Rocket Raccoon ci ha spezzato il cuore (e insegnato il rispetto)

Attenzione, questo articolo contiene spoiler su Guardiani della Galassia Vol. 3! Con Guardiani della Galassia Vol. 3 si conclude una delle trilogie più amate del MCU. Il cuore e l’anima di questo capitolo conclusivo è, senza dubbio, Rocket Raccoon. Ripercorriamo insieme il percorso di questo meraviglioso personaggio nell’ultimo lavoro di James Gunn (ci saranno spoiler!).

Volge al termine, con Guardiani della Galassia Volume 3, una delle trilogie più riuscite e amate del Marvel Cinematic Universe. James Gunn, e noi con lui, saluta i suoi Guardiani –  Star Lord, Rocket, Nebula, Gamora, Drax, Groot e Mantis – con l’ultimo, commovente capitolo della saga. Un addio malinconico e, per certi versi, inaspettato. Infatti, mentre tutti noi, complici fughe di notizie e speculazioni varie, ci preparavamo psicologicamente alla morte di uno o più protagonisti, il regista ci stupisce ancora una volta: Gunn non uccide nessuno dei suoi personaggi ma riesce comunque – o meglio, ancor di più –  a riempire di lacrime le sale cinematografiche di tutto il mondo. In che modo? Vediamolo insieme.     

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Il doloroso passato di Rocket in Guardiani della Galassia Vol. 3

Rocket Guardiani della Galassia 3 - Cinematographe.it

Guardiani della Galassia Vol. 3 è un viaggio verso la guarigione, fisica e psicologica, al cui timone troviamo Rocket Raccoon, silenzioso protagonista di questo ultimo capitolo. Silenzioso perché, sin dai primissimi minuti del film, il procione parlante viene ferito gravemente e resterà incosciente quasi fino all’epilogo del racconto. Così, mentre i suoi compagni di avventure tentano l’incredibile per salvargli la vita, il personaggio interpretato da Bradley Cooper è immerso in un viaggio interiore all’interno dei suoi ricordi, del suo passato, degli eventi che lo hanno reso il Rocket che amiamo e che – solo in parte –  conoscevamo.  
Un espediente, insomma, per darci l’occasione di conoscere finalmente la storia del procione parlante che non vuole farsi chiamare procione. Un personaggio dal passato doloroso, che dietro la pungente ironia nasconde i segni di un trauma vissuto ma mai realmente elaborato.

In Guardiani della Galassia Vol. 3 abbiamo l’occasione di ricostruire tutti i retroscena della vita passata di Rocket, attraverso una serie di flashback, mostrati allo spettatore sotto forma di sogni che il protagonista sta vivendo mentre è in coma. Ci troviamo, così, di fronte ad un cucciolo di procione sottoposto ai più crudeli esperimenti da parte del villain di questo terzo capitolo: l’Alto Evoluzionario, un uomo ossessionato dalla costante ricerca della formula giusta per la creazione di una specie perfetta e pacifica – attraverso una forzata umanizzazione animale – destinata a ripopolare un nuovo mondo ideale, privo di conflitti.           

Il piccolo Rocket, sottoposto a numerosi esperimenti quotidiani, trova la bellezza della vita nell’amicizia con i suoi tre compagni di cella, che ben presto diventeranno la sua famiglia. Tutti e quattro i prigionieri sono accomunati da un sogno: resistere alle atroci torture per vedere il cielo blu del nuovo mondo che li attende. I membri del nuovo nucleo familiare si aggrappano a quel sogno di libertà attraverso un importante passo di autodeterminazione: la scelta di un vero nome. Perché sì, ognuno di loro è molto più di un anonimo numero. Facciamo così la conoscenza di Lyla, Floor, Teefs e Rocket.      
Il futuro membro dei Guardiani, durante le sue “sedute”, dimostra tutta la sua arguzia, riuscendo a comprendere l’errore scientifico che impedisce la creazione di creature esteticamente perfette. 
L’Alto Evoluzionario, ferito nell’orgoglio per essere stato battuto in intelletto da quella che lui considera una sua creatura, un suo “figlio”, si appropria di quella intuizione, decidendo al contempo di disfarsi degli esperimenti imperfetti, con l’intenzione però di asportare il cervello di Rocket, per poterlo analizzare.

