Botero – Una ricerca senza fine: recensione del docu-film di Don Millar

Arriva nelle sale nostrane il primo film ufficiale sulla vita e sull'arte di Ferdinando Botero, l'artista vivente più conosciuto al mondo

Chi almeno una volta non ha poggiato lo sguardo, anche senza conoscerne la paternità, su un’opera di Fernando Botero. Impresa, questa, difficile per non dire impossibile, poiché i volumi, le rotondità e la pienezza delle forme e delle figure che caratterizzano l’infinita produzione del pittore, scultore e disegnatore colombiano sono di fatto entrate tanto nella storia dell’Arte contemporanea quanto nell’immaginario collettivo. Viene da sé che tali creazioni hanno nei decenni invaso e occupato pacificamente – come è giusto che sia dato l’indubbio valore – le gallerie, le collezioni private, i musei e gli spazi comuni a cielo aperto alle varie latitudini. Ciononostante l’audiovisivo non aveva ancora reso un omaggio a lui, al suo genio e al suo modo di fare e concepire l’arte. Ma non è mai troppo tardi per rimediare alle mancanze. Ci ha pensato Don Millar con il docu-film dal titolo Botero, nelle sale nostrane dal 20 al 22 gennaio con Feltrinelli Real Cinema e Wanted Cinema.

Botero – Una ricerca senza fine: un viaggio fisico ed emozionale in dieci città del mondo per raccontare l’uomo e l’artista a 360°

Una mancanza che è stata ottimamente ripagata da una pellicola che riesce in poco più di un’ora a restituirci la grandezza dell’uomo e dell’artista attraverso una doppia bisettrice che intrecciandosi efficacemente mescola passato e presente, sfera pubblica e privata. Due facce della stessa medaglia che emergono dalle parole, dagli aneddoti e dai flussi mnemonici dello stesso Botero che nell’arco di sessioni di interviste nel suo studio sito nel Principato di Monaco e di incontri in giro per il mondo (dalla sua amata Italia a Parigi, passando per New York, Pechino e Madrid) racconta e si racconta senza filtri e con il cuore in mano. Una semplicità disarmante e un’onestà intellettuale che trasudano da ogni singolo frame e che trovano conferma nel coro greco delle voci dei figli e di importanti critici d’arte, curatori, accademici e galleristi.

Botero – Una ricerca senza fine: un documentario dalla struttura classica, ma impreziosito da materiali di repertorio mai mostrati prima

botero cinematographe.it

Una forma e un modo di veicolare i contenuti che architettonicamente parlando compone un ritratto classico sul versante narrativo. Quello di Millar, infatti, si allinea per modus operandi ai tradizionali ritratti biografici dedicati agli artisti, con materiali preesistenti, testimonianze orali e pedinamenti nei luoghi, che vanno a comporre il mosaico di turno. Si parte dalle origini umili di una famiglia devota nella terra calda e tormentata nella Medellín degli anni Quaranta all’approdo all’arte, con tanto di influenze (affascinato da Velasquez, Goya, colpito da Piero della Francesca e dal Rinascimento) e percorso formativo, sino al successo planetario che lo ha reso l’artista vivente più conosciuto al mondo. Ha ritratto importanti figure della storia dell’America Latina e denunciato la diseguaglianza sociale, il narcotraffico e le torture inferte ai prigionieri del carcere di Abu Ghraib, e al tempo stesso ha posto attenzione alla realtà circense e a quelle della corrida. Le protagoniste sono quindi le opere del suo multiforme ingegno, mostrate e scandagliate dalla macchina da presa come fosse una lente d’ingrandimento che ne descrive e ne porta in risalto dettagli, genesi, temi e stilemi. Il tutto reso possibile da un accurato lavoro di ricerca, ma anche dalla possibilità per l’autore di potersi avvalere di una serie di materiali inediti resi accessibili per la prima volta, ossia foto e video risalenti a molto tempo fa e riprese originali girate per le mostre di tutto il mondo.

Botero – Una ricerca senza fine: un passepartout che consegna un identikit dettagliato e prezioso per conoscere e ammirare da vicino l’uomo e l’artista

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Ciò che fa la differenza rispetto a tante operazioni analoghe è però il fattore umano e al fascino che il documentario riesce a sprigionare, quello di una personalità eclettica che ha trovato sulle tele e sulla materia da scolpire il suo linguaggio primigenio, personale e al contempo universale per comunicare con se stesso e con i suoi simili. Un passepartout che consegna un identikit dettagliato e prezioso per conoscere e ammirare da vicino un Botero a 360°.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 3
Fotografia - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 3

2.7