I ragazzi di Caligari verso l’Oscar

“La vita è dura e se non sei duro come la vita non vai avanti”. L’Italia candida alla statuetta più ambita del cinema il film Non essere cattivo di Claudio Caligari, presentato Fuori Concorso alla 72. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. La Commissione di Selezione istituita dall’ANICA – composta dal Direttore Generale Cinema del MiBACT Nicola Borrelli, dal compositore Nicola Piovani, dal regista Daniele Luchetti, dalle produttrici Tilde Corsi e Olivia Musini, dal distributore Andrea Occhipinti, dal Presidente Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Stefano Rulli, dai giornalisti Natalia Aspesi e Gianni Canova – ha scelto per la corsa verso gli Oscar il film postumo del regista di Amore tossico. A contendersi la candidatura c’erano anche Il giovane favoloso di Mario Martone (forse il più rappresentativo della cultura e dell’arte del belpaese), Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio, Latin lover di Cristina Comencini, L’attesa di Piero Messina, Nessuno si salva da solo di Sergio Castellitto, Mia madre di Nanni Moretti e Per amor vostro di Giuseppe M.Gaudino.

Claudio Caligari, il padre del “romanzo criminale”, è venuto a mancare la scorsa primavera all’età di sessantasette anni, dopo una lunga malattia. Due soli titoli all’attivo prima di Non essere cattivo. La realtà sociale di oggi e di ieri, quella raccontata in Amore tossico (1983), film cult degli anni 80. Cesare, Enzo, Ciopper, Massimo, Capellone, Michela, Loredana, Debora e Teresa. Tutti tossicodipendenti, schiavi dell’eroina, e tutti amici che trascorrono le giornate insieme tra la spiaggia di Ostia e il quartiere Centocelle di Roma. Una vita tra consumo di droghe, piccoli litigi, furti e rapine, senza perdere mai la speranza in un futuro migliore. Caligari, degno figlioccio di Pasolini, ha dato voce e volto con il suo cinema “agli ultimi”, gli irrecuperabili. Anche in L’odore della notte (1998) dove Remo, il protagonista, ha una doppia vita: poliziotto a Torino, rapinatore a Roma.

claudio_caligari

In fine, Non essere cattivo. Non un semplice “ultimo” film, ma il testamento di un grande regista che ha scelto di raccontare storie dolorose e di vita, di ragazzi di borgata divisi tra droga e criminalità. Ragazzi come Cesare (Luca Marinelli) e Vittorio (Alessandro Borghi), amici sin dall’infanzia. Siamo nel cuore degli anni 90 e sullo sfondo c’è di nuovo Ostia, luogo tanto affascinante quanto misterioso, ritratto da diversi autori italiani. Cesare vive con la madre e la nipotina malata di Aids e per strapparle un sorriso le regala un orsacchiotto che porta un bavaglino rosso con su scritto “non essere cattivo”. Per mantenere madre e nipotina Cesare spaccia, ruba, truffa e Vittorio è come lui, anche se con il passare del tempo inizia a desiderare una vita diversa. Quando incontra Linda decide di costruire qualcosa di “buono”, o almeno ci prova. I due sono fratelli di notti sbandate, di corse in macchina, di alcool e pasticche. Sono due amici “per la vita”. Sono la preziosa eredità che Claudio Caligari ha lasciato al cinema e agli spettatori: “pur essendo un’ideale continuazione di Amore Tossico, girato sempre a Ostia, ne è invece la fine”.

Dall’incontro tra Accattone (regia di Pier Paolo Pasolini, 1961) e Amore Tossico, un documentario di finzione che racconta come la borgata è diventata la nuova borghesia, come la fine di “quei valori” sia proprio nelle nuove droghe. Un film che molto probabilmente non troverà alcuna collocazione nelle nomination agli Oscar (previste per il 14 gennaio 2016, con cerimonia al Kodak Theatre di Los Angels il 28 febbraio 2016). Una scelta, un omaggio, forse dovuto, per chiedere scusa a Caligari, per non averlo apprezzato quanto meritava quando era vita. Scusa Claudio, “non siamo cattivi”.