The Covenant (2023): il film di Guy Ritchie è ispirato ad una storia vera?

The Covenant è un film di Guy Ritchie molto amato dalla critica e dal pubblico, ma prende ispirazione da una storia vera?

The Covenant è il nuovo film del grande regista Guy Ritchie, conosciuto principalmente per i suoi film d’azione o che mettono insieme un ricco cast di star per farli collaborare al colpo (una rapina, di solito) del secolo. Intelligenza, una grande fantasia per trame intricate e soprattutto una predisposizione al dialogo veloce davvero unica, rendono Ritchie uno dei registi più riconoscibili degli ultimi anni. Dobbiamo a lui capolavori come Lock&Stock: Pazzi Scatenati o l’altrettanto adrenalinico Rock ‘n Rolla. L’ultima sua fatica è disponibile in streaming su Prime Video e ha come protagonista l’attore – sempre talentuoso e in grado di entrare come un camaleonte nei ruoli proposti – Jake Gyllenhaal.

Un po’ war movie e un po’ revenge movie, The Covenant è stato apprezzato dalla critica e dal pubblico, stabilendo Ritchie come un regista sempre sul pezzo, in grado di tenere alto il livello di tutti i generi cinematografici che tocca con il suo occhio e il suo tocco. Il film è stato distribuito, negli US, prima al cinema e poi in streaming, offrendo una prestazione decisamente dignitosa al botteghino. La storia dei protagonisti, uniti da una fratellanza che va oltre la loro cultura o il paese di provenienza, offre una visione originale e profonda dell’amicizia, del vincolo, della promessa.

Ma la storia dei protagonisti John e Salim è tratta da una storia realmente accaduta? O è tutto frutto della – come ben sappiamo – scatenata fantasia di Ritchie? Scopriamo cosa c’è di vero nella trama di The Covenant!

The Covenant, il film di Guy Ritchie è tratto da una storia vera?

The Covenant cinematographe.it

Il war movie di Guy Ritchie alla guida delle straordinarie performance di Jake Gyllenhaal e Dar Salim è un prodotto di fantasia o ha radici più profonde, nascoste in una storia vera che ha segnato due individui in modo irreversibile, legandoli l’uno all’altro indissolubilmente per tutte le loro vite? La risposta non è univoca e a Ritchie è piaciuto attingere ad entrambe le fonti, ad avvenimenti realmente accaduti in guerra, basati dunque su documenti e reportage realmente venuti a galla nel tempo, ma anche alla sua capacità di unire queste storie con il collante della sua creatività

Il sergente John Kinley, interpretato da Gyllenhaal, non è mai veramente esistito, né è mai esistita la guida Ahmed interpretata da Salim con magistrale dedizione. Salim è però lo spirito e la incarnazione di tante guide afghane o mediorientali che si sono trovate in conflitto o in pericolo per la loro amicizia con i soldati americani per i quali lavoravano durante la guerra. Alla fine della pellicola, insieme ai titoli di coda, molte di quste guide – realmente esistite – vengono mostrate in scatti che le immortalano in compagnia dei soldati statunitensi che hanno occupato il loro paese durante i conflitti armati. Sono immagini di guerra, ma anche di incontro culturale, di sorrisi e sguardi: sono immagini di amicizia, fratellanza, di territorio comune che rende tutti uomini. Dunque, nonostante non siano mai esistiti due personaggi come John e Salim, la loro storia di affetto e legame si è ripetuta molte volte nel tempo, portando a grandi difficoltà ma anche a incontri unici tra anime lontane.

Ritchie, raccontando il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan, ha messo sullo schermo uno squarcio di umanità e ha offerto al pubblico una riflessione profonda sul significato dei legami, dell’amicizia e soprattutto sul miracolo che accade quando si rispetta il prossimo, prescindendo dal proprio ruolo, dalla propria uniforme o divisa. Chiaramente, essendo il regista che è sempre stato, ha condito tutto con visuali pazzeche e scene d’azione che tengono incollati alla sedia, con il fiato sospeso.