Azali: recensione del film ghanese originale Netflix

La giovanissima Amina fugge al suo destino di quinta moglie di un uomo molto più vecchio di lei. Ma ad attenderla c'è una nuova durissima realtà fatta di sopraffazioni, miserie e costrizioni...

Contestualizziamo la presenza di Azali nel ricco archivio Netflix: trattasi del primo film ghanese presentato agli Academy Awards per il Miglior Film Internazionale (ex Miglior Film Straniero), sfortunatamente poi non arrivato alla short list definitiva. Una produzione dunque importante, scritta e diretta da due donne (rispettivamente Wanda Quartey e Kwabena Gyansah), del tutto autoctona – l’opera è finanziata da Ananse Entertainment con il supporto di Motion Revolution – e recitata in inglese con innesti di lingua dagbani e lingua twi.
Un aspetto che parrebbe secondario, ma non lo è: in un Paese con lingue diverse come il Ghana, commercializzare una pellicola è più semplice se è in inglese perché da un lato è la lingua ufficiale del Paese e della maggior parte del continente, e dall’altro perché i mercati cinematografici stranieri non hanno interesse per i film africani recitati in idiomi non anglofoni. E a limitare la voce creativa del Ghana (ma anche del Kenya o della Nigeria, tanto per fare altri esempi) va aggiunta anche l’indifferenza nei confronti dei prodotti che non mostrano guerre, povertà estrema o salvatori bianchi.

Azali: una ragazza e il suo destino

Azali, Cinematographe.itAzali significa “destino”, e non è il nome della protagonista ma avrebbe potuto esserlo. La storia è infatti incentrata sul doloroso cammino di emancipazione di Amina, una ragazza di 14 anni che vive nel nord del Ghana. Sua madre, per impedirle di diventare la quinta moglie di un uomo molto più anziano, sceglie di mandarla a lavorare in Burkina Faso. Una scelta straziante che porterà la giovane a perdere del tutto i contatti con la famiglia e a perdersi in un mondo troppo grande e complesso per lei, fra contrabbando di bambini, loschi orfanotrofi per il reinsediamento e bassifondi della malavita organizzata.

Si capisce che l’intento primario di Azali sia quello della sensibilizzazione, dell’educazione e della conoscenza di una realtà inimmaginabile, soprattutto per il potenziale pubblico estero. Nelle intenzioni, una testimonianza della crescita dell’industria cinematografica del Ghana, che fa della propria scarsità di mezzi una virtù ricercando altrove la sua dignità. E non si può che guardare il lavoro di Gyansah se non attraverso questa lente e questo filtro, chiudendo un occhio (e a volte due) sulle solite tipiche ingenuità della quasi totalità del cinema africano, una realtà che vuole mettersi in mostra ma che non riesce ancora del tutto a superare il suo approccio semi-amatoriale.

Azali: la lunga strada verso l’emancipazione

Azali, Cinematographe.itSemplice e lineare, Azali mira al dramma a sfondo sociale e civile, all’apologia. E, a differenza del più tenue Mokalik (tanto per citare un altro recente film africano presente su Netflix), non fa sconti smussando gli angoli della propria grevità. Anzi, quella di Amina è una spirale infernale senza fine, un incubo ad occhi aperti che ci mostra in modo grezzo e rivelatore – ma con un tiro innegabilmente didascalico e naif, con sottofondo di musica in stile “pubblicità progresso” – il tracollo delle nuove generazioni verso la droga e verso la prostituzione. Ci sono grinta e autenticità nei 90 minuti di Azali, sufficienti per colpire profondamente chi guarda soprattutto nell’epilogo finale.

Manca l’amalgama, perché si procede da una macrosequenza / scena madre ad un’altra con un montaggio decisamente “tranciante” e monco; e i personaggi, ritratti con rapide pennellate bidimensionali, sono privi di un degno approfondimento. Ci sarebbe piaciuto, ad esempio, vedere la reazione della madre e della nonna di Amina di fronte al resto del villaggio e alla paura di non poterla mai più vedere. Insomma, cinematograficamente parlando la strada da fare è ancora tanta. Ma poeticamente ed eticamente il percorso è già ben delineato.

Regia - 2.5
Sceneggiatura - 2
Fotografia - 2
Recitazione - 2.5
Sonoro - 2.5
Emozione - 2.5

2.3

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