Michael Keaton: 8 interpretazioni sopra le righe, fra eccentricità e follia

Michael Keaton (Coraopolis, 5 settembre 1951) è un attore e doppiatore statunitense; artista prolifico ed altresì eccentrico, il suo talento principale sembra risiedere in una rara capacità di far virare repentinamente anche i più insospettabili dei suoi personaggi verso l’abisso di una follia che assume spesso le caratteristiche dello sdoppiamento di personalità, reso con sfumature differenti a seconda del personaggio interpretato.

Un attore da annoverare fra quelli che ancora non hanno inspiegabilmente ed ingiustamente ricevuto un Oscar, sfiorato nel 2014 con l’interpretazione eccezionale di una star del cinema in declino nel pluripremiato Birdman.

Michael Keaton esprime quindi il meglio di sé nell’esplorazione delle contraddizioni e delle nevrosi umane, spesso facendo interrogare gli spettatori circa il confine fra normalità e follia. A tale proposito, vi proponiamo 8 performance in cui tale attitudine si esprime alla massima potenza.

Michael Keaton: 8 performance in equilibrio sul sottile filo che divide eccentricità, nevrosi e follia

 

Batman e Batman-il ritorno (1989-1992)

Michael Keaton

Quando Christian Bale aveva espresso gelosia dopo l’ingresso di Ben Affleck nel nuovo universo cinematografico DC, un intervistatore aveva chiesto a Keaton se si sentiva ugualmente contrariato. La risposta non ha bisogno di commento: “No. Sai perché? Perché io sono Batman. E ne sono completamente certo”.

Al tempo del suo ingresso nel mondo del Cavaliere Oscuro, Keaton era principalmente noto per i suoi ruoli in commedie tipo Mr. Mom e gli appassionati di fumetti non lo sentivano in grado di assumere le sembianze del tanto atteso e promesso personaggio cupo. Internet non era quello che è ora, così Keaton probabilmente non dovette sopportare i mesi di attacchi e disprezzo preventivo che dovette affrontare invece Ben Affleck ma, nonostante ciò, mise lo stesso a tacere i detrattori.

Uno dei motivi per cui Keaton è stato così grande nelle sue due performance come Cavaliere Oscuro è il modo in cui ha portato in scena Bruce Wayne perché, al di là di ogni lecito pregiudizio, nessun altro Bruce Wayne è riuscito ad essere più convincente della maschera di stupidità messa su da Keaton.

Beneficiando di un approccio narrativo che affonda le radici nei sequel di Batman degli anni 90, nel trattenere le informazioni relative al nostro eroe e nel mantenere il mistero, Keaton ha optato per una versione particolarmente mutevole del personaggio. Riesce ad essere un playboy, ma anche a scatenarsi in improvvisi attacchi di follia, (ricordiamo la memorabile battuta di Bruce “You wanna get nuts? Let’s get nuts!”)

È una rara versione in live-action di Bruce Wayne che si può credere davvero in grado di nascondere il fatto che lui sia Batman…perché mai si dovrebbe sospettare di questo ragazzo?

The Dream Team – 4 pazzi in libertà (1989)

Michael Keaton

Una sorprendentemente divertente commedia sulla malattia mentale, The Dream Team è probabilmente l’opera più riuscita del suo regista Howard Zieff, ed offre a Keaton la possibilità di interpretare un ruolo in perfetta sintonia con il suo personaggio classico, il bravo ragazzo intrappolato, però, in istinti maniacali.

Qui i suoi scoppi di violenza incontrollabile gli fanno perdere la sua ragazza (Lorraine Bracco), provocandone la reclusione in un istituto per malati mentali. Tuttavia, un medico principiante porta il suo gruppo terapeutico composto da quattro pazienti, affetti da patologie diverse, in una gita in campagna, durante la quale viene di proposito messo ko. I ragazzi dovranno quindi mettere le loro differenze e le loro psicosi da parte per cercare di salvarlo e di sfuggire alla cattura da parte della polizia.

The Dream Team è il tipo di film dalle premesse contorte che potrebbe diventare rapidamente scadente se non fosse per la freschezza della recitazione e la chimica (in particolare tra Christopher Lloyd e Keaton) e Keaton interpreta, senza dubbio, il ruolo più difficile.

In ogni momento si suppone essere il più instabile e potenzialmente pericoloso del gruppo, ma è anche l’uomo più determinato, il leader / pianificatore, e il meno incline alle illusioni. Keaton riesce a muoversi in perfetto equilibrio fra le varie sfumature del suo personaggio, portando sia pathos che improvvisa mutevolezza, un mix che lo rende ciò che tutti noi conosciamo: un attore che non smette mai di sorprendere.

Pacific Heights – Uno sconosciuto alla porta (1990)

Michael Keaton

Un thriller che ha a che fare con il peggior incubo di ogni yuppie di classe media: un inquilino pessimo per la sua squisita dimora di San Francisco del diciannovesimo secolo. Qui Michael Keaton si esprime in una delle sue migliori performance da psicopatico.

La sua doppia personalità dalla violenza sempre pronta ad esplodere riesce straordinarimente ad alimentare l’umorismo del proprio personaggio, virando poi verso la piena espressione dello squilibrio mentale

È la storia di un truffatore sociopatico che finisce per vivere nella casa di Melanie Griffith e Matthew Modine trasformando la loro dimora dei sogni in un incubo infernale, prima che il personaggio della Griffith lo rintracci e esiga vendetta. Pur senza mostrarsi mai trattenuto nell’espressione del suo complesso personaggio, in Pacific Heights Keaton dimostra la sua abilità nel dosare sapientemente l’esplicitazione di alcune sue manie per aumentare la sensazione di minaccia.

