The Devil Next Door: il trailer della nuova docu-serie targata Netflix

Un'incredibile e atroce storia vera, nel nuovo documentario di Netflix, The Devil Next Door.

Il nuovo incredibile documentario di Netflix, The Devil Next Door, racconta la storia vera di un uomo accusato di essere stato una guardia nazista durante la guerra

The Devil Next Door, questo il titolo del documentario prodotto da Netflix, racconta di un’incredibile storia vera avvenuta negli Stati Uniti negli anni ’70. John Demjanjuk, uomo di origini ucraine residente a Cleveland e in pensione, fu accusato di essere Ivan il terribile, una nota guardia nazista del campo di concentramento di Treblinka, in Polonia. Durante l’occupazione tedesca, la guardia soprannominata Ivan il Terribile si sarebbe macchiato della morte di migliaia e migliaia di prigionieri, tra uomini, donne e bambini.

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John Demjanjuk fu accusato di essere Ivan il Terribile e, dopo aver cambiato identità, ad aver vissuto a Cleveland sotto mentite spoglie. L’uomo fu condotto persino in Israele, dove fu processato, con l’accusa di essere la tanto temuta guardia nazista. Demjanjuk fu persino riconosciuto da dei testimoni oculari, prigionieri sopravvissuti del campo di concentramento. Tuttavia l’uomo non fu mai condannato, in quanto le prove a favore dell’accusa non erano sufficienti. Più tardi di sarebbe scoperto che Ivan il Terribile in realtà era un uomo di Ivan Marchenko, un uomo sfuggito persino alle autorità sovietiche dopo la guerra.

La sfortuna di Demjanjuk tuttavia non si fermò al processo in Israele, ma proseguì quasi per tutta la sua vita, fino alla morte nel 2012. Il pensionato, infatti, fu accusato comunque di essere stato una guardia nazista, ora con il nome di Ivan Demjanjuk.

Demjanjuk fu condannato il 12 maggio 2011 alla fine del giudizio di primo grado per concorso in 28.060 casi di omicidio nel campo di annientamento nazista di Sobibor. Come riporta anche un articolo de La Repubblica, John Demjanjuk è stato condannato dal tribunale di Monaco a cinque anni di reclusione per concorso attivo nell’assassinio di almeno 28.060 ebrei, ma è stato rilasciato per via della sua età avanzata (91 anni). È morto il 17 marzo dello stesso anno.

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