Bif&st 2023 – Leila e i suoi fratelli: recensione del film di Saeed Roustaee

Nel mezzo del suo fortunato percorso festivaliero partito da Cannes 2022 e transitato per il Bif&st 2023, il potente dramma familiare diretto da Saeed Roustaee arriva nelle sale italiane dal 6 aprile 2023 con I Wonder Pictures.

Era tutto pronto al Bif&st per accoglierlo tra gli ospiti della 14esima edizione, quando dal palco del Teatro Petruzzelli il direttore e fondatore della kermesse pugliese Felice Laudadio ha annunciato a malincuore la notizia che Saeed Roustaee non sarebbe stato presente alla proiezione di Leila e i suoi fratelli in programma la mattina del 28 marzo 2023 per via di un diniego da parte delle autorità di Teheran. Una presenza, la sua, tra le più attese nel cartellone di una manifestazione dedicata al cinema iraniano e ai registi locali perseguitati dal regime degli Ayatollah, tra cui Jafar Panahi, al quale è stato simbolicamente conferito il Premio Fellini e affidata altrettanto simbolicamente la presidenza onoraria della giuria del concorso della sezione “Panorama Internazionale”. Tale diniego ha impedito di fatto al pluripremiato regista di prendere parte all’evento barese, organizzato anche in funzione della promozione in vista della distribuzione della pellicola nelle sale nostrane con I Wonder Pictures il 6 aprile 2023. Quella barese sarebbe stata un’altra importante e prestigiosa tappa di avvicinamento all’uscita italiana dopo l’anteprima mondiale tenutasi alla 75esima edizione del Festival di Cannes, dove l’opera terza di Roustaee si è aggiudicata il Premio FIPRESCI.

Leila e i suoi fratelli è al contempo un potente dramma familiare ambientato nell’Iran stretto nella morsa delle sanzioni economiche internazionali e un intenso ritratto di emancipazione femminile

Leila e i suoi fratelli cinematographe.it

Il pubblico locale e gli addetti ai lavori presenti si sono dovuti dunque accontentare, si fa per dire visti i notevoli valori espressi, della proiezione di un film capace di lasciare con il suo passaggio un segno profondo nella retina e nel cuore del fruitore di turno. Caratteri, questi, che emergono dalla visione di una pellicola che è al contempo un potente dramma familiare ambientato nell’Iran stretto nella morsa delle sanzioni economiche internazionali e un intenso ritratto di emancipazione femminile. Il tessuto narrativo e drammaturgico di Leila e i suoi fratelli si presta e si fa portatore di questi temi dal peso specifico rilevante, che l’autore innesta all’interno di un racconto scritto con grande consapevolezza a quattro mani dallo stesso Roustaee e Azad Jafarian. Il risultato è un pugno alla bocca dello stomaco, che arriva gradualmente e poi sempre più velocemente a colpire il bersaglio con un crescendo di tensione emotiva cangiante che raggiunge l’apice in un finale davvero toccante, nel quale gioia e dolore, vita e morte, libertà e oppressione, trovano spazio tra le quattro mura di un appartamento di Teheran.

In una manciata di metri quadri si consumano gran parte delle dinamiche di un dramma casalingo dalle notevoli doti comunicative

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È in questa topografia di una manciata di metri quadri che si consumano gran parte delle dinamiche di un dramma casalingo dalle notevoli doti comunicative, che si fa a sua volta cartina tornasole della condizione sociale, economica, politica e umana di un intero Paese soffocato dalle tenaglie del regime. Qui, nell’Iran dei giorni nostri, la quarantenne Leila continua a prendersi cura dei suoi genitori e dei suoi quattro fratelli, membri di una famiglia irrequieta e schiacciata dai debiti. Per rimediare a tale condizione, la donna ha l’idea di avviare un’impresa che li aiuti a uscire dalla povertà, un progetto che però viene ostacolato per motivi egoistici dal padre padrone Esmail, mandando di fatto in frantumi i già fragilissimi equilibri. L’intreccio di esistenze che ne scaturisce pone i personaggi e di riflesso gli spettatori davanti a un vorticoso e appassionante giro di vite che si fa via via sempre più ansiogeno e asfissiante. Il nodo si stringe con il trascorrere dei minuti che vanno a comporre questa odissea quotidiana di una famiglia come tante, destabilizzando tanto loro quanto che si trova dall’altra parte dello schermo.

È nella capacità di tirare dentro al racconto e di avvicinare emotivamente il fruitore alle figure che animano la storia, il punto di forza di Leila e i suoi fratelli

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È nella capacità di tirare dentro al racconto e di avvicinare emotivamente il fruitore alle figure che animano la storia, il punto di forza di Leila e i suoi fratelli. Un film, questo, che non ha bisogno di mostrare la violenza fisica e psicologica imperante nella società iraniana per farne respirare a pieni polmoni la presenza e mostrarne le cicatrici ancora sanguinanti. In tal senso, quella di Roustaee, alla pari delle precedenti Metri šiš o nim e Abad o yek ruz, è una lama affilata che taglia con il potere delle parole. Il regista ne conosce l’importanza e le usa in maniera copiosa come un fiume in piena per trasmettere tutto ciò che c’è da trasmettere al pubblico e a tutti coloro che hanno le orecchie per ascoltare. I dialoghi fitti e continui, molto più dei fatti, con i quali viene portata avanti la narrazione, rappresentano le “armi” in più per la penna e la macchina da presa di Roustaee. Con e attraverso di essi, questo film corale, impreziosito dalle intense e vere performance attoriali del cast (spicca quella straordinaria di Taraneh Alidoosti nei panni), non vuole e non ha nessuna intenzione di fare sconti a nessuno. Questo il Governo di Teheran lo ha capito, motivo per cui ha deciso di ostacolarlo in tutti i modi ritenendolo una minaccia, ma Leila e i suoi fratelli per fortuna ha saputo con i mezzi a sua disposizione arrivare comunque alla gente.

Leila e i suoi fratelli: conclusione e valutazione

Una scrittura solida e una regia consapevole sono alla base di un film che non fa sconti a nessuno, che non ha bisogno di mostrare la violenza fisica e psicologica esercitata dal regime iraniano per farla respirare a pieni polmoni agli spettatori di turno. Leila e i suoi fratelli è un dramma familiare corale che parla anche di emancipazione femminile, impreziosito da dialoghi affilati come lame e da un cast superlativo dove brilla la performance intensa di Taraneh Alidoosti.

Regia - 4
Sceneggiatura - 4.5
Fotografia - 3.5
Recitazione - 5
Sonoro - 3.5
Emozione - 5

4.3