Venezia 73 – Jackie: recensione del film con Natalie Portman

Non ho mai voluto la celebrità, sono solo diventata una Kennedy.
Jacqueline “Jackie” Kennedy

A Venezia 73 è il turno dell’attesissimo Jackie, il biopic di Pablo Larraín incentrato sulla vita della First Lady Jackie Kennedy nei momenti immediatamente successivi al barbaro omicidio di suo marito, il 35º presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. A dare volto, corpo e anima a un’icona della storia americana è la strepitosa Natalie Portman, che con una prova fatta di impressionante immedesimazione e di una profonda e complessa caratterizzazione del proprio personaggio diventa automaticamente la favorita per tutti i premi di questa stagione cinematografica riservati alle attrici protagoniste, partendo dalla Coppa Volpi di questo Festival e arrivando all’Oscar. Ad affiancare l’attrice di origine israeliana un cast di ottimi comprimari, fra i quali si mettono in luce John Carroll Lynch, Billy Crudup, John Hurt, Peter Sarsgaard e Greta Gerwig.

Venezia 73 – Jackie: recensione del film con Natalie Portman

Jackie

A pochi giorni dall’assassinio di suo marito John Fitzgerald Kennedy a Dallas, Jackie Kennedy (Natalie Portman) concede un’intervista a un comprensivo e umano giornalista (Billy Crudup), raccontando con passione e dolore, ma anche con grazia e lucidità, i momenti e i giorni successivi al tragico evento. Attraverso continui salti avanti e indietro nel tempo, il film ripercorre i momenti più significativi della vita di Jackie come First Lady, il dolore da lei provato come moglie e madre di due figli, e le difficoltà affrontate, insieme al cognato Robert (Peter Sarsgaard), per dare al marito un degno omaggio funebre.

Jackie si propone fin dai primi minuti come un biopic abbastanza classico sia nella forma che nella narrazione, che trae spunto da un evento centrale e determinante (in questo caso l’omicidio di Kennedy a Dallas) per raccontare la vita, le emozioni e i pensieri del personaggio principale. A dominare su tutto il resto dell’impianto filmico è una struggente e commovente Natalie Portman, che si incarna letteralmente in una delle First Lady più amate di sempre, interpretando con precisione maniacale le espressioni, i gesti e le movenze di una donna fragile ma mai arrendevole, spalla del marito presidente ma sempre sicura di sè e dei propri mezzi.

Jackie è un ritratto intimo e raffinato di una donna che dopo una vita passata a sostenere e completare il lavoro del marito si ritrova improvvisamente sola nel dolore e nello sconforto e con i riflettori puntati addosso, con gli oneri di gestire uno dei passaggi più complessi e delicate della storia degli Stati Uniti d’America, tenere salda anche nel tormento e nella disgrazia la propria famiglia e di assicurarsi che lo scomparso consorte non venga dimenticato dalla fuggevolezza della storia e venga omaggiato nel migliore dei modi.

Jackie si propone fin dai primi minuti come un biopic abbastanza classico sia nella forma che nella narrazione

Jackie

Pablo Larraín coinvolge e affascina con una narrazione rigorosa ma mai fredda, complessa e non confusionaria, emozionante ma non patetica, senza rinunciare a qualche decisa stilettata contro la fredda insensibilità della macchina delle istituzioni americane, che deve andare avanti anche in un momento di dolore e sgomento generale, valutando le azioni da compiere più in termini di rischio e sicurezza che da un punto di vista più umano e sentimentale. È proprio in questo momento di grande difficoltà che viene fuori il vero carattere di Jackie, dolce e garbata ma anche ferma e intransigente nelle proprie convinzioni, arricchita dalle infinite sfumature di una straordinaria interprete che esalta il suo personaggio e lo consegna alla storia recente della settima arte.

Oltre alla bravura dell’immensa Natalie Portman, Jackie merita un plauso anche per l’impressionante ricostruzione scenografica e costumistica, che a tratti rende le scene del film e l’abbigliamento della protagonista completamente sovrapponibili alle immagini d’epoca della reale Jacqueline Kennedy. Il passaggio fra la messa in scena cinematografica e le (poche) immagini d’archivio è singolarmente naturale, e mai artificioso o posticcio.

Natalie Portman si conferma una delle migliori interpreti in circolazione

Parallelamente agli innegabili pregi, il film presenta però pochi vistosi difetti, che non affossano la pellicola ma è doveroso segnalare. La figura di John Fitzgerald Kennedy, anche se raramente presente su schermo, è percepibile in ogni istante della pellicola e accompagnata da un’aura di magia e perfezione che stride con alcuni noti vizietti del Presidente, in primis la grande passione per le donne e per le relazioni extra coniugali, mai accennata nonostante sia una potenziale difficoltà per ogni matrimonio. Spiace inoltre vedere qualche spunto provocatorio e complottistico sull’assassinio di Kennedy solo abbozzato e non sviscerato a dovere, come se fosse mancato il coraggio (mostrato per esempio da Oliver Stone nel suo sottovalutato JFK – Un caso ancora aperto) di premere il dito su un nervo scoperto della cultura e della storia americana.

Qualche pecca inoltre anche per quanto riguarda le musiche di Mica Levi, che in certi frangenti sembrano più adatte a un thriller che a un toccante e angoscioso dramma umano.

Jackie non delude le attese e, pur con qualche imperfezione, si rivela un biopic di sostanza e qualità, nonchè una delle migliori pellicole viste a Venezia 73. Natalie Portman si conferma una delle migliori interpreti in circolazione, donando profondità, tridimensionalità e realismo a una figura troppo spesso dimenticata dalle pagine della storia, ma fondamentale per l’operato del celebrato marito. Salutiamo così con soddisfazione e appagamento una pellicola destinata a fare incetta di premi in questa stagione cinematografica, già un classico nel suo genere.

Regia - 4
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 4.5
Sonoro - 3
Emozione - 4

3.8