Si sente il mare: recensione del film di Tomomi Mochizuki

La recensione di Si sente il mare, il film animato Studio Ghibli di Tomomi Mochizuki in cui le sensazioni dei personaggi fungono da bussola d'orientamento

Tra le perle che arricchiscono la collana dei film targati Studio Ghibli, giunti da Febbraio 2020 su Netflix, non sfugge Si sente il mare, diretto da Tomomi Mochizuki. Un film che conquisterà di certo quel pubblico appassionato alle comedy romantiche Made in Japan, e a cui questa pellicola fa senz’altro capo, offrendo diversi spunti che i cresciuti a pane e anime riconosceranno immediatamente come meccanismi familiari. Il dolcissimo effetto nostalgia quindi è altamente assicurato.

Si sente il mare: la ragazza di città e i ragazzi di campagna, la trama

si sente il mare cinematographe.it

Rikako Muto è una ragazza molto carina proveniente da Tokyo, che da poco si è trasferita a Kochi: la sua sicurezza, unita a bellezza e bravura sia nello studio che nello sport non la fanno passare inosservata, ma il suo carattere schivo non le permette di costruire un rapporto sereno con i suoi compagni di classe. Gli unici a saperle stare vicino sono Matsumo, che è innamorato di lei, e Morisaki, per la quale la ragazza nutre un misterioso trasporto che tuttavia a fine anno scolastico non porterà mai alla fioritura di un rapporto sentimentale dichiarato.

Nonostante il tentativo dei due ragazzi di farla integrare tra gli altri, Rikako continua a coltivare diverse riserve verso un ambiente di provincia che sente troppo lontano da lei. Vive così la fine dell’anno scolastico nell’attesa di poter fare l’università a Tokyo e risentirsi a casa. Trascorrono due anni e Morisaki incrocia Rikako per puro caso alla stazione: forse lo scorrere del tempo non ha scalfito il loro singolare legame.

Si sente il mare: una comedy romantica classica e gradevole

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Ciò che colpisce di Si sente il mare, pellicola del 1993, non è di certo la sua veste estetica, perché ci troviamo dinanzi ad un disegno essenziale dai colori pastello chiari e basilari, ma è la componente realistica ed elementare con cui viene raccontata la vicenda: non vi sono infatti situazioni paradossali, eccessive reazioni amorose dal taglio melò – e che qualche anno dopo avrebbero maggiormente caratterizzato le produzioni anime shojo – e proprio per questo è così veritiero che lo si potrebbe trasporre tranquillamente in un live action. Si avverte pur se con le dovute differenze la regia di Mochizuki, che già veniva dall’esperienza di Ranma 1/2, di cui qualche familiarità si avverte anche nella scelta dell’accompagnamento musicale.

Si sente il mare raccoglie tematiche classiche e che permangono nell’enciclopedia sentimentale delle produzioni letterarie e cinematografiche: l’amicizia nelle sue varianti e nei suoi rischi di diventare con il tempo qualcos’altro, l’accettazione e la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo, la vita scolastica con le sue prime esperienze formative, i primi imbarazzi, e i primi amori con annesse le possibili delusioni.

Si sente il mare: le sensazioni dei personaggi come bussola d’orientamento

Tra i temi trattati in Si sente il mare, rilevante è anche il travaglio sentimentale che si prova dal passare da un ambiente cittadino ad alta velocità a quello tranquillo e ristretto della provincia, raccontato non tanto da un regia che privilegia il visivo, e che avrebbe potuto puntare su inquadrature che mettessero a fuoco le differenze ambientali, ma dagli stati d’animo dei personaggi, colti nei loro momenti di riflessione e percezione dell’ambiente circostante.

Piccola nota: nonostante l’adattamento ai dialoghi veda la firma di Gualtiero Cannarsi, ad esclusione della ricorrenza di alcuni termini obsoleti che generano un evidente effetto straniante rispetto al tempo di ambientazione di Si sente il mare, possiamo rassicurare che la visione procede in maniera abbastanza scorrevole.

Regia - 3
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2
Emozione - 3

2.6