverà il modo di spaventarvi ma, anche, di farvi empatizzare con la sofferenza di ognuno dei membri della famiglia Crain.
Ci siamo infilati, allora, i cappelli da detective e abbiamo raggruppato diciassette Easter Egg per voi (quindi, se desiderate intraprendere l’impresa accattivante di trovarli da voi, la lettura di questo elenco è decisamente sconsigliata!).

La recensione di Hill House

Ecco i diciassette Easter Egg disseminati nella serie e come la ricollegano al libro da cui è tratta!

Il voice over di Steven

Partiamo dal più evidente. Ovviamente si tratta del riferimento più immediato al libro, perché la voce narrante di Steven Crain (Michiel Huisman) è prelevata, con grande rispetto, dalla prosa della Jackson. Eppure, la rielaborazione è intelligente, soprattutto quando si tratta di utilizzare le voci fuori campo per enfatizzare la potenza emotiva di determinate situazioni. I pensieri di Eleanor Vance che nel libro troviamo espressi prima del suo primo tentativo di suicidio qui vengono liberamente contestualizzati nel momento in cui Steven si prepara a salvare Luke (Oliver Jackson-Cohen) dalla Porta Rossa e il suo conseguente affrontare la moglie. “Sono a casa, sono a casa…“.
Flanagan decide di mantenere inalterata la descrizione di Hill House con la quale il libro inizia e finisce, mentre declina intelligentemente il “qualunque cosa si muovesse lì dentro, si muoveva da sola” nel “qualunque cosa si muove, si muove insieme”, a dimostrare la natura ottimista della serie.

La tazza con le stelle

Nel quinto episodio, Nell (Violet McGraw) scopre la tazza con le stelle di Jacqueline Hill e decide che d’ora in poi berrà soltanto da quella. Ma Nell è preoccupata, perché sa che non le è permesso possedere oggetti fragili. Comunque sia, la signora Dudley (Annabeth Gish) insiste che sia proprio lei a usare quella tazza. È un momento che illustra il desiderio di entrambe di provare a catturare la bellezza di un mondo sfuggente, facendolo attraverso i propri modesti mezzi, nei modi più apparentemente insignificanti, ma tangibili. Al contrario, nel romanzo, quanto accade è riferito ai pensieri di Eleanor nel momento in cui vede una ragazza da sola ad una tavola calda. La ragazza si rifiuta di bere il suo latte senza la sua tazza con le stelle.

L’ultimo ballo di Nell

Quando Nell (Victoria Pedretti) arriva a Hill House da adulta, va alla ricerca di sua madre Olivia (Carla Gugino), fino a che il palazzo non si trasforma nella notte del suo matrimonio dove suo marito Arthur, nel presente deceduto, l’invita a ballare. Si parla chiaramente di un’immagine mentale: insieme danzano a Hill House, che diventa teatro di un contrasto emotivo, laddove la casa si inonda di luce e degli affetti di Nell, ma a farne da contraltare c’è l’aspetto diroccato e freddo della magione.
Anche nel romanzo si tratta di uno degli ultimi momenti di Eleanor, una reminiscenza che precede il suo tentato suicidio. Ma nella serie non ci sarà nessun Luke a salvarla, perché sarà il fantasma di sua madre, che lei stava disperatamente cercando, a ucciderla.

I colpi incessanti

Nel romanzo della Jackson non vediamo mai veramente i fantasmi che infestano Hill House, né è chiaro come si muova l’attività paranormale che vi si registra: è slegata dalla rabbia repressa di Nell, che ne sarebbe quindi la forza scatenante?
Flanagan decide di esplicitare le presenze spettrali, e insieme ad esse, il continuo bussare alle porte delle camere da letto, che qui è giustificato, a differenza del libro, dai suoni emessi dal figlio di Poppy, gravemente malato, come sua necessità di attirare l’attenzione, impossibilitato a parlare.

Eleanor Vance e il Dott. Montague

Tutti i nomi dei personaggi sono presi direttamente dal romanzo, ma non ci dimentichiamo di alcuni, piccoli dettagli, come il fatto che quando Nell sposò Arthur prese il suo cognome, Vance, in un sorta di predestinazione alla sua morte. Anche il dottore di Nell, Montague, prende il nome dal libro: sarà colui che insisterà affinché Nell ritorni a Hill House, indirizzandola, infine, verso un infausto finale.

Nella notte, nell’oscurità

Nel primo episodio, il giovane Steven chiede alla signora Dudley come mai il personale non viva al pianoterra, e lei gli rivela che nessuno ci si avvicinerebbe mai. Nella serie, Dudley viene mostrata come una donna complessa, con i suoi sogni e i suoi desideri, ma Flanagan non rinuncia a una battuta che è comune al romanzo e che esprime il lato più temprato e indurito della donna; ella, infatti, riserva la stessa frase ammonitrice ad ogni residente, ragguardendolo su come nessuno possa udirli “nella notte, nell’oscurità”.

Una stretta di mano che non è così confortante

Nel romanzo, Theo ed Eleanor si trovano vittime di una notte infestata da oscure presenze, durante la quale Eleanor trova conforto stringendo la mano di Theo. Soltanto dopo si renderà conto che non era affatto di Theo la mano a cui si stava aggrappando!
Nella serie, questo avviene nel terzo episodio, ma in maniera differente: Theo si sveglia perché crede che Nell stia salendo sul suo letto a causa di un incubo, perciò decide di stringerle la mano, ma quando Nell inizia a ricambiare la stretta con troppa pressione, Theo si accorge che non c’è nessuno con lui. I ruoli sono invertiti, ma la dinamica è la stessa, e con essa il senso raggelante di terrore e spaesamento.