Beetlejuice – Spiritello porcello (1988)

Michael Keaton

C’è una storia molto significativa che Keaton ha raccontato al Letterman, a proposito del suo incontro, durante le riprese della scena di Birdman girata a Times Square, con un ragazzo con  tatuato sul braccio una riproduzione incredibilmente dettagliata del personaggio Beetlejuice. Il punto è che, mentre Keaton si incantò minuti interi ammirando la body art, il ragazzo non aveva la più pallida idea di chi lui fosse…non lo riconobbe pur avendolo tatuato sul suo stesso braccio.

Senza avere tutti i torti, in effetti, perché il ruolo più iconico di Keaton (e anche – almeno secondo quanto sostenuto fino a poco tempo fa – il suo preferito) è anche quello in cui l’attore è meno riconoscibile, sepolto sotto tonnellate di make-up e interpretato per la metà del tempo da creature in stop-motion provenienti direttamente dal cervello di Tim Burton. Potrebbe anche essere il suo ruolo più prettamente fisico, con Keaton che veste i panni del bio-esorcista come se fosse un burattino animato, anche quando non lo è.

Disgustoso come il suo personaggio, Keaton arriva ad investirlo con tutti i tipi di luce e buio morale, dall’imbroglione eticamente ambivalente al demone malevolo, a tratti emarginato al punti di suscitare pietà.

Un ruolo formidabile in un film che, nonostante la sua età, esprime ancora grande spirito e inventiva, pur con i suoi effetti speciali artigianali.

Mr Mom – Mr Mamma (1983)

Michael Keaton

Anche se c’è da chiedersi quanto il nostro affetto per questo film sceneggiato da John Hughes potrebbe resistere a una visione odierna e quanto la sua politica di genere potrebbe ancora accordarsi con l’assetto della società di oggi, fortunatamente, è sorprendentemente, la risposta è che vedere Teri Garr, moglie sullo schermo di Keaton, suggerire una settimana part-time al datore di lavoro che la prega di tornare, potrebbe non essere esattamente una visione progressista, ma almeno non insinua l’idea che avrebbe dovuto abbandonare del tutto la propria carriera.

Infatti, il notevole fascino di Keaton dona a ciò che poteva rappresentare una premessa piuttosto banale per una commedia (marito licenziato, moglie che torna al lavoro, marito che deve imparare a fare i lavori di casa e ad accudire i bambini) alcuni momenti memorabili, come la sua reazione quando viene trascinato ad uno spettacolo di spogliarellisti maschi dalla sua cerchia di nuove amiche casalinghe, o la scena in cui usa il ferro da stiro per tostare il pane ai suoi bambini.

Un primo esempio del carisma di Keaton (e pure di quello della Garr) che porta una commedia potenzialmente priva di particolari attributi oltre la soglia che la eleva da insignificante ad attivamente simpatica.

 

Multiplicity – Mi sdoppio in 4 (1996)

Michael Keaton

 

Scritto e diretto dal grande e compianto Harold Ramis, Multiplicity vede Doug Kinney (Michael Keaton) oberato dagli impegni lavorativi e familiari. Riesce a malapena a vedere la moglie e i figli, a causa del lavoro, ed è sull’orlo di una crisi di nervi.

Grazie ad un incontro casuale con l’ eccentrico scienziato Harris Yulin, Doug ha la possibilità di clonare se stesso, con la seconda copia di sé, chiamato Due, che comincia ad andare in giro a sbrigare tutto il suo lavoro arretrato. In questo modo l’originale Doug è finalmente libero di occuparsi di casa e famiglia e la moglie di tornare al lavoro, costringendolo a creare un altro clone, (Tre), per noia.

Keaton passa un sacco di tempo in scena, interpretando più versioni del suo stesso personaggio: nei panni dell’originale Doug, che è in realtà l’uomo più retto ed equilibrato, e dei due personaggi clonati, il burbero, maniaco del lavoro Due e il casalingo più sensibile Tre. C’è anche una versione di Dough che sembra un po problematica in retrospettiva, quando Due copia se stesso creando il conseguente clone del clone, chiamato Quattro.

Un lavoro che poteva essere svolto con successo solo da un maestro degli sdoppiamenti di personalità come Michael Keaton.

Birdman (2014)

Michael Keaton

Con Birdman, Keaton era il favorito per la vittoria dell’ Oscar nella categoria miglior attore, forse perché la gente voleva semplicemente vederlo vincere, vista l’incredibilmente prolifica carriera, ma bisogna ammettere che Riggan rappresenta anche uno dei suoi migliori ruoli sempre.
In un film in cui il cast è interamente eccellente (Edward Norton ha rischiato davvero di rubare la scena al protagonista) e il lato tecnico è stato eseguito con il virtuosismo del quale Iñárritu è capace, Michael Keaton resta il centro attorno al quale tutto ruota, regalando una performance semplicemente memorabile.

Anche dopo aver ammesso apertamente di non aver mai interpretato un personaggio in cui fosse meno facilmente riconoscibile, Keaton ha dimostrato una straordinaria capacità nel cimentarsi in un ruolo in cui il sottile confine fra follia e metacinema – anche in riferimento al suo passato da Bruce Wayne – è il motore di un film memorabile, che rende progressivamente sfumato e sapientamente indecifrabile il suo stesso messaggio.