Mala Vita di Angelo Licata: recensione del corto con Luca Argentero

È stato presentato ieri alla stampa, nella sede RAI di Roma, Mala Vita, il nuovo cortometraggio di Angelo Licata con protagonisti Luca Argentero e Francesco Montanari, già disponibile sulla piattaforma web RAY ed in onda su RAI 3 giovedì 26 marzo alle 22.45.

La pellicola nasce da un progetto di grande interesse socio-culturale, volto a portare alla luce ciò che è la vita nelle carceri in cui, troppo spesso, l’obiettivo rieducativo lascia spazio al perpetrarsi delle stesse dinamiche sociali devianti che hanno portato alla detenzione.

Da questo ammirevole intento nasce il Premio letterario Goliarda Sapienza, volto a valorizzare la creatività dei detenuti e l’importanza di un loro spazio individuale in un ambiente che tende, per definizione, a spersonalizzare il singolo, con il risultato di restituire alla società uomini ulteriormente inariditi, anziché riabilitati.

Mala Vita è stato liberamente ispirato dal racconto vincitore del premio nel 2013: Pure in galera ha da passa’ ‘a nuttata, di Giuseppe Rampello, incluso nell’omonima raccolta (Mala Vita) edita da RAI ERI. Sceneggiato da Angelo Licata e Roberto Pretti, il cortometraggio coglie l’essenza delle pagine da cui è tratto per poi espanderle con estro ed originalità, dando vita ad un vero e proprio mini- film di  grande qualità e potenziale di intrattenimento, oltre che educativo.

Angelo Licata Malavita

Luca Argentero è Antonio, un abitué della galera che, grazie al suo carisma e ad un’acuta capacità di intuire i punti deboli dell’interlocutore, è sempre riuscito a rendere meno dura la permanenza in carcere, arrivando addirittura a poter scegliere una cella ed un letto in cui sentirsi a casa. In occasione della sua ultima condanna, tuttavia, Antonio trova la sua solita brandina occupata da Rocco (Montanari), un inquilino tutt’altro che malleabile, determinato a trasformare la casa di Antonio in un vero e proprio inferno. Nasce così, per il malcapitato detenuto, una velata ma acerrima lotta alla riconquista del proprio territorio, una meta tanto importante da rendere le terrificanti minacce di Rocco un problema di second’ordine.

Il successo e l’importanza di questo piccolo ma accuratissimo lavoro risiede nella cura maniacale di ogni dettaglio. Lo stesso Argentero ha dichiarato in conferenza stampa:

Recitare in carcere mi ha fatto venir voglia di non finirci. Ho seguito Angelo nei suoi precedenti lavori disponibili sul web (Dark Resurrection, Closer, n.d.r) e trovo incredibile che un regista con doti narrative così particolari stia emergendo solo a 40 anni. Spero che questo corto sia una “testa d’ariete” per raccontare altre storie sulle carceri.

Angelo Licata Mala Vita

Una scena di Mala Vita

Mala Vita riesce a sintetizzare ed amalgamare perfettamente le due facce della galera che si volevano mettere in evidenza: la durezza delle condizioni di vita e la speranza, custodita nella fantasia e creatività individuale.

Le raffinate intenzioni registiche di Licata, che ha arricchito la narrazione con sottili simbologie capaci di spalancare il cuore dei detenuti allo spettatore, sono state rappresentate magistralmente dai protagonisti, ed in particolare da un Argentero  attento ad incarnare i passaggi narrativi attraverso un controllo perfetto della mimica facciale ed un Montanari che più minaccioso ed intenso non poteva apparire.

Il risultato è divertente e altamente stimolante, ricco nel contenuto ma con una leggerezza espressiva tale da poter raggiungere ogni fascia sociale. Da vedere.

Locandina Malavita

La locandina di Mala Vita

Giudizio Cinematographe

Regia - 4
Sceneggiatura - 4
Fotografia - 4
Recitazione - 4
Sonoro - 4
Emozione - 4

4

Voto Finale