Domenica (Come Sunday): recensione del film Netflix

Domenica è un biopic mai davvero appassionante o disturbante.

Domenica (Come Sunday il titolo originale) è un film del 2018 diretto da Joshua Marston e interpretato da Chiwetel EjioforCondola RashadJason SegelMartin Sheen e Danny Glover. Il film è basato sulla storia vera di Carlton Pearson, pastore evangelico salito agli onori della cronaca per il suo Vangelo dell’Inclusione, ovvero una sua personale rilettura delle Sacre Scritture con la quale nega l’esistenza dell’Inferno come dimensione ultraterrena in cui vengono tormentati i peccatori. Dopo la presentazione al Sundance Film Festival, Domenica è stato reso disponibile da Netflix a partire dal 13 aprile.
Domenica

Dopo aver visto in televisione strazianti immagini sul genocidio in Ruanda, il Reverendo americano Carlton Pearson (Chiwetel Ejiofor), uno dei più celebri uomini religiosi dell’Oklahoma, giunge alla conclusione che, nonostante le credenze da lui stesso professate per decenni, non può esistere un Inferno creato da Dio per punire miscredenti e peccatori. Ritenendo di aver ricevuto un’illuminazione da Dio in persona, Carlton comincia così a diffondere il suo pensiero, attirandosi feroci critiche da parte dei religiosi più conservatori e vedendo allontanarsi da lui persone fidate come il suo collaboratore Henry (Jason Segel) o il suo mentore Oral Roberts (Martin Sheen). L’uomo si trova così a lottare per la propria fede e per le proprie convinzioni, con il solo supporto della moglie Gina (Condola Rashad) e del fedele Reggie (Lakeith Stanfield), afflitto dall’AIDS e da un’omosessualità che lo mette in aperto contrasto con il proprio credo.

Domenica: la vita di Carlton Pearson, fra la fede e il concetto di Inferno

Domenica

Basandosi su un episodio del 2005 del popolare programma radiofonico americano This American Life, lo sceneggiatore Marcus Hinchey e il regista Joshua Marston mettono in scena un ritratto complesso, tormentato ma non completamente soddisfacente del pastore Carlton Pearson, uomo di fede con il coraggio e la presunzione di volere cambiare dall’interno uno degli ambienti da sempre più rigidi e conservatori. Domenica si addentra con rispetto e qualche timore di troppo all’interno del profondo cambiamento interiore di Pearson, cercando sia di rendere adeguatamente le conseguenze nella sua vita delle sue nuove e per certi versi rivoluzionarie convinzioni, sia di approfondire un discorso dalle difficili e serie implicazioni etiche e religiose, che partono dal concetto di Inferno cristiano per raggiungere temi solo apparentemente distanti come il senso di colpa, la riconoscenza, la blasfemia e l’omosessualità.

A distogliere l’attenzione da alcuni problemi a livello drammaturgico di Domenica è il solito convincente Chiwetel Ejiofor, che con i suoi sguardi, i suoi gesti e le inflessioni della sua voce rende perfettamente il conflitto fra la passione del religioso e le difficoltà dell’uomo, superando in bravura mostri sacri come Martin Sheen e Danny Glover, oltre che un impalpabile Jason Segel ben lontano non solo dalle vette brillanti raggiunte in How I Met Your Mother, ma anche dalle notevoli doti drammatiche dimostrate in The End of the Tour. L’insistenza da parte di regista e sceneggiatore nell’apprezzabile scelta di non dipingere le controparti di Carlton come dei suoi veri e propri antagonisti frena però il film dal punto di vista narrativo ed emozionale, impedendo allo spettatore di creare una reale empatia con il dramma umano del reverendo, messo progressivamente alla porta da amici, fedeli e alte sfere religiose.

Domenica: un biopic mai davvero appassionante o disturbante

Domenica disperde un soggetto potenzialmente scoppiettante e l’ottimo lavoro del protagonista, rimanendo bloccato fra la fede e le emozioni umani di Pearson, senza rendere adeguatamente né l’uno né l’altro aspetto. L’epifania del reverendo, disarmante per la semplicità e la sbrigatività con cui viene resa, non è supportata da un cambiamento profondo del suo credo, concentrandosi unicamente su un aspetto importante ma in fin dei conti limitante della cristianità, ovvero l’Inferno. D’altra parte, l’uomo Pearson non è mai coinvolto in un conflitto duro ed emotivamente coinvolgente con le persone a lui care, anche a causa della scarsa caratterizzazione di quest’ultime, di cui non comprendiamo mai i sentimenti e le intenzioni. Ciò che in fin dei conti risulta più efficace è il ritratto delle comunità religiose americane, tanto fedeli nel seguire i predicatori dalle migliori doti oratorie, tanto pronte a girargli le spalle alla prima deviazione dall’ordine prestabilito.

Domenica

Le due frasi più forti di Carlton Pearson su cui ruota Domenica sono certamente Siamo noi più misericordiosi di Dio? e Essere gay e comportarsi da gay non sono la stessa cosa. Peccato però che la prima non sia supportata da una riflessione profonda almeno abbastanza da andare al di là di un piccolo aspetto del cristianesimo e la seconda non rappresenti un vero e proprio mutamento interiore del protagonista. Questi due aspetti, uniti a una messa in scena scolastica e una fotografia costantemente e inutilmente cupa, rendono Domenica un film non sufficiente, che non riesce né a scuotere gli animi dei credenti né ad affascinare gli atei, perso dentro a una retorica mai davvero appassionante o disturbante.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2.5
Fotografia - 2.5
Recitazione - 3
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.6

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