Una Scomoda Verità 2 – Luca Mercalli e Grammenos Mastrojeni parlano del cambiamento climatico

Luca Mercalli e a Grammenos Mastrojeni discutono le possibilità di un mondo ecosostenibile dopo la proiezione di Una Scomoda Verità 2.

Una scomoda verità 2, il nuovo documentario di Al Gore in cui l’ex-vicepresidente affronta nuovamente i temi del cambiamento climatico, è stato presentato a Milano in anteprima il 07 Ottobre grazie al The Climate Reality Project Europe, l’organizzazione no-profit creata da Al Gore stesso, in collaborazione con Aggiornamenti Sociali e San Fedele Cinema e il Festival dei Diritti Umani. Alla proiezione hanno partecipato anche il climatologo Luca Mercalli e Grammenos Mastrojeni, Coordinatore per l’ecososteniblità di Italian Aid; moderati dal Direttore del Festival Danilo De Biasio, i due ospiti hanno commentato il documentario offrendo ulteriori spunti di riflessione e diversi punti di vista su una questione tanto complessa e articolata.

Eccessivamente ottimista o pessimista? Il documentario Una scomoda verità 2 divide i partecipanti al dibattito

Luca Mercalli esordisce nel suo primo intervento cercando di moderare l’entusiasmo che scaturisce da Una Scomoda Verità 2 e dalle parole ottimiste di Al Gore. Afferma infatti:

Al Gore ha ragione, ma è troppo ottimista.

Secondo Mercalli l’entusiasmo è essenziale per poter trovare la forza di cambiare il mondo grazie all’azione delle singole persone, ma bisogna tenere presenti i limiti fisici e tecnologici che non possono essere negati. Mercalli porta l’esempio del fotovoltaico, soggetto a pesanti limitazioni come la necessità, basilare, del Sole per permettergli di funzionare. Inoltre, prosegue Mercalli, uno dei problemi principali legati al fotovoltaico è l’accumulo di energia elettrica in esubero: se la tecnologia a nostra disposizione è ormai ottimale per garantire una produzione soddisfacente di energia elettrica, è necessario ancora molta ricerca per risolvere il problema dell’accumulo, per il momento risolto riversando tale energia nella rete pubblica. Un buon compromesso può essere considerata l’auto elettrica, che fornirebbe una batteria dove accumulare parte dell’energia elettrica in eccesso, sebbene non sia sufficiente a risolvere il problema dell’accumulo riversato sulla rete nazionale. Mercalli conclude suggerendo di investire invece sull’idrogeno, che può già essere più facilmente immagazzinato.

Una scomoda verità 2

Di diverso avviso è Mastrojeni, che, dopo aver partecipato ai training organizzati da Al Gore e aver visto Una Scomoda Verità 2, si è detto anch’egli in disaccordo con l’ex-vicepresidente, ma per il motivo opposto: secondo lui è troppo poco ottimista. Il problema non è solo quello di modificare la produzione energetica rendendola ecosostenibile, ma trovare una tecnologia che ci permetta di mantenere lo stile di vita che abbiamo condotto fino a questo momento. È necessario prima di tutto un cambiamento da parte nostra, così che il nostro comportamento possa essere in linea con la sopravvivenza della Terra. Dice Mastrojeni:

What is good for you is good for your planet.

La tecnologia da sola non è sufficiente, dal momento che si limiterebbe a spostare nel tempo il problema; gli accordi servono a creare un contesto all’interno del quale ognuno di noi può dare il proprio contributo, ed è qui che, secondo Mastrojeni, risiede l’autentico potenziale di cambiamento: il potere di cambiare il mondo non appartiene solo ai politici, ma anche e soprattutto alle singole persone, che non devono mai sentirsi impotenti.

Siamo davvero disposti a pagare il prezzo necessario per contrastare il cambiamento climatico?

