Corro da te: Riccardo Milani spiega la forza della commedia e ricorda Piera Degli Esposti

Amore, disabilità, la forza della commedia e la grande Piera Degli Esposti. Tutto questo nella conferenza stampa di Corro da te, il film di Riccardo Milani con Pierfrancesco Favino e Miriam Leone, in sala dal 17 marzo 2022.

Uscirà il 17 marzo 2022 nella bellezza di 500 sale, sono proprio tante, il viatico per la ripartenza del cinema in Italia o almeno così lo immaginano i piani alti, Corro da te. Commedia romantica diretta da Riccardo Milani, prodotta da Wildside e Vision Distribution con la collaborazione di Sky e Prime Video. I protagonisti sono Pierfrancesco Favino e Miriam Leone, circondati (è proprio il caso di dirlo) da un cast abbondantissimo che se non vi fidate eccoli qui: Pietro Sermonti, Vanessa Scalera, Pilar Fogliati, Andrea Pennacchi, Carlo De Ruggieri, Giulio Base, Michele Placido e Piera Degli Esposti.

La storia di Gianni, un cinquantenne piuttosto disinvolto con le donne, non è un complimento, spregiudicato nel lavoro e apparentemente senza coscienza. Si finge paraplegico per conquistare il cuore di una donna, Chiara, bellissima e luminosa, disabile ma sul serio. Sarà lei che finirà per, ovviamente, ribaltargli vita e modi di fare.

Commedia d’amore e sull’amore, racconto degli ostacoli e delle ipocrisie che circondano i pensieri e i discorsi del mondo di oggi sulla diversità e il diverso, qualunque cosa vogliano dire queste parolone. Il punto di partenza, per Riccardo Milani, (Come un Gatto in tangenziale), che dirige e scrive insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda, è un protagonista maschile davvero, davvero pessimo. Pensieri e parole dalla conferenza stampa del film.

Corro da te: ecco cosa pensano del film regista e sceneggiatori

Corro da te cinematographe.it

Per Riccardo Milani il focus è tutto sul rapporto tra la meschinità della scelta del protagonista e un irriducibile profumo di speranza. Non è tutto da buttare, altrimenti non ci sarebbe ragione di fare commedia. “I lati peggiori del paese sono incarnati da quest’uomo, l’italiano peggiore possibile. Non sopporto, d’altronde, neanche il pietismo e il buonismo. In fondo questo film, nel parlare di disabilità, racconta di un’umanità che finge che non ce ne sia un’altra. Credo però che ci sia sempre per tutti una possibilità”. Sceglie di far ridere perché “è ridendo, essendo larghi, che si fanno arrivare al pubblico certi temi”.

Riccardo Milani scrive Corro da te insieme a Furio Andreotti e Giulia Calenda, che della natura di questa partnership creativa dice “è una famiglia. Sapere già in partenza, quando si scrive, chi sarà l’attore, in questo caso gli attori del film, penso a Pierfrancesco e Miriam, è un grande privilegio. La nostra regola di scrittura consiste nel fuggire rapidamente ogni volta che ci accostiamo alla retorica o al pietismo”.

Furio Andreotti indugia sulla genesi del progetto,  il film è il rifacimento del francese Tutti in piedi, scritto diretto e interpretato nel 2018 da Frank Dubosc. “Il frangente più impegnativo è stato l’adattamento, il lavoro sulla comicità cioè, perché ovviamente noi non ridiamo esattamente per le stesse cose per cui ridono i francesi. Avere un attore protagonista che non temeva il cinismo, anzi ne voleva di più, è stato un grosso privilegio. Trovo sia stata una bella intuizione quella avuta da Riccardo per il ruolo interpretato da Piera Degli Esposti, che nel film originale non c’era”. Su quest’argomento varrà la pena di tornare più avanti.