Il piccolo procione, fiutato il pericolo, convince la sua famiglia che sia giunto il momento di fuggire lontano. Tuttavia il piano non va come previsto.         
Noi spettatori aspettavamo angosciati il momento in cui avremmo dovuto salutare gli amici appena incontrati. In uno scontro con l’Alto Evoluzionario e le sue guardie, gli amici di Rocket muoiono uno dopo l’altro, sotto il suo sguardo impotente. Una scena altamente drammatica, resa ancora più intensa dall’urlo straziante del protagonista che, in preda ad una rabbia funesta, si scaglia contro l’uomo, sfigurandolo, per poi fuggire via. Durante questa sequenza dal forte impatto emotivo noi siamo lì, con Rocket, a disperarci, a singhiozzare nel buio della sala di fronte a tanta cattiveria. Sogni di una vita migliore, più bella, spezzati dalla crudeltà umana.     

Affrontare il dolore: il risveglio di Rocket

Rocket Guardiani della Galassia 3 - Cinematographe.it

Quando Rocket riesce a risvegliarsi dal coma – grazie all’intervento della sua famiglia, dei Guardiani – torna alla realtà più consapevole. Attraverso il suo viaggio interiore il protagonista ha avuto l’occasione di affrontare ciò che in tutti quegli anni aveva evitato: il trauma, il dolore.
Per Rocket, ripensare al modo in cui in passato perse la sua prima, vera, famiglia, ha sempre fatto troppo male. Era impossibile per lui liberarsi di quella vocina interiore che gli suggeriva che, in fondo, era tutta colpa sua se le persone che amava erano morte.           
Solo uno sguardo esterno all’interno dei suoi ricordi – che poi altro non è che lo sguardo amorevole di noi spettatori – permette a Rocket di guarire dal suo dolore. Una cura che egli non raggiungere nella vendetta contro il suo carnefice ma nel perdono verso se stesso, ovvero verso quel cucciolo di procione, spaventato e innocente.  

La scena che meglio rappresenta questo passaggio è, ovviamente, quella in cui il protagonista si dirige verso la cella dei cuccioli di procione e, semplicemente, li libera, abbracciandoli, coccolandoli, come un papà. E in quel gesto così umano e rassicurante, Rocket abbraccia e perdona anche il sé bambino.

Il tema dello specismo in Guardiani della Galassia Vol. 3

Rocket Guardiani della Galassia 3 - Cinematographe.it

In Guardiani della Galassia Vol. 3 l’Alto Evoluzionario è alla folle ricerca di una razza biologicamente superiore per un mondo utopistico. Un personaggio attraverso cui il regista affronta il tema dello specismo, ovvero l’attribuzione di uno status superiore agli esseri umani rispetto alle altre specie animali. L’antagonista compie, infatti, i suoi numerosi esperimenti per raggiungere la creazione di una irrealizzabile specie perfetta, sulla razza che ritiene più sacrificabile: gli animali. Ma è qui l’inganno, nonché la nascita di tutte le sue frustrazioni: la convinzione che esperimenti da lui manovrati possano portare ad un risultato che lo soddisfi.

Quella di James Gunn è un bellissima opera di sensibilizzazione – non a caso la People for the Ethical Treatment of Animals (PETA) ha riconosciuto il valore etico del suo lavoro con un premio – che ci spinge ad informarci sul tema della tutela animale nella ricerca.          
Proprio come Rocket e la sua famiglia, tutte le specie esprimono le proprie emozioni, vivono le loro vite, in un modo non così distante dal nostro.

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