Lukas Dhont parla di Close: “un’ode alla vulnerabilità e alla perdita dell’intimità” [VIDEO]

Lukas Dhont, regista di Close, ci racconta il suo nuovo film, come è nato e perché. Uscita nelle sale italiane il 4 gennaio 2023.

Il 4 gennaio 2023 arriva nelle sale italiane Close, a distribuire ci pensa Lucky Red, il secondo film del regista e sceneggiatore belga Lukas Dhont. Il film è stato presentato in concorso al 75° Festival di Cannes, dove ha vinto il Grand Prix Speciale della Giuria, alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella città, ricevendo nel frattempo quattro candidature agli European Film Awards 2022 (Miglior regista, Miglior attore, Miglior sceneggiatore e Miglior film europeo).

close intervista cinematographe.it

Close racconta l’amicizia tra due ragazzi di 13 anni, Léo e Rémy, uniti da un affetto fraterno e cambiati per sempre da un evento inaspettato che li costringerà a riflettere sul senso e la natura del loro rapporto. Come il precedente Girl (2018), anche questo secondo lungometraggio mette l’identità al centro del suo impianto tematico. In occasione della presentazione romana del film, abbiamo avuto l’occasione di fare qualche domanda a Lukas Dhont.

La nostra video intervista a Lukas Dhont, regista di Close

Lukas Dhont ci spiega così l’origine del progetto.“La primissima immagine che mi è venuta in mente era quella di due ragazzi che correvano tra i campi di fiori. Ero consapevole di voler parlare di infanzia e mi è subito venuta in mente la mia infanzia, sono cresciuto nella campagna fiamminga, tra i fiori e la natura, volevo proprio ricordare questa cosa, volevo parlare di questa amicizia. Pensando a questo rapporto mi sono tornati in mente anche giorni estivi in cui correvo nei campi con i miei amici. Poi mi sono imbattuto in un libro di una psicologa americana che ha studiato e seguito 150 ragazzi tra i 13 e i 18 anni. Quando li ha interrogati a 13 anni chiedendogli cosa pensassero dei loro amici e dell’amicizia, le loro erano risposte molto tenere e affettuose. A 18 anni, invece, questi stessi ragazzi non usavano più quel linguaggio, quella terminologia, crescendo si erano resi conto che quel linguaggio non era quello che ci si aspettava da loro. Ho sentito un profondo legame con questa situazione, anche io alla stessa età ho cominciato a temere l’intimità con i miei amici maschi, addirittura allontanandomi da alcuni di loro ma non perché lo volessi, piuttosto perché era quello che la società si aspettava da me. Da lì è partito il film”.

In questo senso, quindi, si può leggere in Close un elogio della sensibilità? “In un certo senso il film è un’ode alla vulnerabilità, alla tenerezza, parole a cui non diamo, generalmente, molto valore. Viviamo in una società in cui essere duri e brutali è messo in cima, mentre essere teneri viene messo sotto. Inoltre, tendiamo a disprezzare tutte quelle persone che hanno un certo collegamento con la propria vulnerabilità. Questo è un film che parla di intimità, ma anche della perdita dell’intimità”.