Due fuori pista 2: recensione del film Netflix

Tornano le vicissitudini affettive e sportive di Lisa e Daniel nel sequel della dramedy svedese del 2022. Su Netflix dal 25 maggio 2025.

Non c’è solo il tanto celebrato “giallo scandivano” nell’industria dell’audiovisivo locale. In Svezia ad esempio, accanto alla cinematografia e alla serialità di genere crime e mistery che tanto spopola a livello internazionale e alle opere firmate dai grandi e pluridecorati autori (da Ruben Östlund a Roy Andersson per citarne qualcuno), vi è anche chi decide di puntare su prodotti decisamente più leggeri realizzando commedie capaci di farsi ben volere tra le mura amiche. È il caso di Mårten Klingberg, volto noto del piccolo e grande schermo svedesi che in più di un’occasione si è cimentato con la regia, alternandola alla carriera di attore. Una di queste sortite è Due fuori pista, dramedy al vetriolo che nel 2022 ha riscosso un discreto successo di pubblico anche su Netflix. Un successo, questo, che ha convinto i produttori e il regista a mettere in cantiere e realizzare il sequel Due fuori pista 2,  rilasciato il 23 maggio 2025.

Due fuori pista 2 è ambientato tre anni dopo gli eventi del primo capitolo

Due fuori pista 2 recensione, cinematographe.it

A parte il gioco di parole del titolo Due fuori pista 2, il film scritto a sei mani dallo stesso Klingberg con Maria Karlsson e Christin Magdu riprende il discorso laddove era stato interrotto tre anni fa quando la coppia protagonista formata da Lisa e del fratello Daniel affrontava le proprie crisi personali e domestiche accorciando anche la distanza che si era venuta a creare tra loro negli anni mentre prendeva parte alla mitica Vasaloppet, una gara di sci di fondo sulla lunga distanza (90 Km) a tecnica classica, che si svolge ogni anno in Svezia la prima domenica di marzo. Se molti passi in avanti erano stati compiuti in termini affettivi, di confronti costruttivi, di nuove esperienze sentimentali e di soddisfazioni agonistiche, qualcosa era rimasto tuttavia irrisolto e in attesa di sviluppi. Ed è da questi punti in sospeso che gli autori sono ripartiti per dare un seguito alle vicissitudini familiari e alle gesta sportive dei personaggi principali. Il seguito cambia terreno ma non lo spirito con il passaggio dalla neve alla strada asfaltata, mantenendo le imperfezione umane al centro del racconto.

Due fuori pista 2 cinematographe.it

Lisa sembra aver trovato una calma apparente. Vive con la figlia Elvira e il nuovo compagno Anders, lontana dagli eccessi del passato. Ma l’equilibrio è fragile. Quando decide di affrontare la massacrante Vätternrundan insieme a Daniel, tutto sembra un tentativo di rimettersi in gioco fisicamente e affettivamente. Peccato che il fratello stia vivendo a sua volta una crisi matrimoniale: sua moglie Klara vuole divorziare, e lui decide di fare la gara con lei. Dal canto suo Lisa comincia a vacillare: rifiuta l’idea di acquistare una casa con il compagno e torna a flirtare con un vecchio ex. Tutti stanno pedalando in tondo, cercando un senso, una fuga o una riconciliazione.

Lo sport, stavolta il ciclismo, fa ancora da punto di partenza per spunti e riflessioni su tematiche universali

Due fuori pista 2 cinematographe.it

Anche nel sequel non ci troviamo dunque al cospetto di un vero e proprio sport-drama. La competizione, che stavolta non è sugli sci e la neve bensì sulle due ruote con la celebre granfondo ciclistica di 315 chilometri denominata Vätternrundan, continua a fungere da sfondo alle vicissitudini sentimentali, esistenziali e casalinghe dei protagonisti. Come avviene nella stragrande maggioranza dei casi anche in questo il tour fisico si tramuta in chiave metaforica in un viaggio emotivo tra amore, fallimenti e seconde possibilità. Tematiche universali che Due fuori pista 2 non abbandona e mette nuovamente al centro del discorso, allargandolo poi ad altre come  l’esplorazione della paura di non essere abbastanza, il peso delle aspettative, il valore della fatica condivisa,  il corpo che invecchia, la genitorialità imperfetta, il senso di colpa e la voglia (o il bisogno) di riscatto. Il tutto per giungere a una morale ben precisa che vuole ognuna delle parti chiamate in causa, nel quale lo spettatore di turno può trovare punti di contatto e immedesimarsi, portare la propria storia in sella, perché nella vita come nello sport non è mai troppo tardi per cambiare percorso. Proprio il fatto di concentrarsi sulle fragilità di figure semplici, vere e imperfette, agevola il percorso di avvicinamento tra personaggi e fruitori. Sta qui il punto di forza anche di questo sequel, facilitato dalla simpatia che tutti gli interpreti, compresi Katia Winter (Lisa) e Fredrik Hallgren (Daniel), riescono a far nascere con le rispettive performance nei confronti delle figure a loro affidate. Peccato solo per il ricorso ad alcuni doppi sensi (vedi quello del “buco”) o battute esplicite davvero di bassissimo livello che in certi frangenti stonano.    

Due fuori pista 2: valutazione e conclusione

Due fuori pista 2 cinematographe.it

Dalla Svezia il sequel della dramedy di successo Due fuori di pista, che conserva intatto il sapore inconfondibile del guilty pleasure. Non mancano momenti divertenti e spunti di riflessione legati alle tematiche universali affrontate. Sul piano sportivo si passa dalla neve all’asfalto, dallo sci di fondo al ciclismo, per gettare nuovamente le basi a un viaggio che da fisico si fa metaforico ed emotivo. La simpatia e la vicinanza ai personaggi restano i punti di forza e fermi della pellicola, anche grazie alle performance degli interpreti chiamati in causa. Evitabilissimi quei stucchevoli e gratuiti doppi sensi a sfondo sessuale nei dialoghi che non fanno altro che abbassare il livello.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 3
Emozione - 3

3.1

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