La Trincea Infinita: recensione del film Netflix con Antonio de la Torre

La recensione de La Trincea Infinita, l'originale Netflix diretto da Jon Garaño, José María Goenaga e Aitor Arregi e con protagonista Antonio de la Torre.

Sul catalogo Netflix torna in scena il felicissimo connubio tra il gigante dello streaming e le produzioni spagnole con La Trincea Infinita, un film del 2019 scritto a quattro mani da Jon Garaño e José María Goenaga e diretto da i due insieme a Aitor Arregi, basato sulla storia vera di un repubblicano costretto a nascondersi per oltre trent’anni a causa dell’instaurarsi della dittatura fascista di Francisco Franco nel Paese iberico dopo la vittoria nella guerra civile del 1939.

La pellicola vanta la presenza nel cast del veterano Antonio de la Torre, premio Goya come migliore attore non protagonista nel 2006 per Azuloscurocasinegro, accanto al quale recita Belén Cuesta, che il premio Goya per la migliore attrice protagonista l’ha vinto proprio per questa interpretazione.

La Trincea Infinita è stato presentato in anteprima al Festival internazionale del cinema di San Sebastián 2019, dove ha vinto la Silver Shell per la miglior regia e il Premio della Giuria per la migliore sceneggiatura e, oltre alla vittoria sopracitata, ha vinto il Premio Goya 2020 anche per il miglior suono.

La Trincea Infinita: la guerra civile spagnola nella trama del film Netflix

La Trincea Infinita, cinematographe.it

Spagna, 1936. All’alba della guerra civile spagnola Francisco Franco si appresta a conquistare il potere nel Paese e ad instaurare la sua ultratrentennale dittatura fascista. La strategia che si decide di adottare è quella dei raid mirati nei paesi in cui è sospetta la presenza di sostenitori repubblicani.

In una delle notti più sanguinose della recente storia spagnola i soldati di Franco vanno di casa in casa a prelevare o uccidere i vari obiettivi scoperti. Uno di loro è Higinio Blanco (de la Torre), il quale, denunciato da un vicino di casa carico di odio per la morte del fratello, riesce a sfuggire inizialmente ai soldati fuggendo fuori dal paesino, ma che in un secondo momento è costretto a tornare nella casa dove vive con la moglie Rosa (Cuesta). Luogo dove deciderà di rimanere nascosto in attesa di capire il da farsi, salvo poi pian piano rendersi conto che nella vita che prosegue, là fuori, forse per lui non c’è più posto.

La Trincea Infinita: una vita dietro un muro

Antonio de la Torre, cinematograhe.it

La sceneggiatura de La Trincea Infinita è strutturata secondo una divisione in vari capitoli, la cui maggior parte è anticipata dalla spiegazione etimologica di un termine esplicativo di un aspetto dell’autoisolamento. Una decisione che suggerisce l’idea di un ordine mentale di un certo rigore e permette una visione guidata di un lungo dal minutaggio elevato e che copre un arco di tempo veramente molto ampio. Nonostante l’esaustiva copertura degli aspetti riguardanti una di queste molte, purtroppo, sfortunate esistenze, il cuore della narrazione è il rapporto tra i coniugi Blanco.

Intorno al loro amore si muovono, fin dal principio, tutte le vicende della pellicola e le difficoltà sotto la lente di ingrandimento sono quelle legate alla conduzione di una vita di coppia in una situazione di confinamento così estrema come quella a cui è costretto Higinio. La grande interpretazione della Cuesta aiuta il film a tracciare il solco che tra i due innamorati gioco forza nel corso degli anni fa breccia, sopravvivendo ai momenti di amore e trionfando a lungo andare nella vita di tutti i giorni, rendendoli al fine dei separati in casa.

Anche la regia si muove in questo senso, scegliendo di alternare dei primi piani fortemente legati alla presenza congiunta nello schermo dei due innamorati, evidenziando i loro sguardi e i loro gesti, a delle riprese fortemente claustrofobiche in cui la camera si trasforma nella compagnia di prigionia o lo sguardo di Higinio, il quale, diviso da un muro, osserva come uno spettatore impalpabile lo svolgersi degli eventi reali, che hanno come protagonista tutti al di fuori di lui. Con il passare dei minuti ci si rende conto come il muro dietro cui si nasconde il protagonista non sia l’unico ostacolo tra lui e l’esterno, nella discesa verso un confinamento che da fisico e imposto diventa mentale e scelto.

La Trincea Infinita: vittima o carnefice

La Trincea Infinita, cinematographe.it

La storia raccontata da La Trincea Infinita è una di quelle che si definirebbero paradossali e uniche, ma che in realtà è appartenuta a diversi perseguitati della guerra civile spagnola: non sono stati pochi i casi di ricomparsa dopo anni di uomini con questa storia personale, alcuni dei quali veramente confinatisi dentro le proprie case, mentre le autorità erano intente a cercarli in capo al mondo. La grande rilevanza storica non poteva essere ignorata dalla pellicola, la quale riserva uno spazio agli interrogativi riguardo ai crimini, presunti o reali, imputati a questi uomini, senza però preoccuparsi di dar loro una risposta definitiva. In questo ci viene incontro il personaggio del vicino di casa dei Blanco, il primo persecutore di Higinio, animato dalla vendetta per la morte del fratello e di altri suoi compagni, uccisi, a suo dire, dalla lingua informatrice del protagonista. Una dichiarazione, questa, appunto mai confermata né smentita dai fatti dal film.

Dopotutto l’importanza della risposta diminuisce di pari passo con lo scorrere del tempo: a cosa serve una giuria che sentenzi in aula se si è stati vittima o carnefice dopo una vita passata a nascondersi da tutto e tutti? Alla punizione già pensa la paura, quella che c’è stata quando si è deciso di nascondersi, quella che ha accompagnato tutti i giorni di prigionia, quella che non permette di uscire anche quando non c’è più nulla proveniente dal mondo esterno che lo impedisca. Se vogliamo è proprio la sua presenza ad rendere vana la differenza tra vittima e carnefice, perché si può essere vittima di una paura che condanna ad un’altra forma di morte e allo stesso tempo carnefice dei tuoi affetti più cari, che in virtù di quella stessa paura, vengono trascinati nel tuo stesso inferno.

Delle vite spezzate in una tragedia che non riguarda mai una sola persona, ma che l’amore, nelle sue infinite possibilità, può ancora salvare.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2
Emozione - 2.5

2.5

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