Le statue di pietra

Mike Flanagan decide di accumulare un grosso numero di statue all’interno della magione, tanto da farne una presenza ossessiva e disturbante, ma nel libro ce n’è una soltanto: una grottesca rappresentazione del costruttore di Hill House e delle sue due figlie. Il dottor Montague suggerisce che possa essere posizionata come simbolo di protezione, come custodia del palazzo, ed è quanto la serie stessa lascia intendere: un simbolo di protezione e di distruzione al contempo.

La stanza del bebè

Quando Olivia incontra per la prima volta Poppy Hill (Catherine Parker) nella sua stanza di lettura, nonché la Stanza Rossa, Poppy fa presente la natura della camera stessa: era una nursery room. È certamente un ammiccamento a quello che nel romanzo era il “cuore della casa”, nonché un punto di accentramento del paranormale. Nel libro, quando Eleanor si arrende a Hill House, questo “cold spot” si annulla e la casa, come un organismo vivente, si presenta improvvisamente “calda e protetta”, così come nella serie essa culla i Crain imbonendoli in un sorta di sensazione di sicurezza tramite la Stanza Rossa.

Il cane

L’unica attività paranormale che si verifica senza la presenza di Eleanor è quella che ha come protagonista un cane misterioso che Montague e Luke decidono di inseguire. Questo incontro lo ritroviamo nel sesto episodio, come una specie di eco: la notte della tempesta, con la sparizione di Nell, vede Steven, Theo e Shirley imbattersi in un grosso cane che corre per i corridoi della casa.

Benvenuta a casa, Nell

In entrambi i mondi, letterario e televisivo, le scritte sul muro hanno un’importanza fondamentale nella creazione di un universo percettivo inquietante e caotico. I ritrovamenti della frase “Torna a casa, Nell” al di sotto della carta da parati da parte di Theo e Nell da piccoli, e poi “Benvenuta a casa, Nell”, frase che troverà Nell stessa da adulta, si fanno specchio da romanzo a serie. La Jackson scrive, invece, “Aiuta Eleanor a tornare a casa”, una scritta riportata col gessetto, e più tardi, col sangue.

La pioggia di pietre

La pioggia di pietre che si abbatte sulla casa dopo che il padre di Eleanor muore (all’epoca aveva solo 12 anni), è un evento che nella serie viene riportato a Olivia, come un aneddoto che lei stessa racconterà alla signora Dudley nel nono episodio. Olivia si rifiuta di credere di esser stata lei stessa responsabile tramite i suoi istinti di dolore e violenza, ma è chiaro che se ne sta semplicemente auto-convincendo. Nel libro, Eleanor dimenticherà completamente l’esperienza.

La stanza verde

Nel romanzo, ogni stanza di Hill House ha il proprio colore: blu, verde, giallo e rosa. Il lavoro fotografico della serie non fa un utilizzo ugualmente monocromatico, perciò questa suddivisione netta va a perdersi. Nell’episodio nove, la serie torna indietro per un momento a quando la famiglia Crain per la prima volta arrivò nella casa. Mentre i bambini esplorano i corridoi, però, Steve fa notare, esclamando, che Theo vuole la stanza verde, la stessa che gli viene assegnata nel romanzo.

I leoni

I pomelli delle porte di Hill House sono minuziosamente decorati con delle teste di leone, un riferimento alle fantasie d’infanzia di Eleanor che leggiamo nel racconto della Jackson. Eleanor ha una personalità che tende alla fuga dalla realtà, in un binomio di sensazioni che la vede prima desiderare un’esistenza in cui è celebrata dagli altri e, in un secondo momento, un’altra in cui vivere in una bolla d’isolamento lontano da tutti. I leoni rappresentano la sua brama e la sua illusione nei confronti della realtà (la casa altro non è se non l’assoluta realtà di una sua impossibilità, l’impossibilità di vivere quanto immagina o di evitare il suo passato), perciò la serie trova un modo assolutamente brillante di omaggiare Shirley Jackson.

Il pettirosso di Olivia

Un altro tentativo ben riuscito di tenere fede al romanzo senza snaturarlo emerge nel racconto di Olivia a Luke, attraverso cui riporta alla luce una storia della sua infanzia, una fantasia in cui ella avrebbe avuto una casa piena di fiori in cui leggere il futuro a chi venisse a trovarla, preparando loro pozioni ristoratrici. Avrebbe avuto un pettirosso: un sogno ad occhi aperti che le avrebbe ispirato “Luke Robin” come nome per il figlio. Nel romanzo, per l’appunto, questi sono i prodotti della fertile immaginazione di Eleanor, visioni che l’accompagnano mentre ella sta facendo ritorno a Hill House.

The Grattan Murders

È il nome originale della filastrocca che Poppy recita a Hugh (Timothy Hutton) nel finale e anche la stessa che, per ammissione della stessa Jackson, lei cantava ai suoi bambini prima che si addormentassero. È un dettaglio che compare anche nel romanzo, infatti, quando Eleanor sta origliando Luke e Theo per scoprire cosa davvero pensano di lei, ed è lì che Luke la canta a cuor leggero al fratello.

Il viaggio finisce quando s’incontrano gli amanti

Si tratta della famosa frase che Eleanor continua a ripetersi nel romanzo, mentre è chiaro che il suo vero amante è la casa in sé, motivo per il quale preferisce finire la sua vita in un incidente stradale piuttosto che abbandonare le sue pareti.
Nella serie, gli amanti nello specifico non solo altri che Olivia e Hugh, i quali si riuniscono nel finale. Ovviamente, il romanzo pone un punto netto alla fine della narrazione, ma la serie preferisce suggerire, tramite le parole di Olivia, che il viaggio non finisce mai, “non se ami qualcuno“.

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