Mission: Impossible – The Final Reckoning: recensione del film da Cannes 2025

Il film di Christopher McQuarrie, presentato fuori concorso alla 78ª edizione del Festival di Cannes

I suoi stunt, le sue espressioni, le adrenaliniche sfide accompagnate da quell’indimenticabile colonna sonora; la quota action del Festival di Cannes 2025 è tutta di Tom Cruise. L’attore hollywoodiano, dopo aver incantato il pubblico calandosi dal tetto del cinema Bfi Imax di Londra alla première del film, si è presentato sulla Croisette in forma smagliante, al pari dell’iconico Ethan Hunt, il personaggio che da decenni lo accompagna. Presentato fuori concorso alla 78ª edizione del Festival di Cannes, Mission: Impossible – The Final Reckoning è l’ottavo capitolo del franchise sorto nel 1996, il quarto diretto da Christopher McQuarrie (sceneggiatore, tra gli altri, de I soliti sospetti e Top Gun: Maverick).
Girato tra Malta, Sudafrica, Norvegia e Puglia, il proseguimento di Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One porta a compimento un’epopea ventennale e riunisce volti storici della saga – da Ving Rhames (Luther) e Simon Pegg (Benji) ad Hayley Atwell (Grace) e Henry Czerny (Eugene) – affiancati da nuove presenze come Hannah Waddingham e Stephen Oyoung. Prodotto dallo stesso Cruise insieme a McQuarrie, fotografato da Fraser Taggart e montato da Eddie Hamilton, The Final Reckoning è il risultato di una lavorazione travagliata, rallentata dallo sciopero SAG-AFTRA del 2023, ma tornata in carreggiata per regalare al pubblico un’ultima, vertiginosa corsa contro il tempo.

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L’artificio che pone fine alla leggenda?

Mission: Impossible - The Final Reckoning recensione cinematographe.it
Tom Cruise and Christopher McQuarrie on the set of Mission: Impossible – The Final Reckoning.

In Mission: Impossible – The Final Reckoning, Ethan Hunt torna al centro di una missione impossibile che sembra più che mai personale e definitiva. L’Entità – l’intelligenza artificiale già introdotta nel capitolo precedente – continua a crescere in potenza e pericolosità, infiltrando reti, alterando la realtà digitale, seminando caos nel panorama geopolitico globale. La chiave per disinnescarla sembra essere legata al relitto di un sommergibile affondato, ma la verità è più complessa e sfuggente di quanto la squadra dell’IMF possa immaginare. Da Londra alle profondità del mare, Ethan e i suoi alleati affrontano nemici vecchi e nuovi, ostacoli che sfidano la fisica e il tempo stesso, in una corsa contro l’inevitabile. La tensione è costante, il ritmo incalzante, ma non manca lo spazio per i silenzi, per gli sguardi che dicono più delle parole e per una consapevolezza che aleggia fin dai primi minuti.

Mission: Impossible - The Final Reckoning recensione cinematographe.it
Tom Cruise plays Ethan Hunt, Pom Klementieff plays Paris, Greg Tarzan Davis plays Degas, Simon Pegg plays Benji Dunn and Hayley Atwell plays Grace in Mission: Impossible – The Final Reckoning from Paramount Pictures and Skydance.

L’intelligenza artificiale, cuore pulsante del conflitto, non è più solo un nemico astratto, ma una minaccia onnipresente e attualissima. Il film non si limita a inseguire la tecnologia: la interroga. Che cosa resta dell’agire umano, quando ogni verità può essere manipolata, ogni volto ricreato, ogni memoria alterata? McQuarrie porta avanti queste domande senza retorica, lasciandole emergere tra le pieghe dell’azione, tra i riflessi sui vetri, tra le linee di codice e i volti esausti dei personaggi. E se in apertura sembrava di assistere all’ennesima corsa adrenalinica di Hunt, con stunt sempre più incredibili, nel finale il tono cambia, si fa crepuscolare. A suggellare questa sensazione di chiusura arrivano immagini d’archivio tratte dai film precedenti, frammenti di passato che riaffiorano con potenza emotiva, come se la saga stessa si voltasse indietro per un ultimo sguardo. Un (forse) addio non dichiarato, ma profondamente sentito.

Mission: Impossible – The Final Reckoning: valutazione e conclusione

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Tom Cruise plays Ethan Hunt in Mission: Impossible – The Final Reckoning from Paramount Pictures and Skydance.

Dopo quattro film insieme, Christopher McQuarrie e Tom Cruise sono ormai una macchina perfetta, un duo artistico in piena simbiosi. Questa sintonia si riflette in ogni scelta registica, nel ritmo narrativo, nella costruzione millimetrica delle sequenze d’azione. E quando la tensione si fa pulsante, ci pensa la colonna sonora a guidare il battito: Mission: Impossible ha sempre fatto della musica un’alleata potente, e anche in The Final Reckoning le partiture sono un elemento portante, mai accessorio. A dar man forte al tutto, funzionano perfettamente le solide prove di chi conosce questi personaggi a memoria, come Ving Rhames e Simon Pegg, volti che il pubblico ha imparato ad amare e che qui offrono interpretazioni sentite, partecipi, spesso più introspettive del previsto.

Non sarà titolato come un capolavoro della settima arte, né vuole esserlo. Ma per chi ama l’action puro, fatto di corpi, di azioni funamboliche e fiato corto, The Final Reckoning è – ancora una volta – una vetta. E se il film regge, se il brand continua a macinare consensi dopo quasi trent’anni, il merito è soprattutto suo: Tom Cruise. Instancabile, spericolato, iper-presente, fedele a un personaggio che ha elevato a icona e che ha saputo portare avanti con una coerenza rara, anche nei momenti più incerti della saga, anche quando dietro la macchina si sono alternate mani differenti. Qui lo ritroviamo protagonista di due sequenze spettacolari – una ambientata all’interno di un sottomarino, l’altra in volo aperto – che mostrano ancora una volta cosa significhi girare l’azione con la fisicità del cinema vero. Un testamento spettacolare, adrenalinico e, in fondo, anche un po’ malinconico.

Regia - 3
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 3.5
Sonoro - 4
Emozione - 3

3.3