Venezia 73 – Tommaso: recensione del film di e con Kim Rossi Stuart

Dopo l’esordio – in ambito registico – nel lontano 2006 con Anche libero va bene, Kim Rossi Stuart torna sul grande schermo nelle vesti di regista e protagonista con Tommaso,  lavoro cinematografico presentato fuori concorso alla 73. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Attraverso un percorso procedurale, Rossi Stuart decide di dar vita ad un lavoro particolare, presentando la tortuosa storia sentimentale di questo attore, inibito totalmente dalle molteplici delusioni d’amore subite nelle sue precedenti relazioni.

La stesura narrativa di Tommaso si fonda sostanzialmente sull’ingiustificata voglia di rivalsa da parte di un personaggio – gentile e romantico quanto basta – che sceglie la via del “libertinismo” , rifiutando quella  sobrietà mentale utile nell’intraprendere una nuova e sana relazione sentimentale.

Una superficialità dettata da un malessere volutamente nascosto, capace di creare lo stereotipo dell’uomo insicuro, pieno di paure, incapace di assumersi qualsiasi tipo di responsabilità, lasciandolo in una deprimente fase di stallo.
Attraverso un simpatico gioco delle parti – attore che interpreta un attore – Rossi Stuart applica una bislacca sociologia,  capace di dar vita ad una scialba commedia nera, esautorata da riconoscibili cliché fine a se stessi.

Lo “spettro morettiano” in un contesto faceto

Un aggravante pesante è anche l’erroneo palesamento – voluto – della componente misantropica “morettiana”; l’interpretazione di Kim Rossi Stuart appare non solo spigolosa ma anche tremendamente parodistica, con questa rappresentazione faceta di un Nanni Moretti privato di ogni minima sobrietà intellettiva. Salvabili le interpretazioni delle “veneri” Jasmine Trinca, Cristiana Capotondi e Camilla Diana, ognuna con una propria caratterizzazione, ritrovate però in un contesto troppo approssimato per valorizzarle quanto basta.

Tommaso risulta dunque una sbiadita rivisitazione di Bianca con un Kim Rossi Stuart decisamente confusionario (un po’ come il personaggio del suo film), con un semplicismo stilistico troppo calcato e stucchevole. Ridondanze senza fine, con un lieve ed implicito rimando a Lolita di Stanley Kubrick  – tanto per allungare un brodo a dir poco insipido – sono gli altri fattori negativi che minimizzano la pellicola. Fotografia  e montaggio varcano il limite dell’accettabilità, ma sono fievoli i loro effetti bonari per poter sollecitare “l’opera di convincimento” della pellicola nei confronti dello spettatore.

Surrealismo metafisico, sofisticatezza fine a se stessa

Rossi Stuart in Tommaso eccede registicamente, osando perfino un surrealismo quasi metafisico nel tentativo di dare un certo tipo di spessore ad un lavoro che necessita di tutto fuorché di una gratuita sofisticatezza stilistica. Nonostante una sceneggiatura – e nonostante i riconoscibili richiami – morbosa, la rappresentazione eseguita dal regista romano non solo non le rende merito, ma la deturpa del suo valore intrinseco, affossandola completamente.

tommaso

Gli effetti prodotti da questa mal rappresentazione filmica non generano un vuoto nel protagonista – indisponente e capriccioso – bensì nel malcapitato spettatore che è costretto per oltre un’ora ad osservare una noiosa idiosincratica apatia esistenziale di un personaggio tremendamente kitsch per essere vero. Rossi Stuart forse si è spinto oltre il dovuto, commettendo l’errore più grossolano di un attore che si diletta regista, ovvero oltrepassare la didattica arte cinematografica nel tentativo di sbalordire con autorevolezza. Peccato che questo tentativo non risulti solo vano, ma perfino lesivo.

Tommaso è una pellicola prodotta da Carlo Degli Esposti per Palomar con Rai Cinema; sarà distribuita da 01 Distribution a partire da giovedì 8 settembre. Nel cast Kim Rossi Stuart, Cristina Capotondi, Camilla Diana, Jasmine Trinca , Dagmar Lassander , Renato Scarpa, Edoardo Pesce, Serra Ylmaz.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 1.5
Sonoro - 1.5
Emozione - 1

1.6