Pierfrancesco Favino e Miriam Leone disegnano due personaggi molto diversi, entrambi alle prese con la questione del “diverso”

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Pierfancesco Favino ha seminato spunti per una mezza dozzina di inteviste, persino tentato una (vana!) difesa della scelta discutibilissima del suo personaggio. Scherzi a parte, vale la pena di riassumere alcuni degli spunti più succosi, ce ne sono a bizzeffe, del suo intervento. Radiografia di un’anima. “Il cinismo del mio personaggio, portato agli estremi, appartiene a tutti. Il narcisismo, la sua ossessione per il successo, la sua paura della vecchiaia, sono atteggiamenti tipici di questa società”. Sull’eco dei grandi del nostro cinema (Sordi, Gassman) nascosti tra le pieghe del suo protagonista. “C’è, ovviamente, la memoria dei grandi guasconi del cinema italiano. Mi sono divertito molto a fare questo film, anche perché Riccardo fa del set una festa continua, anche a macchina da presa spenta”. Difesa di un indifendibile. “Chi non ha mai detto bugie nella vita, per sedurre? Ho detto un sacco di sciocchezze e usato bieche tattiche, poi sulla via di Damasco mi sono riavuto. C’è un Gianni in ognuno di noi. Il film è la storia di una persona mai sincera che ne incontra una sempre sincera”.

La flessibilità che è diventata un marchio di fabbrica nella scelta dei ruoli è nata meno consapevolmente di quanto si pensi. “All’inizio pensavo di fare solo l’attore comico, poi le cose sono andate diversamente. Non ho però mai avuto l’intenzione di specializzarmi, sono stato fortunato ad aver incontrato registi che mi vogliono per più ruoli”. Pensa a Corro da te come un film sulla tolleranza, “sul capire l’altro e superare le nostre piccole postazioni di potere. Anche i divani sono stati avamposti di potere, in questi ultimi anni. La sala cinematografica mi piace perché la luce non si accende e spegne quando lo vogliamo noi”. Miriam Leone, protagonista femminile, con intensità e grande emozione ha completato questo discorso su disabilità, amore e diversità.

“Questo mestiere è importante per indagare l’altro e scoprire che l’altro siamo noi. C’è questa idea per cui la forza è rappresentata sempre dal fisico, dalla prestanza, dall’ aggressività. Chiara, il mio personaggio, invece, ha la sua forza nell’essere arrendevole, nel sembrare meno intelligente di quanto non sia veramente”. In realtà “lei capisce, non giudica, abbraccia il diverso”. Crede molto nella forza del genere, specialmente in tempi complicati come questi. “Spero nella forza di distensione della commedia: ridere dei drammi della vita in maniera intelligente. Nel mio percorso cerco sempre di costruire persone, non personaggi”. Di Chiara apprezza “il fatto che non sia mai vittima del suo dolore.  Detesto il pietismo, il buonismo, il vittimismo, tutti questi ismi che non hanno nulla a che vedere con la pietà, la bontà. Che invece non sappiamo gestire”. Rendere credibile la disabilità sullo schermo non è facile. “Ho preso lezioni di tennis mentre giravo Diabolik, ho imparato un mucchio di cose. Il film mi ha spinto a superare i miei limiti. Anche fare il caffè la mattina è una sfida, in queste condizioni”.

Piera Degli esposti ricordata da chi l’ha conosciuta (e amata)

Piera Degli Esposti - Cinematographe.it

Corro da te rappresenta, tra le altre cose, una delle ultime occasioni in cui il pubblico italiano potrà godere sullo schermo del talento fuori scala della grande Piera Degli Esposti, scomparsa nell’agosto del 2021, non molto tempo dopo la fine delle riprese del film di Riccardo Milani. Legato all’attrice da un rapporto di amicizia che travalicava il set. “Un giorno mi chiama e mi fa, ti devo parlare. Vado da lei e mi fa vedere la bombola dell’ossigeno che le era indispensabile per respirare, tutti questi tubicini. Mi spiega che non può farne a meno, mi chiede se potrà recitare anche in queste condizioni. Io le rispondo che, certo, può farlo. Vado da Furio e Giulia e così scriviamo per lei questo personaggio di nonna, cinica e consapevole”.

Sulla sua esperienza sul set dice “penso che si sia divertita. L’ultima scena del film che ha girato era una scena di festa. Si doveva ballare, aveva recitato sempre seduta fino a quel punto, perché non aveva più forze. In quel frangente mi sono avvicinato a Piera e le ho chiesto se se la sentiva di ballare. E lei mi ha risposto affermativamente. E ha cominciato a ballare, miracolosamente”.

Chiude Pierfrancesco Favino. “Ho lavorato con Piera due volte. So che lei e Riccardo erano molto legati anche fuori dal set. Una grande fortuna averla incontrata, in scena con lei non rischiavi mai di fare la cosa sbagliata. Recitava, rimanendo però sempre naturale. Di fronte a lei mi sono sentito pieno di cose inutili. Lavorarci assieme era come ballare con qualcuno che sa farlo molto bene. A quel punto, devi solo lasciarti guidare”.