Roma FF14 – La giostra dei giganti: intervista al regista Jacopo Rondinelli

Presentato alla pre-apertura della Festa del Cinema di Roma 2019, il documentario diretto da Jacopo Rondinelli racconta il Carnevale di Viareggio in uno dei suoi momenti più importanti e critici, quando nel 2015 ha rischiato la cancellazione. Ecco la nostra intervista al regista.

Opera molto amata sia dai selezionatori – che l’hanno fortemenente voluta nonostante fosse stata inviato in ritardo – che dal pubblico, La giostra dei giganti è stato uno dei colpi di fulmine dell’edizione 14 della Festa del Cinema di Roma. Un documentario nato quasi per caso nel 2014, come ricorda lo stesso regista Jacopo Rondinelli, grazie a un amico comune. E sviluppato soprattutto dopo un esordio nel lungometraggio di finzione, Ride, che ha fatto conoscere il talento e il dinamismo del milanese Rondinelli, artista multimediale già collaboratore di Gabriele Salvatores e Lina Wertmüller.

Il Carnevale di Viareggio, incantevole e folkloristica follia italica, diventa grazie allo sguardo dell’autore un viaggio intimo e un sogno a occhi aperti, che ci permette di osservare da molto vicino un piccolo universo fatto di duro lavoro e voli pindarici che rimandano all’allegoria e alla filosofia, alla satira e alla sana competizione fra le varie famiglie di carristi. “Viareggio è il carnevale”, come ricorda la scritta che campeggia su un muro della città, inquadrata all’inizio della pellicola: per sapere qualcosa di più su questa magica equazione abbiamo avuto l’opportunità di fare qualche domanda proprio al diretto interessato, Jacopo Rondinelli.

Jacopo Rondinelli su La giostra dei giganti: “Scoperto che non esisteva un documento che descrivesse questo incredibile mondo dal suo interno, ho sentito l’urgenza di realizzare questo film”

Jacopo Rondinelli cinematographe.itCom’è nata l’idea di un documentario sul Carnevale di Viareggio?

“Capitai a Viareggio durante il Carnevale nel 2014, invitato da un amico, e mi trovai di fronte a uno spettacolo pazzesco, al quale non ero per nulla preparato. Subito mi venne la curiosità di saperne di più su chi costruiva i carri allegorici e sui meccanismi della sfida per il carro vincitore. Scoperto che non esisteva un documento che descrivesse questo incredibile mondo dal suo interno, ho sentito l’urgenza di realizzare questo film”.

C’è qualcosa che per ragioni di tempo o altro è rimasto fuori dalla versione finale del film? O qualcosa che avresti voluto filmare ma non è stato possibile?

“Le riprese sono durate circa 3 anni, durante i quali ho filmato più di 100 ore di materiale. Alla fine, per forza di cose, ho dovuto fare una scrematura e lasciare fuori parecchie scene alle quali ero molto affezionato, ma che rischiavano di risultare ridondanti o dispersive all’interno della storia. Devo dire che sono piuttosto soddisfatto del risultato finale, riuscendo a filmare tutto quello che mi serviva per sviluppare il racconto”.

Nel film ci sono alcuni materiali di repertorio RAI: è stato facile accedere a questi archivi?

“Molto materiale d’archivio l’ho trovato inizialmente on line, per poi richiedelo ufficialmente alla RAI o ad altri archivisti, molti dei quali sono appassionati che negli anni hanno catturato momenti interessanti dietro le quinte”.

Jacopo Rondinelli: “In questo periodo il cinema italiano si sta svegliando da un torpore durato quasi trent’anni

Jacopo Rondinelli Cinematographe.itFra carristi, mascheristi e manovalanza di vario tipo, c’è un personaggio a cui sei rimasto particolarmente legato? O una testimonianza che ti ha colpito più di altre?

“Con tutti i personaggi del film si è creato un ottimo rapporto, ma forse quello che mi ha colpito di più è Arnaldo Galli, carrista ultranovantenne pluripremiato che ha collaborato in alcuni film di Fellini. Aveva un’energia e una grinta pazzesche; purtroppo è mancato un paio di mesi fa”.

Una domanda sull’industria cinematografica italiana: si parla spesso di “rinascita” del cinema italiano, di “nuovi” autori e nuovi talenti. È un’idea condivisa anche da chi il cinema lo fa? Sei d’accordo con questa visione?

“Sicuramente in questo periodo il cinema italiano si sta in parte svegliando da un torpore durato quasi trent’anni. L’avvento di internet e portali come Netflix o Amazon Prime hanno per forza di cose cambiato le carte in tavola e si stanno iniziando a produrre film e serie tv di generi che una volta erano tabù sul territorio nostrano. Si osa sicuramente di più, perché il pubblico è più esigente ed abituato ad un linguaggio più internazionale. Mi fa un immenso piacere sapere che dopo il mio film di fiction Ride, uscito lo scorso anno, io sia citato da molte testate come uno dei nuovi autori legati alla rinascita del cinema italiano”.

Designer, artista multimediale, regista di opere di finzione e ora di documentari: prossimo progetto?

“Mentre giro spot commerciali sto scrivendo diverse sceneggiature, sia per fiction che per documentari. Ho parecchi progetti in cantiere, vedremo nei prossimi mesi che succederà; nel frattempo spero che La giostra dei giganti inizi il suo percorso di distribuzione. È un film a cui sono molto legato, al quale ho dedicato quasi 5 anni e che per me è quasi come un figlio”.