Nuovo Cinema Paradiso: le frasi più emozionanti del film di Giuseppe Tornatore

La pellicola, interpretata da Jacques Perrin, Salvatore Cascio, Marco Leonardi e Philippe Noiret, è ambientata nella Sicilia del secondo dopoguerra, in un paesino la cui unica fonte di svago è il cinematografo.

Nuovo Cinema Paradiso è un film riconducibile al genere drammatico, scritto e diretto nel 1988 da Giuseppe Tornatore. Del cast, fanno parte Jacques Perrin (Salvatore da adulto), Salvatore Cascio (Salvatore bambino), Marco Leonardi (Salvatore adolescente) e Philippe Noiret, nel ruolo di Alfredo.

Ambientato subito dopo la seconda guerra mondiale, Nuovo Cinema Paradiso mostra le evoluzioni e i cambiamenti di un giovane, Salvatore, abitante del paesino siciliano di Giancaldo, in rapporto con la società in cui vive. Con una rappresentazione drammatica, emozionante e talvolta esilarante, viene descritta l’Italia del secondo dopoguerra all’interno di un microcosmo, composto da una comunità disillusa, il cui unico svago è il cinematografo. Salvatore è un bambino molto povero, che non ha l’opportunità di vivere a pieno la sua infanzia a causa delle esigenze economiche della sua famiglia, che comunque gli garantisce un’istruzione. Anche per Salvatore il cinematografo è fonte di svago, e lo frequenta a tal punto da stringere un rapporto padre-figlio con Alfredo, un proiezionista dipendente presso la struttura. Salvatore è consapevole dei limiti della sua condizione, ma il suo animo è comunque allegro, positivo, ottimista. Crescendo, continuerà su questa scia, fino a quando poi arriveranno delle delusioni talmente forti da costringerlo ad abbandonare il suo paese…

Nuovo cinema paradiso: le frasi più significative del film

Nuovo cinema paradiso, che ha vinto l’Oscar come Miglior Film Straniero nel 1990, vanta dialoghi emozionanti, caratterizzati da una semplicità e allo stesso tempo da una profondità disarmante. Nel corso del film, si susseguono frasi critiche della società e dei modi comportamentali, dalle quali emerge un dramma, spesso condito da ironia che suona quasi come black humor.

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Alfredo : Una volta un re fece una festa e c’erano le principesse più belle del regno. Ma un soldato che faceva la guardia vide passare la figlia del re. Era la più bella di tutte e se ne innamorò subito. Ma che poteva fare un povero soldato a paragone con la figlia del re! Basta! Finalmente, un giorno riuscì a incontrarla e ce disse che non poteva più vivere senza di lei. E la principessa fu così impressionata del suo forte sentimento che ci disse al soldato: “Se saprai aspettare cento giorni e cento notti sotto il mio balcone, alla fine, io sarò tua!” Minchia, subito il soldato se ne andò là e aspettò un giorno, due giorni e dieci e poi venti. Ogni sera la principessa controllava dalla finestra ma quello non si muoveva mai. Con la pioggia, con il vento, con la neve era sempre là. Gli uccelli ci cacavano in testa e le api se lo mangiavano vivo ma lui non si muoveva. Dopo novanta notti era diventato tutto secco, bianco e ci scendevano le lacrime dagli occhi e non poteva trattenerle ché non aveva più la forza manco per dormire… mentre la principessa sempre che lo guardava. E arrivati alla novantanovesima notte il soldato si alzò, si prese la sedia e se ne andò via.

Dopo anni

Salvatore: Ora ho capito perché il soldato andò via proprio alla fine. Sì, bastava un’altra notte e la principessa sarebbe stata sua. Ma lei poteva anche non mantenere la sua promessa. Sarebbe stato terribile. Sarebbe morto. Così invece, almeno per novantanove notti, era vissuto nell’illusione che lei fosse lì ad aspettarlo.

Alfredo : Fai come al soldato Totò. Vattinni chista è terra maligna! Fino a quando ci sei ti senti al centro del mondo, ti sembra che non cambia mai niente. Poi parti. Un anno due, e quanno torni è cambiato tutto: si rompe il filo. Non trovi chi volevi trovare. Le tue cose non ci sono più. Bisogna andare via per molto tempo, per moltssimi anni, per trovare, al ritorno, la tua gente, la terra unni si nato. Ma ora no, non è possibile. Ora tu sei più cieco di me.

Alfredo è, in Nuovo Cinema Paradiso, l’anziano saggio che deve impartire lezioni al bambino inesperto, ma che più di una volta riceve insegnamenti basati dall’esperienza di Salvatore. Se Alfredo ha trascorso gran parte della sua vita chiuso nella cabina del cinematografo, Salvatore viene spinto dal vecchio a godersi la vita, a cogliere l’attimo prima dell’arrivo delle delusioni e della morte. Nel dialogo riportato sopra emerge la disillusione di entrambi i personaggi, che ritengono miglior via la fuga, il rammarico, piuttosto che le false speranze.

Alfredo : Non tornare più, non ci pensare mai a noi, non ti voltare, non scrivere. Non ti fare fottere dalla nostalgia, dimenticaci tutti. Se non resisti e torni indietro, non venirmi a trovare, non ti faccio entrare a casa mia. O’ capisti?

Ulteriore è l’invito di Alfredo, che ama Salvatore come un figlio e che gli impone di costruirsi un futuro aldilà della Sicilia, terra martoriata nel secondo dopoguerra. Il personaggio di Alfredo non è particolarmente espansivo né si abbandona a slanci d’affetto, e talvolta è duro. Nonostante ciò, attraverso i dialoghi e il costante rapportarsi dei due personaggi, emerge un sentimento puro e disinteressato di amore inteso come legame padre-figlio.

Salvatore: Da quanto tempo avete chiuso?

Spaccafico: A maggio fanno sei anni. Non veniva più nessuno. Lei lo sa meglio di me. La crisi, la televisione, le cassette… Oramai il cinematografo è solo un sogno. Adesso l’ha acquistato il comune per farci il nuovo parcheggio pubblico. Sabato lo demoliscono. Che peccato.

Solo chi ha vissuto il cinematografo comprende il dolore suscitato da un dialogo simile. La chiusura della struttura è il colpo finale per Salvatore, che si rende davvero conto di quanto le parole di Alfredo, che aveva presagito solo disgrazie per il paese di Giancaldo, fossero lungimiranti.

Dalla bellezza dei dialoghi e dalle emozioni capaci di suscitare allo spettatore, che non può far altro che lasciarsi andare alla commozione, emerge quanto questa sceneggiatura di Giuseppe Tornatore sia tra le più rilevanti mai prodotte dal regista. Ad aumentare il valore dei dialoghi, la colonna sonora del Maestro Ennio Morricone, che è stato premiato con il BAFTA e con il David di Donatello per le composizioni uniche e suggestive, note al grande pubblico e riprodotte ancora oggi, dopo 30 anni dall’uscita del film nelle sale cinematografiche italiane.

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