The Bombing – La battaglia di Chongqing: recensione del film di Xiao Feng

Colossal americano in salsa cinese sulla Seconda Guerra Mondiale. Un mix che non sempre riesce a dare l'effetto desiderato.

The Bombing – La battaglia di Chongqing, il colossal cinese/americano di Xiao Feng, è ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e nello specifico nel 1940, momento culmine del conflitto tra Cina e Giappone, quando i raid dell’aeronautica giapponesi si concentrarono sulla città di Chongqing, rischiando di mettere definitivamente in ginocchio il popolo cinese.

Sulla scia del colossal del 2016 Operation Chromite, il film di John Lee con Liam Neeson, The Bombing – La battaglia di Chongqing decide di puntare più in alto, coinvolgendo, sin dalla fase di preproduzione, grandi nomi del cinema occidentale: da Mel Gibson, art director e produttore esecutivo, fino a Bruce Willis, coprotagonista della pellicola, passando per la presenza di Adrien Brody.

The Bombing – La battaglia di Chongqing: il grande cuore del popolo cinese

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La popolazione di Chongqing è stremata dalle continue incursioni aeree dei giapponesi, iniziate con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale e continuate fino al 1943, causando più di 11 mila vittime, soprattutto tra i civili. I cinesi hanno a disposizione gli aerei da combattimento, ma non hanno piloti abbastanza preparati da poter tenere testa alla preparatissima aeronautica giapponese. Per tale ragione, il governo cinese decide di fare affidamento sui volontari americani disposti ad addestrare le sue truppe. In questo contesto, il comandante americano Jack (Willis) e i migliori piloti dell’aeronautica cinese Tao (Tse), Ting (Wai-Ting Chang) e Minxun (Song) lottano fino all’ultimo per contrattaccare alle offensive giapponesi, mentre il soldato Gangtou (Liu) lotta contro il tempo per portare a Chongqing un’arma segreta in grado di ribaltare le sorti del conflitto.

The Bombing – La battaglia di Chongqing: una grande produzione per un film di serie z

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Ci sono state, ci sono e ci saranno sempre collaborazioni nel mondo del cinema e, nella maggior parte dei casi, è opportuno incoraggiarle, cercarle e incrementarle, visti i buoni risultati che solitamente riescono ad ottenere. Ecco. Solitamente. The Bombing – La battaglia di Chongqing non è sicuramente uno di questi, anzi. Ma andiamo per ordine.

La pellicola è basata su fatti realmente accaduti e parte da un’idea sempre e uno scheletro filmico strausato nel cinema americano: il popolo più debole e impreparato riesce a risorgere proprio ad un passo dalla sconfitta per respingere l’arrogante nemico, ben più forte ed equipaggiato. Il tutto grazie al cuore, allo spirito e al senso di giustizia. In parole semplici? Davide sconfigge Golia, ma con qualche esplosione in più. Il consumato patriottismo di Mel Gibson, edulcorato e così estremo da risultare indigesto, permea tutta quanta la pellicola, mostrando un popolo cinese eroico, instancabile e puro. Ma la fusione tra il fanatismo americano e la goffa, esagerata e non credibile messa in scena del cinema cinese può produrre al massimo una risata storta.

Una storia confusionaria, senza logica o punti di riferimento, crea una pellicola che rimanda più ad una delle produzione del The Asylum, come la saga di Sharknado, piuttosto che al colossal di guerra all’americana. Tra un’esplosione, un colpo di kung fu, una simil parodia di un epico duello sotto la pioggia e un atterraggio di un aereo da guerra su un camion in corsa c’è il faccione di Bruce Willis, che almeno si sarà divertito, e il cameo di Adrien Brody, la cui unica preoccupazione è stata quella di arrivare a coprire il minutaggio minimo per meritarsi la paga.

La messa in scena è grigia, casalinga, amatoriale, raffazzonata e probabilmente rispecchia tutti gli aggettivi che ruotano intorno al concetto di approssimazione. Un film brutto, quasi inguardabile, che si prende sul serio e manca di rispetto agli stessi drammatici fatti che si prende l’onere di raccontare.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1
Recitazione - 1
Sonoro - 1.5
Emozione - 2

1.4

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