Venezia 73 – Animali Notturni: Tom Ford: ‘Volevo un film vero e non artificiale’

Dopo l’anteprima stampa del film in concorso Animali Notturni si è tenuta la conferenza stampa con presenti in sala Amy Adams, Jake Gyllenhaal e il regista Tom Ford. La pellicola è nata da un romanzo del ’93 che ha subìto un adattamento molto preciso da Tom Ford, e il suo occhio viene fuori già nei battiti iniziali.

“L’apertura è strettamente collegata al mondo contemporaneo”, afferma il regista, è legata all’assurdità del mondo contemporaneo, contestualizzando una storia che aveva di per sé delle tinte differenti perché ambientate negli anni ’90, portando avanti una critica sociale alle convenzioni della nostra cultura, questa cultura americana che va in pezzi; “bisognerebbe lasciarle andare le convenzioni, come dobbiamo lasciare andare il fardello dell’apparenza e riappropriarci di ciò che siamo in realtà.”

Queste le premesse di un film molto coraggioso, metaforico e forse non compreso dai più.

“Non mi piacciono i film che sanno di artificiale”, questo è un Tom Ford che ha saputo dirigere una pellicola in modo magistrale, inserendo il sogno di un artista europeo in un contesto esagerato.

l’obiettivo di Animali Notturni è di far comprendere che bisogna essere capaci di alterare la propria vita e spezzare l’incantesimo delle proprie illusioni

Amy Adams e Jake Gyllenhaal affermano di essere stati entrambi entusiasti di aver incarnato due personaggi molto forti, contraddittori ma reali. Gyllenhaal afferma che la storia lo colpì fin da subito, poiché Tom Ford gli propose una sceneggiatura in primis redatta in modo particolare, colorata interamente di rosso, e che una volta letta lo entusiasmò talmente tanto da non poterci pensare due volte: la metafora di dolore, lo sfondo della quotidianità e come l’una si inserisca dentro l’altra sono straordinarie. Quando poi i due si parlarono Gyllenhaal capì quanto la storia fosse stata interiorizzata dal regista.

“Sono io”, gli disse Tom Ford, “devo raccontare questa storia”. E quando qualcuno afferma una cosa del genere si capisce ogni cosa.

Amy Adams d’altro canto si è raffrontata con un personaggio ben diverso, quasi contrario alla sua persona, o almeno così credeva ad una prima lettura: ma è una falsità poiché Susan rappresenta l’essere umano, è giovane ed intraprende la sua vita forse con molta superficialità, andando per tanto spesso e volentieri nella direzione sbagliata. L’amore tra Susan ed Edward, come molti amori quando si inizia una storia, comincia con grande idealismo, e il pubblico si identifica con Susan perché ci si comporta come lei.

Venezia 73 – Animali Notturni: Tom Ford: ‘Volevo un film vero e non artificiale’

Ma l’obiettivo di Animali Notturni è di far comprendere che bisogna essere capaci di alterare la propria vita e spezzare l’incantesimo delle proprie illusioni. Il film è un lungo monologo portato avanti da Susan; noi leggiamo il libro di Edward attraverso la mente e gli occhi di Susan, è una storia molto personale, e Tom Ford, afferma Amy Adams, accompagna durante la lettura con il suo stile fluido, attraverso questo flusso di emozioni: è un racconto di dolore e di senso di rinuncia.

Per Amy Adams è stata una sfida, ammette che il personaggio è talmente lontano dal suo immaginario da esserne allo stesso modo vicinissimo, è una donna che incute timore per la sua realtà, per le sue debolezze. Susan è vittima della sua cultura, delle sue insicurezze, pensa a cosa deve sembrare invece di cosa dovrebbe essere.

“Quando si comincia un progetto bisogna farsi una domanda: cosa voglio dire? cosa voglio comunicare?”

Tom Ford ha portato avanti un progetto molto preciso, molto ben strutturato, i richiami stilistici e modaioli sono pur presenti anche se in minima parte, quasi totalmente trascurabili in verità, ma secondo lui lo stile deve servire alla sostanza, sennò nulla ha alcun senso. Edward ha un mondo interiore talmente vasto che lo porta a dover comunicare alla sua ex moglie come si era sentito, cosa pensava e come l’ha cambiato.

“Quando si comincia un progetto bisogna farsi una domanda: cosa voglio dire? cosa voglio comunicare?” afferma il regista; a volte ci si chiede semmai ci dovessimo trovare in una situazione analoga, di questo tipo, tra la vita e il rancore, tra l’amore e l’illusione, come bisognerebbe affrontare tutto questo? Lottando? Non lottando per amore? Il senso del libro, della narrazione era lasciare qualcosa, riavvolgere una storia, rendersi vulnerabili ancora una volta, facendo riemergere tutto ciò che Susan non aveva mai affrontato e mostrandole quanta rabbia ha abitato Edward, dimostrando che ciò che era nei suoi intenti non era lottare, ma far comprendere quanto fosse arduo accettare che qualcuno ti porti via tutto, tutto l’amore, tutta una vita in un lampo.