Quella sporca dozzina: la storia vera dietro il cult di Robert Aldrich

Diretto dal grandissimo Robert Aldrich nel 1967, Quella Sporca Dozzina è senza alcun dubbio uno dei film più famosi di tutti i tempi. Di sicuro uno di quelli che più ha influenzato il cinema, dal momento che innumerevoli pellicole, fumetti e romanzi hanno preso spunto dalla trama di questo cult imperdibile per ogni amante del cinema d’azione di una volta. La stessa produzione, del resto, non era pronta ad un successo di queste proporzioni per un film che, data l’aria che tirava in quel 1968 (anno di uscita) tra Vietnam, crisi economica e contestazioni, prometteva poco per una pellicola che avesse i soldati americani come eroi.

Galeotti gli interpreti di Quella Sporca Dozzina lo sembravano davvero!

Invece Quella Sporca Dozzina, proprio per il tono auto ironico, le scene di violenza ed i personaggi antieroici (che grazie agli spaghetti western erano ormai i più amati dal pubblico), nonché ad una regia ed un cast praticamente perfetti, fu uno dei più grandi incassi degli anni 60.

Col senno di poi, proprio l’aver concepito un film dove chi lottava lo faceva per la pelle e non per l’Amerika fu forse la carta vincente, visto che proprio il pubblico più “giovane” si mostrò entusiasta della sgangherata banda di tagliagole concepita da Nunally Johson e Lukas Helle, i due sceneggiatori del film.

Tuttavia non si può certamente nascondere che il cast di Quella Sporca Dozzina fosse composto da autentici fenomeni, veri e proprio mostri della recitazione che però all’epoca erano sconosciuti o sottovaluti, e che proprio grazie a questo film riuscirono a lanciare (o rilanciare in alcuni casi) le loro carriere.

Oltre al granitico Lee Marvin (che nella Seconda Guerra Mondiale ci aveva combattuto davvero!) vi erano i famosi Ernest Borgnine, Robert Ryan e Charles Bronson, nonché sua maestà Jim Brown, già all’epoca considerato il più grande giocatore di football di tutti i tempi. A completare il cast John Cassavetes, Teddy Savalas, Donald Sutherland, George Kennedy e Trini Lopez. Ognuno di loro si trovò alle prese con personaggi tagliati con l’accetta ma proprio per questo affascinanti, a cui seppero donare ironia, personalità e simpatia.

In pochi però sanno che Quella Sporca Dozzina, di sicuro il film più riuscito di Aldrich, era ispirato ad una storia vera, o meglio ad un vero gruppo di uomini audaci pronti a tutto pur di prendere a calci i nazisti e che, come gli eroi del film, avevano poca familiarità con le etichette, le regole e la rigida disciplina ufficiale: i Filthy Thirteen o Gli Sporchi Tredici.

Costoro erano la Prima sezione dei genieri d’assalto della Compagnia Comando del 506° Reggimento della 101^ Aviotrasportata americana, le celeberrime Screaming Eagles. Il loro compito era poco invidiabile: dovevano essere i primi a prendere d’assalto le forze tedesche durante il D-Day, lanciandosi per primi contro bersagli specifici dietro le linee nemiche.

In particolare per l’operazione Overlord dovevano distruggere i ponti sul fiume Douve, impresa tutt’altro che facile visto che erano ben protetti dalla fanteria tedesca. Quest’unità era una delle più famose in patria, dal momento che su Stars&Stripes, la celebre rivista propagandistica dell’esercito, era apparsa una foto che riprendeva alcuni suoi membri mentre si tagliavano i cappelli alla moicana, ispirandosi al look scelto dal loro sergente Jake Mcniece, un indiano Choctaw purosangue.

Alcuni membri dei Filthy Thirteen il 5 giugno del 1944, mentre si preparano per il lancio del D-Day. Anche qui si notano il taglio di capelli e le pitture di guerra

Oltre al taglio di capelli, diversi tra di loro si truccarono con pitture di guerra, il tutto (confessarono già all’epoca) li aiutava nel convivere con la prospettiva (tutt’altro remota) di non sopravvivere al lancio e alle successive battaglie del 1944 sul suolo europeo. In effetti metà dell’unità fu uccisa, ferita o catturata, e il resto dovette continuare a combattere in Olanda, Belgio e durante il celebre assedio di Bastogne, spesso con rinforzi ed equipaggiamenti insufficienti.

Ad oggi l’unità è una delle più leggendarie nell’esercito americano, grazie ad un’ampia memorialistica legata al mito della Generazione Gloriosa. Di certo si trattava di un  gruppo di coraggiosi uomini che con il loro look bizzarro causarono non pochi attacchi di bile ai superiori. Tanto per fare un esempio, per scoraggiare altri paracadutisti dall’emularne le gesta, si arrivò a far girare la notizia che i tedeschi avevano avvisato i civili francesi che i paracadutisti americani erano tutti galeotti o membri dei manicomi criminali, riconoscibili per il taglio di capelli alla moichana, la scarsa igiene personale e le pitture! Ecco spiegato il perché nel film di Aldrich, i protagonisti fossero tutti condannati a morte!

Un momento della cerimonia in onore dei Filthy Thirteen a Brévands, il 6 giugno 2008, con la nascita del memoriale a loro dedicato.

E il nome? Beh…stando a quanto dichiarato da Jack Agnew (uno dei sopravvissuti), Filthy (“sporchi) lo si deve al fatto che durante gli addestramenti in Inghilterra, potevano lavarsi e sbarbarsi solo una volta a settimana, e non avevano mai modo di cambiarsi gli abiti, dal momento che l’acqua la usavano per cuocere cibo fuori ordinanza come conigli, fagiani e cervi cacciati di frodo.

Il numero 13 indicava invece quanti si sarebbero lanciati da ogni aereo: due squadre da sei più il sergente al comando. Se i nazisti furono sconfitti lo si deve anche a questi coraggiosi (e un pò pazzoidi) ragazzi d’oltreoceano, le cui gesta sono state immortalate non solo dal film di Aldrich ma anche da un memoriale creato appositamente per loro dal governo francese a Brévands, nella Bassa Normandia, il 6 giugno del 2008, dove i primi tra i Filthy Thirteen atterrarono coi loro paracadute 62 anni prima.

A conti fatti Quella Sporca Dozzina non è un film così assurdo e stravagante come molti di noi hanno sovente pensato. Certo non erano galeotti, ma in un certo senso condannati a una morte quasi certa sì, viste le scarse prospettive di sopravvivenza. Tutti i reduci dell’unità dichiararono di aver apprezzato il film che si ispirava alle loro gesta, ma di averlo trovato poco violento e un po’ lento…ennesima dimostrazione che con l’età non avevano perso quel briciolo di pazzia necessaria a buttarsi da un aereo contro i nazisti, truccati da indiani dopo una settimana senza lavarsi!