La fuga dell’assassino: recensione del thriller

Nonostante buoni presupposti e la buona prova attoriale di Jonathan Rhys Meyers e Cam Gigandet, La fuga dell'assassino non riesce a spiccare il volo.

La fuga dell’assassino (The Shadow Effect) è un film diretto da Obin Olson e Amariah Olson, un thriller del 2017 interpretato da Jonathan Rhys Meyers, Cam Gigandet, Michael Biehn, Brit Shaw e Sean Freeland.

Il protagonista è Gabriel Howarth, il proprietario di un ristorante che ogni notte ha strani incubi. Gabe vive dei sogni molto vividi e realistici in cui è un assassino, un killer spietato che viene ingaggiato per uccidere persone ben precise. Quando si sveglia da questi sogni sta malissimo e non ricorda nulla di ciò che è successo buona parte del giorno precedente. Capendo che c’è qualcosa che non va in lui, e che ciò che accade nei suoi sogni non si limita alla sua sfera onirica, cerca aiuto da uno psichiatra, il Dottor Reese, che gli prescrive dei farmaci e nulla più. Quando Gabe nota che i suoi sogni sembrano coincidere con degli omicidi realmente accaduti capisce che qualcuno attorno a lui gli sta mentendo, e che dietro a quelle morti e alla sua vita aleggia una cospirazione inimmaginabile.

La fuga dell’assassino: un psico-thriller con Jonathan Rhys Meyers e Cam Gigandet

La fuga dell’assassino Cinematographe.it

La fuga dell’assassino è uno psico-thriller che riprende alcuni dettagli della sua trama dal personaggio di Jason Bourne, seppur con i suoi limiti, un film che ci porta nella vita di Gabriel Howarth, ristoratore di giorno e killer di notte. Gabe è una persona apparentemente normale, che conduce le sue giornate con la sua ragazza e il suo lavoro.  Spesso Gabe durante il giorno soffre di convulsioni e stati confusionali, episodi violenti innescati da una canzone che in un certo senso lo trasformano nel suo alter-ego spietato, che prenderà possesso del suo corpo e della sua mente.

La fuga dell’assassino Cinematographe.it

La fuga dell’assassino è un thriller che unisce diversi elementi e generi, ma il risultato non è una composizione unitaria e coerente, anzi ciò che si evince dalla narrazione è solo confusione e poca chiarezza espositiva e stilistica. Il film è piuttosto scombinato, il piano che regge la trama, ovvero un criminale che evidentemente non sa di esserlo e che scopre di avere anche diversi cloni che ne perpetueranno la missione, è sconclusionato. Il film cerca di chiarire tutta la cospirazione, tutta la questione della manipolazione negli ultimi venti minuti, cercando di colmare evidenti buchi nella trama.

Nella storia ci sono anche riferimenti ad Arancia meccanica, a partire dalla scena in cui uno scienziato costringe Gabe a vedere dei filmati con dei morsetti oculari e la musica nelle orecchie, esattamente come nella cura Ludovico. In fin dei conti il film parte da un’idea tutto sommato apprezzabile ma è confezionato male, a cominciare dalla regia e dagli effetti speciali, davvero bassi e poco ispirati, un fanta-thriller inadeguato ed eseguito malissimo.

La fuga dell’assassino Cinematographe.it

In ultima analisi, ciò che si salva in questo film sono gli attori. Jonathan Rhys Meyers e Cam Gigandet portano su di loro tutto il peso dell’azione, per quanto Meyers appaia relativamente meno rispetto a Gigandet. Ma le prestazioni attoriali non riescono a sollevare la credibilità di una storia senza una direzione precisa, con dialoghi insulsi e privi di coesione narrativa. La fuga dell’assassino è una pellicola che parte con tutti i presupposti giusti, un plot intrigante ed attori carismatici, ma dove fallisce è nella resa visiva e drammatica, sperperando inevitabilmente il suo buon materiale e destinando questo thriller a diventare un prodotto d’intrattenimento facilmente dimenticabile.

Regia - 1.5
Sceneggiatura - 1.5
Fotografia - 1.5
Recitazione - 2.5
Sonoro - 1
Emozione - 2

1.7

Tags: Sky Cinema