Quattro matrimoni e un funerale: una colonna sonora dal romanticismo pop

Sfidiamo chiunque a partecipare a Quattro matrimoni e un funerale e a non portarsi dietro almeno una canzone! Già, perché matrimoni e funerali sono le occasioni migliori per dare libero sfogo alle proprie attitudini e tradizioni. La marcia nuziale, la messa solenne… fanno tutte parte di una corona sonora più ampia, che potremmo racchiudere in vita, nello specifico amore, conoscenza, riconoscenza, disprezzo… insomma tutta quella serie di sentimenti che poi si fa presto a raggruppare in una manciata di note e potarsele dietro per anni e anni.

Quattro matrimoni e un funerale non è certamente la vita vera, ma è una commedia – diretta da Mike Newell nel 1994 – in cui l’esistenza di chiunque potrebbe ritrovarsi, se solo frugassimo meglio tra gli anfratti dell’ironia, dell’amore non corrisposto, dei colpi di fulmine e sì, anche della morte!

C’è un dettaglio, però, in questa storia, che sa attrarci dall’inizio alla fine. E non stiamo parlando del magnetico sguardo di Hugh Grant, né tantomeno delle lunghe gambe di Andie MacDowell, ma della musica.

La colonna sonora di Quattro matrimoni e un funerale è il perno sul quale ruotano i sentimenti. Un bagno sonoro soft, pop, a tratti romantico, vigoroso, in una sola parola vivo!

Ad inaugurare la pellicola But Not For Me, con la sua musicalità fresca e limpida, le parole che virano verso la malinconia senza lasciarla trasparire, in uno spiraglio di lucentezza che si serve della voce unica di Elton John per proferire al brano un retrogusto frizzante.

La canzone fu composta nel 1930 da George Gershwin e Ira Gershwin, pensata per essere interpretata dalla voce calda e ammaliante di Ginger Rogers nel musical Girl Crazy.
Quella di Elton John non è la prima rivisitazione, è stato preceduto da Judy Garland (1943), Chet Baker (1954, versione cool jazz), Ella Fitzgerald (1959).

Da Elton John si fa presto a passare nella furia della sala da ballo, immediatamente dopo la cerimonia di nozze, in cui a spiccare è soprattutto l’intramontabile voce di Gloria Gaynor che ci delizia con I Will Survive.
Un singolo interpretato da disparate personalità, simbolo della rinascita interiore dopo la rottura amorosa – come d’altro canto narrato nella canzone stessa – che non può che trovare terreno fertile in questa commedia, in cui il tema principe è appunto l’amore non corrisposto.

Charles e i suoi amici, infatti, formano la combriccola perfetta degli scapoli e ogni matrimonio è per loro un’occasione per fare baldoria. Ma tra anelli dorati e promesse eterne, Charles inizia a chiedersi in cosa sbaglia: perché tutti si sposano e lui no?
Il suo cuore batte per una bella americana altamente infedele e il loro rapporto è come un’altalena, un tira e molla perenne in cui il protagonista si logora silenziosamente.

Sullo sfondo del suo batticuore si incrociano una serie di singoli aventi come filo conduttore la tematica amorosa.

Si inizia con brani intrisi di incertezza, in cui si tende ad allontanarsi dall’amore per ricadere in singoli come The Right Time One To One, che nel ritornello elogia la notte come momento migliore per stare con la persona amata – e a tal proposito è normale viaggiare tra le lenzuola in cui i due protagonisti centellinano la loro fuggevole passione – fino a brani di tristezza e infine di ritrovata fiducia nell’amore.

“because night time, is the right time, to be with the one you love”

Nella colonna sonora di Quattro matrimoni e un funerale ritroviamo perle musicali eterne, come Smoke Gets In Your Eyes, Crocodile Rock, Loving You Tonight degli Squeeze fino a The Secret Marriage di Sting, La La La (Means I Love You) Swing Out Sister e Love Is All Around (Wet Wet Wet).

A siglare il tutto Chapel Of Love, interpretata da Elton John, che descrive la gioia e l’eccitazione del primo giorno di matrimonio. La canzone, scritta da Jeff Barry, Ellie Greenwich e Phil Spector, è stata resa famosa dalle Dixie Cups nel 1964.

Facendo un passo indietro, però, c’è anche una nota differente e più solenne, racchiusa in After The Funeral, che accompagna la lettura della famosa poesia di Auden.

Tutti questi brani  di derivazione pop, atti a riempire gli stati d’animo dei personaggi, che si muovono sullo schermo come marionette – ognuno intento a trovare la propria anima gemella – vanno a incastrarsi sulla tela sonora originale tessuta dal compositore britannico Richard Rodney Bennett.

Per concludere, Quattro matrimoni e un funerale è un film da vedere, qualunque sia il vostro stato d’animo e la vostra condizione sentimentale, ma soprattutto è un film da ascoltare, chiudere dentro l’anima e riaccendere nei momenti necessari!