Better Call Saul o la fantasmagorica emancipazione di Vince Gilligan

La poetica di Vince Gilligan negli anni, quali sono i suoi possibili limiti e perché Better Call Saul è la sua opera più matura.

George Vincent Gilligan Jr è uno sceneggiatore, regista, produttore e (una volta sola) attore statunitense. Della Virginia, per la precisione. Il suo primo lavoro, Fast Food, lo cominciò a scrivere durante il college, Università di New York, produzione cinematografica. Ne fecero un film nel 1998. Un mediocre successo. Il successo, quello vero, arrivò invece sul piccolo schermo con X-Files, serie di cui era grande fan, per la quale iniziò firmando un episodio e poi continuò con altri 29, divenne produttore esecutivo dalla sesta alla nona stagione e infine co-creatore dello spin-off The Lone Gunmen. Vi ricorda qualcosa?

Tolte le parentesi non fortunatissime del 2008, nella quale lavora alla sceneggiatura di Hancock e del 2019 in cui debutta alla regia di un lungo con El Camino, Gilligan non abbandona più il mondo seriale, dando vita a Breaking Bad, la creatura che lo farà passare alla storia, e Better Call Saul, quella che sta affermando la sua maturità artistica.

Partendo dalla fine gettiamo uno sguardo sulla sua poetica, come si è evoluta, quali sono i suoi eventuali limiti e come la storia di Jimmy McGill/Saul Goodman è passata dal poter essere fagocitata da quella di Walter White/Heisenberg al riuscire, per alcuni versi, a superarla.

Come Vince Gilligan ha gettato le basi della sua solida poetica

Better Call Saul, cinematographe.it

Better Call Saul 5: recensione del finale di stagione 

Quando cominci a lavorare ad una serie come Better Call Saul non puoi pensare solamente a quello che vuoi o non vuoi fare con una storia, magari dopo aver deciso se vuoi realmente raccontarla o meno, ma devi necessariamente fare i conti con tutta una serie di fattori, che possono comportare delle difficoltà, ma anche delle scorciatoie.

Bisogna prima di tutto fare i conti con il pubblico, essere all’altezza delle aspettative, rimanere fedeli all’universo che si sta raccontando, ma anche fedeli a se stessi, riuscire ad emanciparsi il giusto da creare una storia con una dignità propria, ma non andare mai contro quello che si è raccontato in precedenza.
Come fare? Esistono delle vie diciamo “facili” o “brevi” (meglio) che si possono percorrere. Con buona pace di indipendenza ed emancipazione creativa.
Nel caso di Better Call Saul erano concentrarsi sul tessere i fili del passato dei personaggi di Breaking Bad, concedersi qualche cameo in più e più velocemente, accorciare le distanze per il riallaccio con l’epopea precedente e cercare di predire il futuro, di dire qualcosa su quello che accadrà e che il pubblico ha già visto, invece di costruirlo nel presente e in funzione del presente, tanto che ancora non sappiamo dove le due storie si toccheranno e come lo faranno.

L’alternativa era lottare in nome dell’indipendenza, facendo una cosa completamente diversa, in questo caso con buona pace di pubblico e di coerenza all’universo narrativo.

Gilligan e Peter Gould avranno pensato sicuramente a tutto ciò e hanno preso una strada diversa. I due decidono di partire rimettendo mano ai principi del pensiero “gilliganiano”, ricominciando dalle basi per costruire di nuovo, reinventando, riadattando, sperimentando, e spingendosi verso percorsi inediti. Un miracolo creativo che ha reso più solida una poetica già strutturata e ha permesso di raggiungere nuovi lidi.

Better Call Saul: a passo di Gilligan

Better Call Saul, cinematographe.it

L’inevitabile punto da cui si è ripartiti è la straordinarietà della scrittura di Gilligan, fondata sulla minuziosa gestione dei tempi e sulla conoscenza approfondita del mezzo filmico.

Partendo da quest’ultimo. Il cinema è linguaggio visivo: tutto quello che vediamo sullo schermo dovrebbe essere sufficiente a farci capire esattamente quello che sta succedendo, senza dover scrivere un dialogo o un monologo che lo spieghi. Secondo questo assunto, lo sviluppo dei personaggi avviene attraverso il loro vissuto nella trama, esplicitato solamente da dei punti di rottura, dei momenti atavici, la famosa puntata della mosca in Breaking Bad, potenziati da tale contesto. Allo stesso modo l’epopea di Jimmy McGill consegna le chiavi dello sviluppo narrativo dei personaggi all’importanza di ogni singolo tassello della loro storia, come una casa costruita minuziosamente, in cui ogni mattone serve non solo a raggiungere il tetto, ma a raccontare un aspetto della costruzione, a far luce su una sua caratteristica o su un altro frammento della sua storia.

All’indubbia sapienza di questa modalità di scrittura Gilligan accoppia un respiro narrativo che in Better Call Saul esalta l’esigenza di una certa lentezza, rendendola un punto di forza, un’arma in più. La costruzione della tensione, l’apertura delle scene, la concentrazione sui particolari, girare e montare sequenze senza battute, giocare con le inquadrature e decidere di tenersi lontano dal facile fascino del quadro generale. Tutto è scrittura, tutto è narrazione, tutto è necessario per rendere tutto ineccepibile e conseguire il risultato.

Queste sono le fondamenta su cui si erge l’ultima opera di Gilligan, ma, per quanto evidentemente rinnovate e maturate, parliamo di caratteristiche che già ne hanno fatto le fortune. Quindi, quando parliamo di percorsi inediti, di cosa parliamo?

Better Call Kim

Kim Wexler, cinematographe.ir

Nelle stagioni precedenti Kim Wexler ha cominciato e portato avanti un percorso che l’ha trasformata da estensione di Jim/Saul (prima come desiderio d’amore e poi come spalla) ad essere un corpo completamente autonomo, influenzato dal protagonista della serie, certamente, ma mai plasmato, mai creato a sua immagine e somiglianza e mai cambiato in funzione di.

Lei è l’atto rivoluzionario di Vince Gilligan perché, in questo senso, arriva a superare addirittura Jesse Pinkman.

Jesse cambia in funzione di Walter, quasi come una maledizione la sua vita si trasforma in merito al rapporto che ha con lui. Il signor White lo brutalizza, ne diviene tiranno, lo spinge ad atti contro la sua natura, gli fa terra bruciata intorno per essere l’oggetto costante delle sue emozioni, anche le più negative, e contemporaneamente si assicura di rimanere l’essenza della sua forza. Jesse nasce e muore con lui. Basta vedere El Camino.

Kim cammina da sola, prende le sue decisioni da sola, ha Jim/Saul nella sua vita e l’importanza che ricopre per lei non può non inficiare sul suo modo di vedere il mondo, ma non ne è vittima né dipendente, né tanto meno vuole essere mortificata da dubbi in proposito, lo spiega bene anche ad Howard. Lei ha i suoi obiettivi e le sue decisioni sono solo “her business“, lei se ne assume la responsabilità e infine riesce da sola cambia la propria vita. La sua è una storia che inizia in punta di piedi per poi esplodere nella quinta stagione rendendola un personaggio di pari importanza e di pari forza del suo compagno, tant’è che è lei a prendersi la scena nel momento clou della narrazione. Un’evoluzione tanto importante quanto quella di Jim/Saul.

A lei appartiene l’emancipazione di Better Call Saul rispetto a Breaking Bad, e se si può parlare di un passo avanti di Gilligan, a lei appartiene anche questo merito.