Federico Moccia e quella fobia che lo stava facendo soffocare

Federico Moccia, noto scrittore italiano di romanzi di grande successo, soffre di una fobia che lo ha colto di sorpresa in vacanza.

Federico Moccia, noto scrittore italiano, nonché sceneggiatore, regista e autore televisivo, è conosciuto principalmente per il grande successo che romanzi come Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te, Scusa ma ti chiamo amore e Amore 14 hanno suscitato tra il pubblico dei giovanissimi. Un successo mai visto, arrivato anche in Spagna dove Moccia si è classificato al primo posto tra gli autori più letti. Gli adattamenti cinematografici dei suoi libri hanno aumentato esponenzialmente la sua fama, lanciando Riccardo Scamarcio nel mondo del cinema, rendendolo l’idolo delle adolescenti, e facendo di Federico Moccia un personaggio che è quasi impossibile non conoscere. Iniziando come assistente alla regia e collaborando a numerosi programmi per il piccolo schermo a Federico Moccia si deve in qualche modo anche la nota moda del lucchetti degli innamorati che non è solo esplosa a Roma, ma ha raggiunto Spagna, Francia e Stati Uniti. Dal 2012 al 2017 Federico Moccia è stato inoltre sindaco di Rosello, comune in provincia di Chieti.

Federico Moccia e la scoperta di soffrire di claustrofobia

Federico Moccia - Tre metri sopra il cielo - cinematographe.it

Riccardo Scamarcio in una scena di Tre metri sopra il cielo

Durante un’intervista Federico Moccia ha raccontato come un viaggio in Turchia con quella che sarebbe diventata sua moglie, si è trasformato nella consapevolezza di soffrire di claustrofobia. “Eravamo in Cappadocia, stavamo visitando le città sotterranee, eravamo tra vicoli strettissimi e cunicoli e d’un tratto ho cominciato a stare male“, ha dichiarato lo scrittore. “Ero totalmente disidratato, avevo bisogno di acqua, mi sono reso conto di quanto fossimo scesi in profondità e di quanto fosse lontana la luce. L’aria non mi bastava, mi sentivo soffocare e la mancanza d’ossigeno mi terrorizzava“. Federico Moccia ha spiegato come non si trattasse della primissima volta che gli succedeva, gli era capitato in ascensore, ma non era mai stato così evidente che si trattasse di claustrofobia, nonostante nel tempo abbia spesso ripensato a numerosi episodi che, all’epoca, aveva interpretato come un semplice momento di panico.

 

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