Dragon Trainer 2 – recensione

Perché c’è un segreto impronunciabile sul cuore di ogni essere vivente; perché piegarsi all’involucro dell’apparenza è troppo spesso più semplice che stracciare quel velo e mostrare al mondo altre verità, perché un mondo in cui draghi e umani possano convivere sereni è possibile ed è per questo che, dopo cinque anni dagli eventi narrati in Dragon Trainer (2010) ritroviamo Hiccup in sella alla sua furia buia, Sdentato, in Dragon Trainer 2.

Se il primo film d’animazione, targato DreamWorks e distribuito da 20th Century Fox nel 2010, ci ha introdotti tra le sinuosità spigolose dell’isola di Berk, in cui i Vichinghi hanno imparato a convivere con i draghi, il secondo ci mostra una terra felice nella quale la quotidianità è stata completamente rivoluzionata e assodata.

Così, mentre nel film diretto da Chris Sanders e Dean DeBlois, l’incipit è tutt’altro che felice nel sequel, in cui la regia è responsabilità solo di DeBlois, l’inizio appare luminoso e positivo. Berk viene descritta rispettivamente come l’isola sita “dodici giorni a nord di disperazione e pochi gradi a sud di morire di freddo. Si trova esattamente sul meridiano della miseria. L’unico problema sono le infestazioni: in molti posti hanno topi o zanzare, noi abbiamo… i draghi”.

In Dragon Trainer 2, invece, la descrizione dell’isola vichinga appare quasi simile a quella di un paradiso terrestre. Le musiche ci coadiuvano verso orizzonti coloratissimi e misteriosi e una voce fuori campo ci descrive:

“Questa è Berk.
Il segreto meglio custodito di questa parte di, beh, nulla.
Sì, forse non sarà il massimo della bellezza, ma questo mucchio di rocce riserva un bel po’ di sorprese.
La vita qui è splendida, anche se non molto adatta ai deboli di cuore.
La maggior parte della gente di solito ha passatempi come intagliare il legno o ricamare su tela.
Noi berkiani, invece, preferiamo fare una cosa che ci piace chiamare: corse di draghi!”

Ma andiamo per ordine: Dragon Trainer 2 si mostra al pubblico in tutta la sua intelligenza, profondità e ironia; si posiziona nella traiettoria originale verso la quale ci aveva già coadiuvati il suo predecessore. Ci conquisterà anche questa volta e lo sappiamo fin dal primo fotogramma, ma la domanda perenne rimane: riuscirà a sorprenderci come il primo film?

dragon trainer 2

Possiamo dire fin da subito che Dragon Trainer 2 allieta, insegna, conforta, ma non raggiunge la divina perfezione del primo film a causa di particolari – forse impercettibili ai più – che rendono la trama poco scorrevole e priva di una ferrea motivazione.

Dopo cinque anni le cose a Berk sono cambiate. Hiccup è riuscito a far comprendere al suo popolo che i draghi sono innocui e adesso tutti ne posseggono uno e la persino la fisicità dell’isola appare mutata: vi sono lavaggi per draghi ed evoluti sistemi di prevenzione del fuoco.

L’adolescente svogliato e mingherlino che nel primo film era riuscito a modificare la tradizione e a fare amicizia con un drago adesso è cresciuto e, nonostante lui ami stare con la testa tra le nuvole e girovagare per terre inesplorate in sella al suo carissimo amico Sdentato, c’è chi si aspetta da lui qualcosa di più.

Il padre e capo tribù Stoick, infatti, spinge affinché il figlio gli succeda al comando del popolo, ma Hiccup non è pronto ad assumersi questa enorme responsabilità. Ancora una volta troviamo sullo schermo un protagonista disadattato e incompreso, un ragazzo che dovrà nuovamente lottare per far comprendere alla sua gente che oltre il muro dell’apparenza si trova un mondo migliore, una soluzione per non ricorrere alla guerra e far trionfare la pace.

Dragon Trainer 2 – odiare o amare? 

La sfida inizia dal ritrovamento casuale, da parte di Hiccup e Astrid, dei resti di una fortezza distrutta dal ghiaccio in cui si trova un gruppo di cacciatori di draghi capitanato da Eret, il quale dice di essere il mandante di un certo Drago Bludvist. La reazione di Stoick – che rammenda il suo incontro di anni prima col malvagio Bludvist – è quella di fortificare l’isola e prepararsi per la battaglia.

Hiccup, però, crede nella forza della persuasione e nel potere del cambiamento indotto dalla ragione e dal buon senso. Per questo motivo fugge via dal villaggio in cerca di Drago. Nel suo tragitto si imbatte con Valka, un misterioso cavaliere mascherato che per qualche frazione di secondo riesce a farci credere di essere il villain. La sorpresa è scoprire che si tratta della madre del ragazzo.

dragon trainer 2

Convinta che la guerra tra draghi e umani fosse inutile, Valka era sparita dall’isola e aveva passato la sua vita a salvare draghi e a condurli nel ‘Santuario’, una grotta foderata di ghiaccio creata dall’Alfa, un gigantesco drago che comanda su tutti gli altri, che ivi svolazzano coloratissimi e audaci, sprigionando la più stramba fantasia umana.

In questo punto esatto, in cui madre e figlio si ricongiungono, il film sembra sterzare verso il mancato sentimentalismo.

Nessun particolare entusiasmo anima i due e le motivazioni che hanno indotto la madre del protagonista ad abbandonarlo sembrano totalmente vane e ingiustificate. Pur animata dagli stessi ideali, Valka sembra non avere l’animo gentile del figlio che, dopo aver ricongiunto bestie e persone mira a ricongiungere i buoni con i cattivi e a portare la pace nella sua terra.

Con battaglie che molto alla lontana ricordano i toni solenni de Il Signore degli Anelli e filosofie sottili e complesse, Dragon Trainer 2 riesce comunque a bypassare la piccola incomprensione insita nella trama, sottolineando il rapporto di sincera amicizia tra Hiccup e Sdentato, sempre più uniti e dolci.

Un film che si conferma essere originale anche nel sequel, riflessivo, toccante e in grado di esaltare all’ennesima potenza il rapporto uomo-animale e uomo-uomo, innescando lo sprint necessario a far riflettere e comprendere che la violenza è sempre inutile.

“Noi siamo la sfida della pace e passo dopo passo lo cambieremo questo mondo”.

Regia - 3.5
Sceneggiatura - 3.5
Fotografia - 4
Recitazione - 3
Sonoro - 3.5
Emozione - 3.5

3.5