Mercalli obietta alla posizione di Mastrojeni affermando di fare già tutto quanto in suo potere per limitare il suo impatto sull’ambiente, ad esempio scegliendo di non prendere più l’aereo; tuttavia la sua impronta su scala globale è molto minore rispetto a quella di un cittadino americano. L’impatto che possiamo avere sull’ambiente è limitato, secondo il climatologo, dalle leggi italiane, che creano una sorta di soffitto di cristallo che ci impedisce di contribuire in maniera più decisiva, col risultato di essere ancora molto lontani dall’obiettivo finale. Mercalli porta l’esempio virtuoso della Svizzera come esempio del paradosso che si verrebbe a creare nel caso di una modifica sostanziale dell’impatto dell’uomo sull’ambiente. La Svizzera ha votato, quest’anno, un referendum sulla sobrietà energetica, che porterebbe il Paese ad applicare il modello della società a 2000 watt; per rendere possibile questo modello, tuttavia, il prezzo da pagare sarebbe di tagliare dei 2/3 la nostra vita normale, e chi sarebbe, in tutta onestà, disposto a questo, chiede Mercalli al pubblico? La sfida è ovviamente gigantesca, come già ribadito anche in Una Scomoda Verità 2.

Una scomoda verità 2

Il tempo, continua, è un altro ostacolo: se avessimo un tempo infinito, non ci sarebbe alcun problema, come per l’abolizione della schiavitù. Quando fu deciso che la schiavitù avrebbe dovuto essere abolita, divenne solo questione di tempo l’attuazione del provvedimento, senza macroscopici effetti negativi nel caso che la legge avesse richiesto più tempo del normale. Certo, molte persone avrebbero continuato a soffrire, ma coloro che sarebbero venute dopo non avrebbero risentito delle lungaggini giudiziarie per abolire l’uso di manodopera servile. Qui, al contrario, la termodinamica impone dei limiti e non delle possibilità: abbiamo già perso moltissimo tempo in passato, e il film testimonia come già oggi noi ne stiamo pagando le conseguenze. Più si aspetta, più difficile sarò agire in maniera significativa sul clima, e peggiori saranno le conseguenze per il futuro dell’uomo. Già oggi, il limite di 2 gradi imposto dalla Conferenza di Parigi mostrata in Una Scomoda Verità 2 è stato superato, ed è verosimile che infrangeremo il limite dei 3 gradi, giudicati “catastrofici”; proseguendo, un innalzamento di 5 gradi della temperatura terrestre porterebbe a conseguenze sinistramente definite “unknown”.Il problema principale, afferma Mercalli, è che non esiste un leader all’altezza della sfida posta dal clima, dal momento che l’unico capo di Stato a prendere decisamente posizione è stato Papa Francesco con la sua enciclica Laudato si’, alla quale pochissima attenzione è stata dedicata. Infine, conclude, è necessario che il modello economico su cui si basa la nostra società venga drasticamente modificato, uscendo dalla trappola capitalista e neoliberista che sta soffocando l’ambiente; ma., ovviamente, anche tale problema non è in dibattito da nessuna parte.

I cambiamenti climatici sono responsabili delle più gravi crisi umanitarie del mondo, ma suggeriscono anche una soluzione per il loro superamento

Interrogato sul lato sociale di Una Scomoda Verità 2, che mette in relazione i cambiamenti climatici con i grandi sconvolgimento sociali che avvengono nel mondo, Mastrojeni sottolinea come il clima renda incerti i servizi che la natura offre all’uomo. Fenomeni come le piogge o la fioritura delle colture diventano imprevedibili, e di conseguenza si paralizza l’attività umana aprendo la strada a conflitti, come successo in 79 paesi del mondo. L’Italia è in prima linea nell’azione umanitaria per via della sua posizione geografica, circondata da Paesi distrutti da crisi umanitarie. Su 10 migranti che approdano sulle nostre coste, spiega Mastrojeni, 1 viene dal Bangladesh, uno stato ridotto in ginocchio dai cambiamenti climatici, e 9 dal Sahel, una regione dell’Africa sub-sahariana dove il cambiamento climatico sta accelerando la morte dei terreni e la desertificazione. Se sovrapponiamo la fascia geografica di desertificazione a qualsiasi altra statistica, come i movimenti migratori, le guerre civili o le crisi alimentari e sanitarie, scopriamo che coincidono perfettamente. Tuttavia, questo stesso meccanismo può essere usato a vantaggio dell’uomo per generare un circolo virtuoso: risolvendo il problema alimentare in Africa e scongiurando i cataclismi naturali che colpiscono soprattutto, ma non solo, queste fasce del globo, si può avviare un ciclo vantaggioso per l’uomo che ridia speranza nel futuro.

In fondo, conclude Mastrojenni,

Quello che facciamo per l’ambiente non è mai un costo, ma è sempre un vantaggio per noi.