Bridgerton: cosa c’è di vero nella serie Netflix?

Bridgerton, la serie TV prodotta da Shonda Rhimes per Netflix, accende gli animi: tra appassionati e detrattori, i secondi spesso insistono sulla mancanza di accuratezza nella ricostruzione storica. In alcuni casi, sbagliando. 

Bridgerton, la serie tv creata da Chris Van Dusen, prodotta da Shonda Rhimes e disponibile per gli abbonati Netflix, sta facendo parlare molto di sé. Costruita con enorme dispendio di mezzi – per gli otto episodi della prima stagione, sono stati realizzati 7500 abiti diversi, giusto per avere un’idea – in modo da soddisfare più appetiti possibili, mescola romanticismo di stampo austeniano aggiornato in senso più pragmaticamente femminista e inclusivo, sfavillio da kolossal e cinismo pop à la Gossip Girl. Il risultato è per alcuni discutibile, per altri puro guilty pleasure.

Benché la serie riveda e talvolta corregga vistosamente la Storia alla luce di una sensibilità contemporanea, i detrattori, che pure non mancano, potrebbero non andare a segno se utilizzano come loro principale argomento la mancanza di accuratezza storica. Lo staff creativo di Bridgerton è, infatti, ricorso alla consulente Hannah Greig, accademica dell’Università di York specializzata nella storia dell’Inghilterra del XVIII secolo e del primo Ottocento, per farsi guidare nelle varie fasi di scrittura. La stessa Julia Quinn, autrice degli otto romanzi dedicati ai Bridgerton – uno per ogni fratello o sorella –, prima di cominciare a lavorare alla saga (che, in origine, doveva essere ‘solo’ una trilogia), ha svolto una scrupolosa attività di ricerca.   

Bridgerton e la regina di colore. Chi era Charlotte di Mecklenburg-Strelitz?

La regina Charlotte, interpretata dall’attrice Golda Rosheuvel

La prima stagione di Bridgerton è ambientata nel 1813, nel pieno dell’età della reggenza, etichetta storiografica con cui si definisce il periodo di tempo (1811-1820) in cui Giorgio IV sostituisce il padre ancora in vita ma malato, Re Giorgio III, sul trono d’Inghilterra. Giorgio III aveva sposato Charlotte di Mecklenburg-Strelitz, che, secondo alcune cronache, sarebbe stata meticcia, in quanto discendente di Margarita de Castro y Sousa, a sua volta discendente di un ramo afro-americano risalente a una concubina di Alfonso III. Bridgerton affida, dunque, non arbitrariamente  all’attrice di colore Golda Rosheuvel il compito di interpretare la regina.

Il mercato matrimoniale 

Per ‘Bridgerton’ sono stati realizzati 7500 abiti diversi, 104 solo per la protagonista Daphne

Bridgerton si svolge nei sei mesi che coincidono con la stagione del cosiddetto ‘mercato matrimoniale’: si tratta di un’usanza documentata, risalente al XVII secolo. Le famiglie aristocratiche erano solite partire per una vera e propria transumanza: dalle loro sontuose dimore di campagna si recavano in città per accasare i pargoli e le pargole in età da matrimonio. Questi ultimi dovevano frequentare tutte le occasioni che avrebbero incrementato le loro possibilità di incontrare buoni partiti: feste in giardino, balli, eventi di beneficenza dal carattere rigorosamente esclusivo. L’obiettivo delle famiglie, di per sé tutt’altro che ‘romantico’, era quello di favorire per i loro figli fidanzamenti che sarebbero diventati non solo matrimoni, ma anche alleanze economiche in grado di preservare il denaro dalla dispersione. I soldi, così facendo, circolavano sempre all’interno degli stessi circuiti e la mobilità sociale veniva ostacolata. 

Astenersi (non solo sessualmente) dai maschi

Simon Basset, Duca di Hastings, e Daphne Bridgerton, protagonisti della prima stagione della serie

Dopo la diffusione, nel Seicento, del Puritanesimo, la società britannica upper class divenne particolarmente sobria e attenta alla reputazione di morigeratezza: alle donne non era concesso mostrarsi in pubblico al fianco di uomini che non fossero loro parenti. Non solo, dunque, erano tenute ad arrivare illibate al matrimonio, ma anche ad astenersi da qualsiasi frequentazione non autorizzata di membri del sesso opposto. La preoccupazione di Anthony, Visconte di Bridgerton, per la possibile compromissione della reputazione della sorella Daphne, ‘beccata’ ad amoreggiare con il Duca di Hastings, è, a ben vedere, perfettamente giustificata dai parametri di giudizio propri del tempo. 

Leggi anche Bridgerton e il piacere femminile nella serie Netflix tra masturbazione, sesso ed emancipazione

L’ (in)educazione sessuale delle fanciulle

Eloise, la più ribelle e intellettuale dei fratelli Bridgerton

Tra i temi affrontati da Bridgerton, vi è senz’altro quello dei danni che l’inesperienza sessuale può causare alle giovani mogli. Daphne, proprio a causa della propria ignoranza in materia, fatica a interpretare ‘un’abitudine sessuale’ del neo-marito; è, tra l’altro, la risoluzione di questa sua difficoltà a mettere in crisi il legame. Le madri, all’epoca, non fornivano alle figlie alcuna indicazione, neppure vaga, sugli aspetti ‘meccanici’ ed emotivi della sessualità. L’educazione sessuale era bandita in qualsiasi contesto. Anche le letture consentite alle signorine di buona famiglia erano sottoposte a vigilanza e talvolta censura: la lista dei libri a cui le ragazze bene del tempo, quelle che aspiravano a matrimoni vantaggiosi, potevano avere accesso era piuttosto ristretta. I romanzi, in particolare, venivano considerati come una sorgente di corruzione morale e le giovani, se tenevano alla loro reputazione di virtuose, dovevano rinunciarvi. 

Leggi anche Bridgerton: recensione della serie TV Netflix di Shonda Rhimes

Tags: Netflix